Roma, 1 dicembre 2024 – E’ da sempre un vanto per l’industria alimentare italiana, e continua ad essere esportato e amato in ogni angolo del mondo. Eppure, in Italia, per contraltare, il consumo di vino sta vivendo una stagione non facile.
Bene l’export, male i consumi
Con un totale di 5,3 milioni di litri nei primi 3 trimestri del 2024, i volumi venduti sono in calo in Italia. In particolare, il volume di vini venduti nel terzo trimestre è di 1,73 milioni. Confrontando i dati col 2019, si spende il 15% in più e si beve il 4% in meno. A livello di export, però, l’Italia rimane in una posizione di eccellenza, con dati attesi superiori agli 8 miliardi di euro nei prossimi due anni. Un’analisi sulla situazione l’ha tracciata Valerio Mancini, direttore del Centro di Ricerca Divulgativo di Rome Business School: “La domanda si sta segmentando verso prodotti di eccellenza e vini naturali, aprendo nuove opportunità per il vino italiano in mercati emergenti come Cina, India e Polonia. Anche il mercato interno sta cambiando: diminuisce il consumo del bicchiere a pasto, ma il vino è sempre più apprezzato tra i giovani, più consumatori cercano informazioni sulla filiera e viaggiano alla riscoperta di antiche vigne, oltre a porre maggiore attenzione a packaging sostenibile e servizio al cliente. Il settore vinicolo italiano nel 2024 si trova in una fase di transizione – prosegue Mancini – caratterizzata da sfide economiche e ambientali, ma anche da opportunità per coloro che sapranno innovare e adattarsi alle nuove tendenze. L’adozione di pratiche sostenibili, l’innovazione tecnologica e l’attenzione alle esigenze dei consumatori saranno determinanti per il successo futuro delle aziende vinicole italiane in un mercato globale sempre più competitivo”.
I dati dell’Osservatorio Uiv-Ismea
Nel dettaglio, nel 2024 il consumo di vino in Italia è previsto stabilizzarsi a 26,3 litri pro capite, con un totale di circa 10,3 milioni di litri. Secondo l’Osservatorio Uiv-Ismea, le vendite nella Grande distribuzione organizzata sono in calo del 2,5% nei primi sei mesi dell’anno, soprattutto per i vini fermi e frizzanti, mentre gli spumanti salgono del 4,2%. I prezzi medi sono in calo, con un mercato che fa fatica a salire di fascia nella scelta dei vini da acquistare. Vi è però una nuova tendenza, quella dei fine wines, con sempre più italiani interessati ai vini biologici e che vedono nei vini una forma di investimento. I vini pregiati spingono molto il mercato, se non nei volumi, di certo nei fatturati complessivi, che vedono una fetta sempre più importante costituita da vini da collezione. Anche la blockchain, con le sue caratteristiche di sicurezza crittografica, sta emergendo nel settore vitivinicolo per la sua innegabile capacità di migliorare la tracciabilità ed il controllo della veridicità delle informazioni del prodotto. Si tratta di etichette intelligenti, che permettono all’acquirente di acquisire notizie circa la produzione, il metodo usato e le caratteristiche salienti del vino.
I consumi nel dettaglio
Parlando di dati definitivi, e dunque del 2023, l’identikit del consumatore di vino in Italia è molto diverso da quello di qualche anno fa. In evidenza l’aumento di domanda femminile, +10%, e il calo di quella maschile, -3%. Addirittura cala del 22% il consumo cosiddetto quotidiano, fatta eccezione per chi ne abusa in maniera patologica, e non viene quindi incluso nelle statistiche ufficiali dell’Osservatorio del vino. Fra i consumatori quotidiani, resiste come zoccolo duro la categoria degli over 65, che da soli valgono il 40% del totale. A livello geografico, in vetta resta l’Emilia Romagna, col 61,3% degli abitanti che consumano vino, dinanzi alla Valle d’Aosta, 60,5% e alla Toscana col 60,4%. La provincia di Trento è quella con la crescita maggiore, +11%, e la Basilicata quella con la maggior contrazione, -9%. In generale, il Nord-Est è l’area con il maggior consumo di vino, 59,4% della popolazione, seguita dal Centro col 57,4%, dal Nord-Ovest col 56,7%, dal Mezzogiorno col 51,1% e dalle Isole col 46,8%.
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