Il Consiglio di Stato ha messo il definitivo veto alla vendita delle borse-gioiello su Ponte Vecchio. Si chiude così l’ultimo capitolo della vicenda dopo il no all’appello proposto dalla società Graziella Braccialini Spa. L’azienda aveva contestato la decisione del Tar della Toscana, il quale a sua volta respinse il ricorso contro il provvedimento del 5 aprile che aveva vietato la vendita delle cosiddette “borse–gioiello” sul più celebre ponte di Firenze, così come da regolamento Unesco.
Un bene di lusso ma non un oggetto prezioso nel senso tecnico-giuridico del termine. Questo quanto definito dal Consiglio di Stato, in quanto “un oggetto prezioso può essere anche formato in parte da metallo e in parte da componenti non metallici ma tali parti non preziose non devono esistere per ragioni “tecniche o ornamentali”. Cade quindi l’appello del marchio che riteneva errata la qualificazione delle borse-gioiello come “oggetti preziosi”.
I giudici hanno concluso dunque come le borse siano “di fabbricazione mista” in quanto possiedono sia “oggetti preziosi” sia componenti che – per quanto siano considerati di lusso – non hanno la caratteristica dell’oggetto prezioso. La borsa impreziosita da componenti di metallo prezioso non può quindi essere venduta sul Ponte Vecchio, come da regolamento Unesco.
“È una grande soddisfazione, il Consiglio di Stato si è espresso come il Tar a favore dell’amministrazione comunale dicendo che il Ponte Vecchio deve mantenere la sua storicità e tipicità per quelli che sono gli esercizi commerciali. È un segnale di rafforzamento del nostro regolamento Unesco, ha commentato la sindaca Sara Funaro – Stiamo portando avanti tante azioni a tutela del nostro centro storico, del commercio e dell’identità della nostra città . Questa sentenza ci conferma che siamo sulla strada giusta“.
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