Roma, 1 dicembre 2024 – Da sempre gli italiani, nel loro comune sentire, si dichiarano troppo tassati, e in vari sondaggi è spesso emersa una insoddisfazione per il rapporto fra tributi pagati e servizi offerti dalle varie amministrazioni locali. E qualcosa di vero deve pur esserci, se l’Italia continua a scalare posizioni nella graduatoria dei Paesi aderenti all’Ocse con la maggiore pressione fiscale.
L’indagine Revenue Statistics 2024
Dopo la quinta piazza del 2022, l’Italia chiude il 2023 sul podio Ocse, dietro Francia e Danimarca, fra i Paesi con la pressione fiscale maggiore. I transalpini hanno un regime fiscale che vede il rapporto fra tasse e Pil pari al 43,8%, mentre i danesi sono al 43,4%. L’Italia è invece stabile, come lo scorso anno, al 42,8%. Lo evidenzia il Revenue Statistics 2024, un report che evidenzia anche un altro aspetto: la Francia è ancora la nazione con le tasse maggiori, ma ha ridotto la pressione sui propri abitanti dal 45,8% dell’anno precedente, dunque migliorando un po’ le cose rispetto al 2022, quando al secondo posto si era posizionata la Norvegia, davanti ad Austria e Finlandia. La media complessiva è comunque assai più bassa in questo 2023, pari al 33,9%.
La situazione in Italia
Riguardo all’Italia, nel 2022 la quota maggiore sul totale delle entrate fiscali nel nostro Paese era costituita dai contributi di previdenza sociale (30,5%), seguiti dalle imposte sul reddito delle persone fisiche (25,5%), dall’Iva (16,5%) e dalle altre imposte sui consumi (11,2%). A completare il quadro, il 6,7% delle imposte sul reddito delle società, il 5,7% delle imposte sulla proprietà e il 3,9% di tutte le altre imposte. Per quanto concerne la ripartizione fra i vari settori, il 58% va al Governo centrale, il 30,5% ai fondi di previdenza sociale, il 10,9% alle amministrazioni locali, lo 0,6% a quelle sovranazionali. Una curiosità: l’Italia è fra i 6 Paesi in cui la quota è aumentata, dal 1975 al 2022, di oltre il 5%.
Il rapporto tra tasse e Pil
Nel 2023, i governi nazionali hanno ridotto nel complesso la pressione fiscale dello 0,1% rispetto all’anno precedente, col Messico che fra i Paesi Ocse è quello con la minore tassazione, appena il 17,7%, comunque in risalita rispetto al 16,8% del 2022. Invariata la situazione in Italia, mentre nel Lussemburgo il rapporto tasse/Pil è salito del 2,7%, e in Cina è sceso del 3,2%. Analizzando i report degli anni precedenti, viene fuori che fra il 1965 e il 2022 il rapporto tasse/Pil è salito dal 24,9% al 34%, in costante aumento in particolare dal 2010. In particolare, è il Giappone il Paese con l’aumento maggiore, +8,2% dal 2010 al 2022. Riguardo poi alla ripartizione delle singole imposte sul gettito totale, il 36,5% in media è arrivato da redditi e profitti, il 24,8% dai contributi sociali, il 5,3% dalle imposte sulla proprietà, il 31,5% dalle imposte sui consumi.
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