Gli artigiani: «Molti curiosi, fanno selfie e non comprano nulla»
A San Gregorio Armeno è tornato in questo fine settimana il senso unico pedonale per consentire il deflusso alle persone che affollano tradizionalmente la via di questa zona di Napoli soprattutto sotto Natale. Sarà in vigore nei weekend fino al 24 dicembre. Intanto, se nella mattinata di ieri nella via dei presepi c’è stato il pienone di visitatori, già dal primo pomeriggio era possibile percorrere agevolmente la strada, potendo passare da un lato all’altro senza difficoltà. A vigilare sul flusso di persone vigili urbani e uomini della Protezione civile, posizionati al centro della via, oltre che nella parte bassa e nella parte alta di San Gregorio Armeno.
«Oggi – ieri per chi legge, ndr —il senso unico pedonale è stato perfettamente rispettato dai visitatori», dice Peppe, che ha una bancarella di presepi e statuine sotto la prima casetta di legno che s’incontra all’incrocio con via San Biagio dei Librai. «L’affluenza c’è tutto l’anno col boom del turismo che c’è a Napoli – aggiunge – ma la gente non spende: in tanti guardano i pastorelli, fotografano e passano alla bancarella successiva». Tra le statuine di nuova fattura quella che incuriosisce di più è Sinner.
Nel frattempo la conversazione viene interrotta da alcuni visitatori che chiedono se la via in cui si trovano è proprio San Gregorio Armeno. «Ecco – riprende Peppe – sembriamo i portieri di un palazzo, non so quante sono le persone che ogni giorno ci chiedono di sapere dove si trova il Cristo Velato o il quadro del Caravaggio». Interviene la moglie: «Ormai la gioventù di oggi non vuole più il presepe; passano, si fanno un selfie e vanno via. Prima invece chi veniva qui era alla ricerca di un pastorello che gli mancava, o per acquistare un particolare da inserire nel presepe che poi costruiva a casa».
Poco più avanti, una coppia di sessantenni calabresi commenta la statuina appena acquistata. «Abbiamo scelto quella della regina Elisabetta. Veniamo qui ogni anno – spiega la donna –, di solito arriviamo la mattina e partiamo la sera, quest’anno ci fermiamo qui una notte». Proseguendo la salita della via dei presepi sono pochi i turisti stranieri che s’incontrano. La maggior parte sono visitatori italiani, dove l’accento romanesco si mischia a quello pugliese o calabrese. Spesso si tratta di comitive che raggiungono Napoli a bordo dei bus e poi ripartono in serata. Anche ieri erano centinaia i pullman provenienti da diverse zone d’Italia, che sono stati fatti confluire nell’area portuale. Presenze, queste, che non soddisfano troppo i negozianti, perché dicono, «le comitive spendono poco» e «affollano troppo la via».
A sentire gli artigiani sembra che siano tutti soddisfatti del ritorno del senso unico pedonale, anche chi ha la bancarella nella parte alta della via. «Nonostante siamo svantaggiati per la posizione – dice Carmine Monticelli, maestro presepiale da quattro generazioni – perché chi arriva qui ha già comprato dalle bancarelle che ci precedono, va bene ugualmente perché noi lavoriamo tutto l’anno, fornendo anche i grossisti. L’unica nota dolente – aggiunge – è che ogni anno aumenta a San Gregorio Armeno la vendita di prodotti che nulla hanno a che fare con la tradizione del presepe, magliette taroccate, e altre amenità».
Un tema che stuzzica la riflessione di Marco Ferrigno, tra gli artigiani più noti della via. «Diciamo che non tutti a San Gregorio Armeno sono all’altezza della fama che godiamo – dice -, visto che la qualità del prodotto è scesa molto negli anni; sono comparse bancarelle che vendono magliette a basso costo, e si sono moltiplicate quelle con corni e tamburelli. In questo modo – nota – stiamo perdendo quello che era ed è San Gregorio Armeno. Io almeno ritengo che sia meglio vendere qualcosa che è fatto male da noi napoletani, che qualcosa di meglio però made in Cina». Quanto al senso unico pedonale aggiunge: «Siamo una rarità, è l’unica via al mondo dove esiste un senso unico pedonale. Il provvedimento sta funzionando, anche perché in questo weekend la gente non è tanta, per fortuna, perché si lavora meglio di quando invece c’è il pienone».
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