Il 17 dicembre la città ligure ospita l’evento: prima volta a “porte aperte”, ingresso libero per il pubblico
Non c’è più stata una “squadra” come l’Italia del 2006 di Marcello Lippi, forse non la più forte di quel Mondiale, ma un gruppo unico, invincibile, insuperabile in difesa e votato al calcio d’attacco (ricordate le quattro punte schierate nei supplementari con la Germania in semifinale?). Il capolavoro di un tecnico che di opere d’arte calcistiche ne ha create tante, credendoci sempre, fino all’ultimo giorno, fino a Berlino. Proprio come Enzo Bearzot al Mundial spagnolo ventiquattro anni prima. Bearzot che aveva detto a Lippi, in un incontro in Gazzetta, poco prima di volare in Germania: “Vincerai il Mondiale”. Non poteva esserci passaggio di testimone più emozionante e profetico.
“bel marcello”
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Lippi è un mito vivente e a lui sarà consegnato il premio “Leggenda del calcio” ai Gazzetta Sports Awards giunti alla decima edizione, il 17 dicembre, nel nuovo palasport di Genova inaugurato per l’occasione. A Genova, con la Samp, Lippi s’impone come libero, sfiora l’azzurro (solo Under 23), diventa “il bel Marcello”, slogan del maestro Fulvio Bernardini, e comincia a studiare da allenatore, annotando allenamenti, schemi, moduli, giorno dopo giorno. Tutto gli sarà utile quando, lasciato il campo nell’82 con la maglia della Lucchese, torna alla Samp per guidare le giovanili. Da lì comincia una lunga, indispensabile, gavetta che, dopo le belle esperienze con Atalanta e Napoli, lo porterà alla Juve.
“papa’, scusa ma… “
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Umberto Agnelli, Giraudo e Moggi rivoluzionano il bianconero e vedono in lui il tecnico del futuro. La Juve non vince da quasi un decennio. In quattro stagioni e mezzo, perché nel ’99 si dimette dopo il ko con il Parma, si prende campionato, Champions, mondo, tutto. Il tecnico più vincente di sempre con Trapattoni. Diventa juventino. L’Avvocato lo definisce “il più bel prodotto di Viareggio con la Sandrelli”. Lui, quando riceve l’offerta, va sulla tomba del padre, socialista convinto, “nemico del potere”, e gli chiede scusa: “Papà, abbi pazienza, ma io vado”. Papà Salvatore non avrà avuto rimpianti.
campione dovunque
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Riassumere in poche righe la carriera immensa di Lippi è impossibile. Un comun denominatore: esclusa la sfortunata parentesi interista, vince sempre, anche quando torna alla Juve, oppure quando vola in Cina, dove allena l’Evergrande, che diventa campione d’Asia, e la nazionale cinese che sfiora la qualificazione al Mondiale. Nel 2019 dice basta e da allora si divide tra Viareggio e Ibiza. Soltanto famiglia, nipoti, mare (“se non avessi fatto il tecnico sarei stato un bagnino”) e il calcio naturalmente. Una leggenda.
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