Il rapporto Agenas sulla qualità delle prestazioni sanitarie premia il sistema regionale. I numeri e le aree di eccellenza
Dopo il secondo posto, alle spalle dell’Emilia Romagna, conquistato a luglio nel monitoraggio della qualità dei Livelli essenziali di assistenza condotto dal ministero della Salute, ora il Veneto mette la freccia e sorpassa il resto d’Italia nella valutazione delle migliori performance riguardanti le singole aziende sanitarie tracciata per la prima volta da Agenas, l’Agenzia nazionale per i Servizi sanitari regionali. Tra le 110 aziende territoriali la numero uno del Paese è l’Usl Berica e guida la top five che premia pure l’Usl Euganea, terza dopo Bergamo, e l’Usl Dolomiti, in quarta posizione, seguita da Bologna. Sesta l’Usl Serenissima, settima l’Usl Pedemontana, ottava l’Usl Marca Trevigiana e ventesima l’Usl Scaligera. Sono tutte in area verde, estesa alle prime 30 classificate e il cui significato è: «performance alta». In area gialla («performance media») l’Usl Veneto Orientale (36esima) e l’’Usl Polesana (65esima), che però si distinguono per l’alta percentuale di over 65 seguiti con l’assistenza domiciliare integrata, l’11%, tra le realtà con meno di 250 mila abitanti.
I parametri
Sono risultati legati alla combinazione di 34 indicatori inerenti sei aree (prevenzione, assistenza distrettuale, assistenza ospedaliera, sostenibilità economico-patrimoniale, investimenti e mortalità evitabile) e in ulteriori 12 sub-aree, comprensive per esempio di screening, rispetto dei tempi di attesa, accessi al Pronto Soccorso, numero di ospedali e posti letto, ricoveri programmati per interventi chirurgici. L’Usl Dolomiti eccelle per la risposta agli screening oncologici (mammella, colon e cervice uterina), la Berica per il costo totale dell’assistenza annuale pro-capite (2035 euro), le Usl Marca Trevigiana e Scaligera per la mortalità evitabile. E poi c’è un parametro che sta molto a cuore a tutti: quanto ci mette un’ambulanza ad arrivare? Tanto, nei territori più dispersivi come il Bellunese: 24 minuti. Ventuno in Polesine, nel Vicentino e nel Trevigiano, 20 nell’area dell’Usl Pedemontana e 19 nel Veneto Orientale, nelle province di Padova e Verona. Più accettabili i 18 minuti del Veneziano, pur zona critica.
La valutazione di Agenas
«Il monitoraggio è durato tre anni e si basa sul flusso di dati inviati dalle stesse aziende sanitarie al ministero della Salute, quindi non contestabili e comunque validati da un board scientifico — spiega Domenico Mantoan, direttore generale di Agenas —. Per la prima volta sono stati considerati tutti gli indicatori che vanno oltre la clinica ospedaliera giudicata dal Piano nazionale esiti e comunque ricompresa nel report, insieme a prevenzione, personale, efficienza delle sale operatorie, bilanci, tempi di attesa e altre voci. Emilia Romagna, Veneto, Lombardia e Piemonte hanno lavorato bene, nonostante il tallone d’Achille della sanità di tutto il Nord Italia resti la vetustà delle attrezzature. Le Regioni che invece hanno investito maggiormente in questo settore sono Campania e Lazio: una volta uscite dai piani di rientro post Covid hanno voluto rinnovarsi».
Quanto alla sanità del Veneto, di cui Mantoan è stato direttore generale, il manager vicentino commenta: «È al top per l’organizzazione dell’assistenza territoriale, per gli screening, le cure palliative e gli hospice. Tutti parametri anche alla base del primato dell’Usl Berica, forte pure nell’emergenza-urgenza».
Un dato ulteriore
Ma non è finita: Agenas ha valutato inoltre le 51 Aziende ospedaliere italiane, secondo 27 indicatori raccolti in quattro aree (accessibilità, gestione dei processi organizzativi, sostenibilità economico-patrimoniale, investimenti) e 10 sub-aree (tra cui i tempi di attesa, la permanenza in Pronto Soccorso, il numero di interventi all’anno per sala operatoria, i costi della degenza, la vetustà delle apparecchiature). Entrambe le Aziende ospedaliero universitarie venete sono in area verde: Padova è seconda dopo Cuneo e Verona ottava, però con un tasso del 91% di interventi di rimozione del tumore al polmone a 30 giorni dalla prenotazione. Padova ha il 90%. Situazione inversa per il rispetto del tetto massimo dei 30 giorni d’attesa per la rimozione del tumore alla mammella: a Padova è garantito al 99% dei pazienti, a Verona al 98%. Entrambe vantano poi zero casi di attesa prolungata alle 48 ore al Pronto Soccorso, tra ingresso e dimissioni, e fra i costi più bassi di degenza media giornaliera: 550 euro l’Azienda ospedaliera di Verona e 450 euro quella di Padova.
Le note dolenti
Ma c’è qualche nota dolente: la vetustà delle apparecchiature e i pochi investimenti. Agenas segnala che in Azienda ospedaliera a Verona il 52% della strumentazione ha più di 10 anni, percentuale che scende al 46% a Padova, nonostante la Regione segnali di spendere 70 milioni di euro l’anno per nuove dotazioni. Sul fronte investimenti Padova è in area rossa (valutazione «molto bassa») e Verona in area arancione («bassa»). «I dati diffusi oggi da Agenas compongono un quadro veneto di alto livello — commenta il governatore Luca Zaia —. La sanità veneta si conferma in ottima salute. Ciò non significa che non manchino difficoltà e che dobbiamo lavorare per mantenere i traguardi raggiunti».
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