Per i ministeri delle Finanze e della Giustizia c’è l’obbligo di conservare le quietanze, il Tribunale di Milano ha rigettato questa nuova interpretazione. Ora decide la Cassazione
Centomila atti di surroga di mutuo (qui cos’è e quando conviene farla) a rischio. È la posta che una questione all’apparenza formale sarà messa in gioco il 29 novembre quando la Cassazione sarà chiamata a decidere sull’obbligo da parte del notaio di autenticare le firme delle quietanze e di conservarne copia nella sua raccolta. «Le interpretazioni date dal Consiglio nazionale del Notariato -spiega il notaio milanese Riccardo Genghini – riaffermate anche da decisioni dei giudici dei registri immobiliari e da un decreto interministeriale del 2012, sostenevano che non vi fosse obbligo di conservare le quietanze. Nel 2017 i ministeri delle Finanze e della Giustizia hanno cambiato orientamento. Il Tribunale di Milano nel 2018 ha rigettato questa nuova interpretazione, ma la Corte di Appello nel 2019 l’ha invece accolta. Tutto questo mentre Banca d’Italia non ha mai eccepito nulla».
In ballo operazioni per 20 miliardi di euro
Ora siamo al giudizio finale che, secondo il notaio Genghini, riguarderebbe – ipotizzando una media di 200 mila euro a ipoteca – un valore complessivo di 20 miliardi di euro per il periodo dal 2010 al 2017. Quali sarebbero le conseguenze di una sentenza in linea con quella della Corte di Appello? Sempre secondo il nostro interlocutore «se è pur vero che le sentenze di Cassazione valgono per il caso in esame, costituiscono un precedente giurisprudenziale da cui non si può prescindere e si potrebbe arrivare a dover annotare di nuovo tutte le garanzie ipotecarie. Il rischio per le banche è che i debitori eccepiscano la validità delle ipoteche e smettano di pagare il mutuo, con costi elevatissimi per il sistema».
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