Sembra incredibile, ma è così. A Bruxelles sono già partiti i lavori per la prossima Politica Agricola Comune. Se è vero che gli agricoltori stanno ancora prendendo dimestichezza con l’attuale Pac e che gli ultimi cambiamenti (anche importanti) sono arrivati prima dell’estate, i gruppi di lavoro a Bruxelles stanno già delineando i contorni della nuova Politica Agricola Comune.
Con un bilancio che rappresenta oltre il 30% del budget europeo, la Pac è al centro delle strategie dell’Unione Europea per sostenere l’agricoltura, combattere il cambiamento climatico e promuovere la sicurezza alimentare. Tuttavia, il sistema agricolo europeo è sotto pressione: le risorse sono limitate, mentre le esigenze di finanziamento aumentano. È dunque evidente che il testo normativo che sarà proposto nell’autunno del prossimo anno è frutto di un delicato lavoro di mediazione tra le diverse parti.
Una buona notizia è il fatto che il 18 luglio scorso la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, ha fatto capire che la Pac non sarà dismessa, ma che gli agricoltori potranno continuare a contare su una Pac forte. Certo, poi tutto dipenderà dal budget che sarà stanziato. Nei prossimi mesi, infatti, si apre anche il delicato capitolo del rifinanziamento dell’Unione Europea e gli Stati membri dovranno decidere quanto sborsare. E, inutile dirlo, sul tavolo ci sono molte priorità: dalla guerra in Ucraina che spinge per un riarmo del vecchio continente alla transizione green, passando per la competitività industriale e l’allargamento ad Est. Insomma, le priorità sono molte e non è detto che la Pac continuerà ad assorbire un terzo del budget Ue.
Agenda della Pac 2028-2034
(Fonte foto: Angelo Frascarelli dell’Università degli Studi di Perugia)
Il lavoro del Gruppo di Dialogo Strategico
Per iniziare a discutere della Pac 2028-2034 un documento risulta particolarmente importante: il rapporto del Gruppo di Dialogo Strategico sul Futuro dell’Agricoltura in Europa, il quale a settembre ha presentato un testo che propone una riforma profonda della Pac (in quattordici raccomandazioni), puntando a un modello che promuova una transizione giusta e inclusiva verso la sostenibilità.
Uno dei principali suggerimenti è una riforma dei meccanismi di sostegno al reddito, oggi principalmente basati sulla superficie delle aziende agricole. La proposta è di rendere questo sostegno più mirato, rivolgendosi agli agricoltori attivi che ne hanno maggior bisogno, evitando effetti collaterali come l’aumento dei costi di produzione e gli ostacoli al ricambio generazionale. Per garantire l’efficacia di questa misura, il rapporto suggerisce l’introduzione di una metodologia standardizzata per valutare la redditività delle aziende.
Come ha ricordato più di una volta Angelo Frascarelli dell’Università degli Studi di Perugia, è certo che con la prossima Pac la distribuzione dei fondi basata sui Titoli scomparirà e si andrà verso altre forme. D’altronde, già oggi i meccanismi di convergenza del Primo Pilastro hanno diminuito drasticamente il valore storico dei Titoli, limando le diseguaglianze tra gli agricoltori. In altre parole, la fine dei Titoli è già scritta nell’attuale Pac.
Una Pac sempre più green
Il rapporto invita l’Ue a trasformare la Pac in uno strumento più efficace per promuovere pratiche agricole sostenibili e rispettose dell’ambiente. Oltre a fissare una quota minima di spesa per Ecoschemi e strumenti agroambientali, il Gruppo propone di aumentare progressivamente i finanziamenti destinati alla transizione ambientale. L’obiettivo è fornire incentivi sufficienti agli agricoltori per adottare pratiche avanzate di sostenibilità, come il sequestro del carbonio e la conservazione della biodiversità.
L’impronta green della Pac dunque non cambierà, anzi, sarà ancora più marcata, ma si spera meno ideologica. Che l’agricoltura abbia un ruolo nel causare e gestire i cambiamenti climatici è certo, ma alcuni dei provvedimenti adottati dalla precedente Commissione dimostravano un approccio dirigista (top-down) che non poteva che fallire (come la riduzione del 50% degli agrofarmaci).
La transizione verso un’agricoltura sostenibile richiederà ingenti investimenti. Per questo, il Gruppo di Dialogo Strategico propone l’istituzione di un Agri-food Just Transition Fund, un fondo temporaneo destinato a sostenere gli investimenti nella sostenibilità. Questo fondo potrebbe fornire sia prestiti che sovvenzioni per supportare agricoltori e altri attori del settore agroalimentare nel percorso di transizione, con un focus non solo sugli investimenti materiali, ma anche sullo sviluppo di competenze. Potrebbe dunque essere uno strumento per mantenere alto il budget Ue, richiamando investimenti privati a sostegno della transizione verde.
L’agricoltura biologica e l’agroecologia avranno un ruolo crescente, poiché sono considerate pilastri fondamentali per una Pac rinnovata. Il rapporto sottolinea che l’agricoltura biologica, già regolamentata dalla legislazione Ue, deve essere sostenuta attraverso politiche mirate che stimolino sia la domanda che l’offerta, con l’obiettivo di creare un mercato più solido e accessibile. Parallelamente, il rapporto promuove l’agroecologia come un approccio olistico che integra principi ecologici e sociali, coinvolgendo pratiche come la rotazione delle colture, la silvicoltura e la gestione dei rifiuti.
L’accesso alla terra è poi un tema cruciale per il futuro dell’agricoltura europea. Il rapporto evidenzia le difficoltà che i giovani agricoltori incontrano nell’accedere a terreni di qualità, a causa di prezzi elevati e contratti di affitto poco favorevoli. Infine, il Gruppo di Dialogo Strategico chiede un impegno concreto per ridurre il consumo di suolo, suggerendo un obiettivo giuridicamente vincolante di “zero consumo netto di suolo entro il 2050” e una gestione più sostenibile delle risorse territoriali.
Pac 2028-2034, un tavolo da presidiare
Le raccomandazioni del Gruppo di Dialogo Strategico indicano una rotta chiara: una Pac più inclusiva, sostenibile e mirata, capace di affrontare le sfide del cambiamento climatico e della sicurezza alimentare.
L’implementazione di queste misure potrebbe rappresentare una svolta importante per l’agricoltura europea, trasformandola in un settore sempre più resiliente e competitivo, in linea con gli obiettivi ambientali dell’Ue. Resta da vedere come la Commissione Europea e gli Stati membri accoglieranno queste proposte e quale testo sarà presentato nell’autunno 2025.
Quel che è certo è che l’Italia deve presidiare i tavoli di confronto. Il Governo, le regioni e soprattutto le associazioni di categoria dovranno marcare stretta la Commissione Ue per evitare che venga approvata una Pac lontana dalle esigenze degli agricoltori, che richiede sforzi per creare una agricoltura più sostenibile, senza però che ci siano le tecnologie e i fondi necessari ad affrontare la transizione senza traumi.
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