Ecco alcuni interessanti chiarimenti in merito alla possibile revoca dei contributi ai Comuni nell’ambito dei progetti legati alla piattaforma Pa Digitale 2026: gli enti devono rispettare determinate tempistiche per il mantenimento attivo del servizio attivato tramite i finanziamenti.
Tra i vari obiettivi del PNRR, uno dei più rilevanti è sicuramente quello relativo alla digitalizzazione e transizione digitale della Pubblica amministrazione. Lo scopo è quello di rendere l’Italia un Paese più moderno, capace di rispondere efficacemente alle nuove sfide imposte dallo sviluppo tecnologico, tramite l’integrazione di nuove tecnologie all’interno dei processi amministrativi, con l’obiettivo di renderli più efficienti, accessibili e trasparenti.
Il piano “Italia Digitale 2026”
Il primo passo verso la digitalizzazione è stato l’approvazione del piano “Italia digitale 2026”, piano strategico per la transizione digitale e la connettività promosso dal Dipartimento per la trasformazione digitale. Il Piano si sviluppa su due livelli:
- il primo livello prevede lo stanziamento di 6,71 miliardi di euro e riguarda le infrastrutture digitali e la connettività a banda ultra larga;
- il secondo prevede lo stanziamento di 6,74 miliardi di euro riguarda tutti gli interventi volti a trasformare la PA in chiave digitale.
Gli obettivi
Cinque sono gli obiettivi perseguiti dal Piano “Italia digitale 2026”:
- diffondere l’identità digitale, affinchè venga utilizzata dal 70% della popolazione italiana;
- colmare le lacune in termini di competenze digitali;
- estendere l’impiego di servizi in cloud a circa il 75% delle PA;
- raggiungere una soglia minima dell’80% dei servizi pubblici essenziali erogati online;
- estendere le reti a banda ultra-larga al 100% delle famiglie e delle imprese italiane.
La piattaforma “Pa Digitale 2026”
L’accesso ai fondi del Piano da parte delle PA interessate è possibile attraverso la piattaforma “PA digitale 2026” del Dipartimento per la trasformazione digitale.
Tale sito costituisce l’unico punto di accesso per ottenere informazioni sugli avvisi dedicati alla digitalizzazione della PA, fare richiesta di accesso ai fondi PNRR dedicati al digitale e fornire aggiornamenti circa lo stato di avanzamento dei progetti.
Le PA interessate possono accedere a un’area riservata dalla quale candidarsi alle varie misure economiche. La procedura di registrazione al portale dev’essere effettuata dal rappresentante legale di una PA presente su Ipa (Indice dei domicili digitali della Pubblica Amministrazione e dei Gestori di Pubblici Servizi), o da una persona dallo stesso incaricata.
Dopo la registrazione, ogni rappresentante legale deve avviare la candidatura.
Il Codice unico di progetto
Una volta che la stessa sia stata accettata della candidatura, sarà necessario richiedere un Codice unico di progetto (Cup).
A seconda della tipologia di misura e di PA, sarà possibile accedere alle risorse attraverso soluzioni standard o attraverso la presentazione di progetti.
In particolare, le soluzioni standard sono misure rivolte ad una platea più ampia di beneficiari (oltre 1.000 PA), con modalità semplificate di accesso ai fondi. In questo caso, infatti, non sarà necessario presentare progetti per ricevere i finanziamenti e le amministrazioni, con una singola registrazione, potranno accedere a più misure.
I contributi saranno riconosciuti alle PA a seguito del raggiungimento di specifici obiettivi predefiniti.
La presentazione di progetti è invece necessaria per altre misure con una platea ristretta di beneficiari (fino a 1.000 PA). In tali casi, verranno impiegati dei criteri di valutazione automatici, volti a consentire una valutazione dei progetti più rapida.
La scelta dei fornitori
Per raggiungere gli obiettivi previsti, ciascuna PA può scegliere liberamente, nel rispetto delle norme del Codice dei contratti pubblici, il proprio fornitore. La scelta del medesimo dev’essere comunicata sulla piattaforma PA digitale 2026 entro un periodo determinato di tempo, che varia a seconda dell’avviso pubblico.
Una volta comunicato il fornitore, la PA avrà un periodo di tempo entro cui concludere i lavori. Tale termine varia a seconda dell’avviso.
Sebbene l’erogazione dei fondi non richieda una rendicontazione puntuale delle spese, è comunque necessario raggiungere gli obiettivi previsti dall’avviso.
Pa Digitale 2026: chiarimenti sui casi in cui avviene la revoca dei contributi ai Comuni
È bene però tenere a mente che il Dipartimento per la trasformazione digitale non farà sconti. Qualora i beneficiari dei fondi non raggiungano gli obiettivi fissati nei tempi stabiliti, scatterà automaticamente la revoca dei contributi.
Le somme già erogate verranno recuperate, e i fondi saranno riassegnati ad altri soggetti più meritevoli.
Questa rigida previsione, prevista dall’art. 8 del Decreto Semplificazioni, non lascia spazio a esitazioni. Ogni progetto incompleto o in ritardo sarà considerato un fallimento non solo tecnico, ma anche amministrativo. Il Dipartimento ha inoltre il potere di effettuare controlli a campione in qualsiasi momento, mettendo sotto pressione le amministrazioni coinvolte.
Le implicazioni sono pesanti: una revoca dei fondi non si traduce solo nella perdita delle risorse economiche, ma rischia di gettare discredito sugli enti inadempienti, compromettendone la capacità di accedere a ulteriori finanziamenti. Per evitare tali scenari, le amministrazioni devono garantire una pianificazione rigorosa e un controllo continuo sull’avanzamento dei lavori.
Verifiche e controlli a campione
Infatti, il Dipartimento per la trasformazione digitale può esercitare, in ogni momento e con le modalità che riterrà opportune, verifiche e controlli a campione sull’avanzamento del progetto e sul rispetto degli obblighi previsti dalla normativa vigente. Qualora il Dipartimento attesti, in sede di verifica, il mancato pieno rispetto della disciplina nazionale ed europea, procederà alla revoca totale del contributo e al recupero delle eventuali somme già erogate.
Inoltre, i servizi devono essere mantenuti attivi per un periodo di almeno 5 anni. Il rispetto di tale condizione sarà accertato mediante l’espletamento di controlli a campione, nel corso dei 5 anni successivi all’avvio del servizio medesimo. In particolare, il termine di 5 anni comincia a decorrere dal 31 dicembre dell’anno in cui viene effettuata l’erogazione da parte del Dipartimento.
Le clausole di riduzione o revoca
Tale previsione si pone in linea con quanto disposto dall’art. 8, co. 5 d.l. 77/2021, cd. Decreto Semplificazioni, il quale dispone che all’interno dei bandi e degli avvisi predisposti per l’assegnazione dei fondi del PNRR, sono contenute clausole di riduzione o revoca dei contributi, qualora i beneficiari degli stessi non raggiungano gli obiettivi previsti nei tempi indicati.
In questo modo, il legislatore tende a salvaguardare il corretto impiego dei fondi erogati ed impedire che degli stessi beneficino soggetti incapaci di portare a compimento gli obiettivi prefissati. Invero, il mancato raggiungimento dell’obiettivo finale alla data di conclusione dei lavori, determinerà la revoca totale del contributo concesso, permettendo alla P.A. di recuperare gli importi già erogati e di ridistribuirli nei confronti di altri soggetti.
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