È quanto hanno evidenziato le associazioni di categoria Acb, Aiba e Sna in una lettera congiunta inviata alle istituzioni europee e al governo italiano.
«La normativa dell’Unione Europea relativa agli aiuti di Stato penalizza fortemente le medie, piccole e microimprese che operano nell’intermediazione assicurativa nel nostro Paese, escludendole da agevolazioni contributive e sovvenzioni sulla base di disposizioni che non tengono conto del principio di proporzionalità assimilandole alle compagnie assicurative e alle banche. E nel caso delle misure “Decontribuzione Sud” e “Decontribuzione Under 36”, addirittura l’Inps sta procedendo a contestare la fruizione di contributi già percepiti, con conseguente richiesta di restituzione delle somme e degli interessi legali». È quanto emerge dalla lettera congiunta che le associazioni di categoria Acb (Associazione di categoria brokers), Aiba (Associazione italiana brokers di assicurazioni e riassicurazioni) e Sna (Sindacato nazionale agenti), rappresentative di circa 12.000 iscritti, per un volume di premi assicurativi intermediato di circa 38 miliardi di euro, hanno inviato ai rappresentanti delle istituzioni europee e del governo italiano.
Le associazioni hanno rilevato che, «applicando quanto previsto dalla legislazione UE in tema di aiuti di Stato, numerose normative emanate in Italia dalle Istituzioni competenti per mettere a disposizione risorse finanziarie a diverso titolo (fondo perduto, voucher ecc.) escludono esplicitamente o implicitamente tutti gli operatori del settore identificati secondo il Codice Ateco K “Attività finanziarie e assicurative”, anche quelli che, per dimensioni e caratteristiche, rientrano nella definizione di Pmi secondo il diritto dell’UE».
Questo avviene, hanno evidenziato le associazioni, nelle agevolazioni “Decontribuzione sud” e “Decontribuzione under 36”, volte a favorire l’assunzione soprattutto dei giovani, e nei recenti programmi regionali di Piemonte e Lombardia, cofinanziati dal Fondo europeo di sviluppo regionale (Fesr) 2021-2027. «Questa appare con ogni evidenza una stortura interpretativa perché accomuna nella classificazione di attività assicurativa anche realtà imprenditoriali molto diverse tra loro per organizzazione e capacità finanziaria, quale è il caso delle medie, piccole e micro realtà imprenditoriali che svolgono attività di agenzia o brokeraggio assicurativo e che rappresentano la maggioranza degli intermediari assicurativi operanti in Italia».
Queste realtà sono quindi escluse dalla possibilità di beneficiare delle sovvenzioni e di altre analoghe misure classificabili come aiuto di Stato, a differenza di altre Pmi che invece possono averne accesso per il solo fatto di appartenere ad altri settori economici.
«L’esclusione», hanno osservato ancora le tre associazioni, «appare ancora più illogica in quanto contrasta con lo sforzo del legislatore europeo di supportare, con misure concrete, il mercato della transizione digitale e la trasformazione di nuovi modelli di business, favorendo la digitalizzazione e l’informatizzazione anche dei servizi assicurativi».
Per queste ragioni, Acb, Aiba e Sna hanno chiesto alle istituzioni di «introdurre un approccio modulare che tenga conto delle minori potenzialità economiche di alcuni operatori per consentire alla categoria degli intermediari assicurativi qualificabili come Pmi di accedere senza impedimenti alle misure di sostegno economico di volta in volta individuate». Le associazioni hanno auspicato che la Commissione Europea «possa promuovere interventi chiarificatori». (fs)
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