Ancora diversi giorni dopo la chiusura della Cop29 di Baku, non si interrompono le proteste e le dichiarazioni di delusione da parte di chi aveva guardato con speranza al vertice delle Nazioni unite sul clima. Al centro delle critiche c’è l’accordo sul finanziamento climatico e c’è chi, come l’associazione Azione contro la fame, fa notare l’assoluta inadeguatezza di quanto deciso in Azerbaigian per far fronte al problema dell’insicurezza alimentare in aumento e ai gravi danni che i cambiamenti climatici stanno arrecando all’agricoltura dei Paesi deboli. «La decisione non include un obiettivo chiaro per i finanziamenti pubblici a fondo perduto, che dovrebbero essere forniti dai maggiori Paesi inquinatori in linea con lo spirito di giustizia climatica. Prestiti e finanziamenti privati rischiano di aggravare la crisi del debito e difficilmente raggiungeranno le popolazioni più vulnerabili, soprattutto nei contesti umanitari. I Paesi industrializzati non hanno rispettato la loro responsabilità storica in questo ambito», spiega Emma Beelen, Advocacy Officer di Azione contro la fame, organizzazione umanitaria internazionale presente in 56 Paesi e da oltre quarant’anni impegnata a garantire a ogni persona il diritto a una vita libera dalla fame. «Le conseguenze del cambiamento climatico e l’aumento della fame globale stanno costando innumerevoli vite umane. L’obiettivo finanziario trascura gravemente i bisogni reali. Invece, dovrebbe essere data chiara priorità a finanziamenti pubblici aggiuntivi e accessibili alle comunità che nutrono il pianeta e che dovranno affrontare gli impatti più gravi del cambiamento climatico», afferma Marie Cosquer, Advocacy Analyst per i Sistemi Alimentari e il Clima di Azione contro la fame.
In particolare, il problema cibo e agricoltura non è stato affrontato a dovere, con tutto che nei Paesi già gravemente colpiti da conflitti e povertà, la crisi climatica aumenta il rischio di fame e malnutrizione. Il Global Humanitarian Assistance Report 2023 evidenzia che i finanziamenti multilaterali pro capite per il clima nei Paesi vulnerabili con crisi di lunga durata sono solo un quinto rispetto a quelli destinati ai Paesi vulnerabili senza crisi prolungate. La COP29 non è riuscita a definire un percorso per fare in modo che i finanziamenti climatici vadano direttamente a beneficio delle persone più colpite.
La COP29 non ha introdotto nuovi impegni vincolanti per una trasformazione giusta e sostenibile dei sistemi alimentari, capace di mettere al centro i piccoli agricoltori e il diritto a un’alimentazione adeguata. La nuova iniziativa Harmoniya Climate, dedicata agli agricoltori, si concentra sul loro contributo alla mitigazione e all’adattamento ai cambiamenti climatici, ma non include passi concreti o impegni specifici.
Nonostante l’assenza di azioni concrete su cibo e agricoltura, centinaia di rappresentanti dell’industria agricola erano presenti alla COP29. La denuncia che muove Azione contro la fame è che queste occasioni di influenza e greenwashing da parte delle aziende, ad esempio durante i side events e nei padiglioni, consentono ai produttori di continuare a trarre profitto, rendendo i piccoli agricoltori dipendenti da questo sistema. «Finché le voci delle comunità più colpite non saranno adeguatamente ascoltate nei negoziati climatici, la trasformazione reale e necessaria non avverrà.
Azione Contro la Fame ha partecipato alla COP29 per rappresentare le comunità più colpite nel Sud Globale e promuovere misure sostenibili per un mondo libero dalla fame. L’aumento di eventi meteorologici estremi legati al clima, come siccità, inondazioni e ondate di calore, minaccia la sicurezza alimentare di milioni di persone, colpendo in particolare donne e bambini. Oggi, 733 milioni di persone soffrono la fame».
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