Spesso i miti si basano su un fondo di verità e in parte sulle credenze popolari che nel corso degli anni gli uomini hanno unito a quell’unica cosa certa, trasformandoli a volte in qualcosa di molto più grandioso. È il caso questo della “Casa di Nino di Gallura”, importante testimonianza dell’architettura medioevale a Tempio Pausania e da sempre raccontata come la dimora degli anni finali della vita dell’ultimo giudice di Gallura.
Quanto leggenda e quanta verità ci sia, non è dato saperlo, o forse non si vuol davvero esserne a conoscenza. Perché a Tempio quel palazzetto basso con due caratteristiche finestre ad arco, e un piccolo portoncino, incastonate in una facciata costruita con pietre da taglio, ora perfettamente inglobato nei recenti palazzi circostanti, è e sarà per sempre la dimora di Ugolino Visconti, noto Nino, giudice del Giudicato di Gallura nella metà del XIII secolo. Nato circa nel 1265, Nino appartenne ad una potente famiglia, annoverata, secondo la tradizione, tra le sette grandi casate rimaste in Pisa dal seguito imperiale di Ottone I. Il padre Giovanni, uno dei più turbolenti capi di parte guelfa nella sua città, aveva sposato una figlia del conte Ugolino della Gherardesca, e morendo nel 1275 trasmise al figlio ancora fanciullo, per diritto ereditario, la signoria del giudicato di Gallura.
È il giudice Nin gentil, con il quale nella valletta dei principi nell’ottavo canto del Purgatori della Divina Commedia, Dante Alighieri ha un affettuoso colloquio, unica ma sicura testimonianza di rapporti di amicizia che in vita lo legarono a lui: “Giudice Nin gentil, quanto mi piacque quandi ti vidi non esser tra i rei” […] “Non le farà si bella sipoltura la vipera, che i Milanesi accampa come avria fatto il Gallo di Gallura” (vv. 52-55). La sua morte va collocata negli ultimissimi anni del XIII secolo. Anche se le fonti non dicono con chiarezza che Ugolino Visconti abbia soggiornato a Tempio, la convinzione che questa piccola costruzione nel cuore della cittadina dell’Alta Gallura sia stata un’antica residenza o una semplice proprietà – tra le tante – del giudice, è talmente radicata che mai in città si potrebbe affermare il contrario. Si verrebbe certamente accusati di eresia dai tempiesi che al loro Nino sono legati.
Chi tra tutti è più legato all’ultimo giudice di Gallura, è Michele Tamponi con la sua compianta moglie Felicita. Noto avvocato cassazionista, professore universitario della Luiss, insignito quest’anno del prestigioso riconoscimento di Accademico dei Lincei, Tamponi e la moglie hanno acquistato ciò che restava della casa di Nino Visconti e l’hanno restaurata sotto la guida attenta della Soprintendenza di Sassari, per riaprirla alla città. “Il legame con le radici. È questo il motivo che ci spinse a vendere una proprietà al mare per acquistare quello che era un rudere. È sono sempre le radici, le mie origini tempiesi, ad avermi fatto appassionare alla storia di Nino Visconti”, svela all’ANSA Tamponi, che per l’occasione ha aperto il portone della casa e fatto da guida, – come Virgilio fece con Dante – all’interno dello storico edificio.
Un racconto, quello di Tamponi, che torna indietro fino al Medioevo, all’epoca dei Giudicati e dei giudici in Sardegna e rappresenta un momento fondamentale della storia dell’Isola. La casa di Nino a Tempio, nonostante per anni sia stata abbandonata e a tratti dimenticata, ha resistito al trascorre di centinaia d’anni, e anche se forse l’ultimo giudice di Gallura non vi mise mai piede, la sua storia continuerà, grazie alla famiglia Tamponi, ad essere sempre più viva.
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