- L’impresa alimentare domestica (IAD) è un’attività che si occupa della preparazione e vendita di alimenti all’interno di un’abitazione privata.
- Per avviare l’attività presso la tua abitazione devi rispettare alcuni requisiti e numerosi adempimenti burocratici, come l’apertura della partita IVA.
- I costi da sostenere per un’impresa domestica sono più bassi rispetto all’avvio di un negozio di alimentari e i vantaggi di questa soluzione sono parecchi.
Il mondo dell’alimentazione offre moltissime opportunità di investimento e di business nel nostro paese. Non tutti conoscono, ad esempio, l’impresa alimentare domestica (IAD), cioè quell’attività che permette di produrre e vendere prodotti alimentari direttamente dalla propria abitazione, da non confondere con un negozio di alimentari vero e proprio.
In questo modo è possibile trasformare una passione (quella per la cucina) in un’attività redditizia, senza la necessità di dover eseguire alcun cambio di destinazione d’uso dell’immobile.
Questa tipologia di impresa richiede il rispetto di precisi requisiti e normative igienico-sanitarie, oltre a numerosi adempimenti burocratici e fiscali. Per avviare l’attività dovrai aprire la partita IVA, regolare le posizioni INPS e INAIL ed eventualmente acquistare degli strumenti idonei.
Scopriamo in questa guida come funziona un’impresa alimentare domestica, quali sono i requisiti e le normative da rispettare e quanto costa aprire questa attività.
Cos’è un’impresa alimentare domestica (IAD)
All’interno dell’impresa alimentare domestica rientrano tutte quelle attività che consistono nella preparazione e vendita di cibi presso un’abitazione privata. Il nostro ordinamento, infatti, consente di avviare un’attività commerciale presso la propria casa, a patto che i prodotti vengano venduti e non siano consumati sul posto (come avviene invece nei locali, ristoranti, bar, ecc).
In linea generale è possibile vendere qualsiasi tipologia di prodotto come ad esempio dolci e torte, prodotti di catering (dai primi ai secondi, fino ai dessert), prodotti tipici, alimenti pronti, conserve e confetture, bevande non alcoliche, ecc. Per la vendita di bevande alcoliche, invece, è richiesto il possesso di una licenza specifica.
I canali di vendita comprendono diverse possibilità: dal commercio diretto alle vendite online, fino a mercati locali, fiere, negozi di specialità gastronomiche, ecc.
Normative per le imprese alimentari domestiche
Nella preparazione e conservazione dei cibi è necessario rispettare tutte le normative che garantiscono la sicurezza e la salubrità dei prodotti per i consumatori, anche se non si tratta di un ristorante o di un servizio catering. Ancora diversa è la questione dell’apertura di un home restaurant.
In particolare, ad oggi bisogna rispettare regole che riguardano l’igiene dei prodotti, secondo il Regolamento CE 852/20041, in materia di etichettatura, in base al Regolamento CE 1169/20112 e le norme sulla rintracciabilità dell’attività.
Per poter svolgere regolarmente l’attività, inoltre, è obbligatorio seguire un corso HACCP per conoscere le regole e gli obblighi a cui attenersi. In ogni caso non si tratta di un’attività di ristorazione sul posto.
Requisiti per la costituzione di un’impresa alimentare domestica
Tutte le attività commerciali devono rispettare dei requisiti strutturali e funzionali, soprattutto se prevedono la vendita di prodotti al pubblico o se si svolgono presso un’abitazione privata. La prima regola da rispettare per avviare una IAD è avere la residenza all’interno dell’abitazione presso la quale si svolge l’attività.
Inoltre, l’impresa alimentare domestica deve rispettare una normativa precisa che fissa le caratteristiche che devono avere i locali adibiti alla preparazione dei cibi, le attrezzature e i prodotti commercializzati.
1. Normativa sui locali
L’abitazione presso la quale si svolge l’attività deve essere dotata di un campanello con nome e cognome del titolare della IAD, in modo da facilitare il lavoro all’Autorità sanitaria per eventuali ispezioni. La casa, inoltre, deve essere dotata di bagno, antibagno e cucina abitabile con piani di lavoro facilmente igienizzabili.
I locali adibiti alla preparazione dei prodotti devono essere utilizzati in momenti successivi rispetto all’utilizzo domestico. La cucina deve essere realizzata secondo specifiche indicazioni:
- il materiale del pavimento e delle pareti deve essere liscio e lavabile;
- il lavabo (meglio se doppio) deve essere dotato di comando non manuale e deve avere un rubinetto con acqua calda e fredda;
- devono essere presenti un sapone liquido o un prodotto igienizzante, oltre a delle salviettine monouso.
Tutti i locali (cucina, servizi igienici, sala d’attesa, ecc), inoltre, devono rispettare le normative igienico-sanitarie e manutentive. Alle finestre devono essere installate delle zanzariere, soprattutto in cucina, per evitare che gli insetti possano posarsi sui prodotti.
2. Normativa sulle attrezzature
Per quanto riguarda l’utilizzo delle attrezzature, è bene distinguere ciò che viene usato a scopo domestico da ciò che viene utilizzato per la preparazione degli alimenti commercializzabili. Allo stesso modo, anche il frigorifero potrebbe essere diviso secondo questa regola.
Tutte le attrezzature devono essere realizzate con materiali lisci e lavabili ed essere in perfette condizioni igieniche e di manutenzione. Meglio preferire il lavaggio in lavastoviglie e secondo le normative HACCP.
Il frigorifero, così come il congelatore, deve riportare chiaramente la temperatura tramite un display esterno o in alternativa un termometro sonda interno da collegare a un display esposto sempre sull’esterno dell’elettrodomestico.
I rifiuti devono essere gettati, secondo le regole della raccolta differenziata, in contenitori appositi possibilmente apribili senza sporcarsi le mani.
3. Normativa sull’igiene personale
Anche il personale che si occupa della preparazione dei prodotti deve rispettare alcune regole igienico-sanitarie: in primis, è opportuno mettere una sopravveste chiara, raccogliere i capelli e indossare un copricapo. Occorre utilizzare anche dei guanti monouso per la preparazione dei prodotti.
È inoltre vietato fumare o masticare chewing gum durante la preparazione dei cibi. Meglio evitare di indossare gioielli, orologi e altri accessori non necessari.
Per quanto riguarda i prodotti utilizzati in cucina, è bene conservare scontrini e fatture per garantire la tracciabilità e la provenienza degli alimenti. Tutto ciò che viene trasferito in altri contenitori (compresi anche i prodotti pronti) deve essere etichettato inserendo tutte le indicazioni specifiche per la preparazione (ingredienti, allergeni, data di confezionamento e di scadenza, ecc).
Impresa alimentare domestica: Codice Ateco e regime fiscale
Per avviare un’impresa alimentare domestica è necessario effettuare numerosi adempimenti burocratici per i quali potrebbe essere utile affidarsi a un commercialista.
Innanzitutto è richiesta l’apertura della partita IVA presso l’Agenzia delle Entrate, sfruttando il Codice Ateco 10.89.09 che identifica la “vendita di altri prodotti alimentari NCA”. Il regime fiscale, invece, si può scegliere in base al volume delle attività dell’impresa:
- regime forfettario fino a 85.000 euro all’anno, che ti permette di accedere a un’imposta sostitutiva unica al 15% (oppure al 5% per i primi anni di attività);
- regime ordinario per ricavi superiori a 85.000 euro, con il calcolo delle imposte da pagare in base allo scaglione IRPEF di riferimento.
Gli adempimenti successivi prevedono l’iscrizione al Registro delle Imprese presso la Camera di Commercio, con la regolarizzazione delle posizioni INPS (Gestione artigiani) e INAIL.
Infine, dovrai richiedere la pratica SCIA (Segnalazione di inizio attività) al Comune presso il quale l’attività si svolge. Non dimenticare di attivare una casella PEC e di abbonarti a un servizio per la firma digitale.
Impresa alimentare domestica: contributi INPS
Una volta completati gli adempimenti burocratici e perfezionata la tua posizione fiscali, non ti resta che versare i contributi INPS alla Gestione artigiani e commercianti. Dovrai occuparti della tua posizione previdenziale e di quella relativa a eventuali collaboratori.
L’INPS ha definito, con la circolare n. 33/20243, le aliquote e gli importi dei contributi dovuti dagli artigiani ed esercenti attività commerciali per l’anno in corso.
Il reddito minimo da prendere in considerazione per il calcolo dei contributi è stabilito in 18.415 euro. La contribuzione I.V.S. dovuta sul minimale va calcolata in base alle seguenti aliquote percentuali:
Tipologia di contribuente | Aliquota |
---|---|
Artigiani di età superiore ai 21 anni | 24% |
Artigiani di età non superiore ai 21 anni | 23,70% |
Quanto costa aprire un’impresa alimentare
Secondo l’Associazione IAD Italia, per avviare un’impresa alimentare domestica occorre fare un piccolo investimento per ottenere grandi risultati. I costi di cui il titolare deve farsi carico variano tra i 2.000 e i 3.000 euro, escluse eventuali spese di adeguamento della cucina.
Il vantaggio di questa tipologia di attività sta nel fatto che non dovrai sostenere alcuna spesa per l’acquisto o affitto dei locali, proprio perché la tua casa diventerà il tuo luogo di lavoro. Le spese per le utenze verranno addebitate sulla fornitura domestica e ciò che ti resta da fare è eventualmente acquistare i macchinari che potrebbero essere utili nella preparazione dei prodotti.
La spesa più ingente riguarda invece gli adempimenti burocratici, che comprendono:
- 79,50 euro di iscrizione alla Camera di Commercio;
- 4.200 euro circa di contributi INPS che dovrai versare durante l’anno;
- una cifra per PEC e firma digitale;
- circa 100 euro per l’INAIL.
Infine, se vuoi affidarti a un commercialista dovrai sostenere anche questa spesa, ma avrai la sicurezza di completare correttamente tutte le dichiarazioni e di non perdere nessuna scadenza fiscale.
Impresa alimentare domestica – Domande frequenti
Un’impresa alimentare domestica è un’attività che si occupa della preparazione e della vendita di alimenti presso un’abitazione privata, che non rientra nel settore della ristorazione.
Prima di avviare l’attività devi richiedere la SCIA al SUAP (Sportello Unico delle Attività Produttive), svolgere un corso di HACCP, ma anche aprire una partita IVA e registrarti presso la Camera di Commercio.
Mentre negli altri paesi, come nei paesi anglosassoni, l’impresa alimentare domestica è più diffusa, nel nostro Paese nel 2022 si registravano circa 300 IAD.
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