CREMONA – Giovedì, nella mattinata lunga e piena di una inaugurazione naturalmente pervasa del tradizionale entusiasmo, ma inevitabilmente attraversata anche da rammarico e proteste per la rinuncia forzata causa Blue Tongue al 90 per cento degli animali previsti in origine, il presidente di CremonaFiere, Roberto Biloni, aveva saputo descrivere senza sconti il presente mantenendo però la confidenza necessaria per guardare al futuro con fiducia.
«Lungo il nostro cammino — aveva non a caso sottolineato — abbiamo incontrato molti ostacoli, alcuni anche più alti di questo. E li abbiamo sempre superati grazie ai nostri allevatori e ad una compattezza tra enti e associazioni capace di fare le differenza. Siamo arrivati qui ‘nonostante tutto’, con un’edizione importante, e il nostro percorso continuerà».
Il manifesto di una resilienza fiera, il suo intervento.
E ha avuto ragione.
Perché le Zootecniche Internazionali chiudono tre giorni di successo. Insperato? No: voluto, cercato con determinazione, perseguito con fatica nel tormentato e continuo oscillare delle disposizioni sanitarie anti virus, inseguito persino con affanno. E alla fine ottenuto. È andata bene. Molto bene. Probabilmente meglio di quanto lo stesso presidente sperasse nella sua analisi declinata a nastro appena tagliato.
«Abbiamo saputo riconfermare il nostro ruolo centrale, posizionandoci tra le quattro fiere principali al mondo dedicate alla vacca da latte accanto alla Royal, al Madison e alla fiera Svizzera — rimarca ora Biloni –, intercettando un settore in continua crescita e proiettandoci verso le generazioni future e l’innovazione».
Numeri, non parole: 200 espositori, 80 delegati provenienti da 20 Paesi, 70 eventi tecnico scientifici, la rappresentanza garantita all’intera filiera del lattiero caseario. Con al centro la genetica e la sostenibilità, le energie rinnovabili, le attrezzature e i servizi per l’allevamento. E soprattutto il latte, eccellenza italiana da difendere e valorizzare in un mercato sempre più globale.
«La crescita del 20% degli spazi espositivi — aggiunge un altro dato significativo il direttore generale, Massimo De Bellis — chiude un’edizione che ha saputo distinguersi per prospettive offerte, nuove tecnologie mostrate, lo sguardo attento al benessere animale, la condivisione e il confronto. Caratteristiche di una fiera che anno dopo anno riesce a fare la differenza».
Ma che è stata prima di tutto la fiera degli allevatori: «Dedicata a loro e ai loro animali, che ancora rappresentano il cuore, la stabilità economica e il futuro delle nostre aziende. E da loro creata con una partecipazione attiva unica nel suo genere — ne riconosce la centralità, Biloni —, senza bandiere se non quelle dei paesi presenti».
Nonostante tutto, viene da dire.
A dispetto della severità di restrizioni mal digerite ma comunque rispettate, accettate o almeno sopportate.
E di una burocrazia che il presidente del consiglio comunale, Luciano Pizzetti, di fronte a «40 vacche invece di 600» non ha esitato a definire «dannosa». Perché un danno Cremona l’ha indubbiamente patito: «Ingiusto e rilevante — lo ha incorniciato l’ex senatore, trovando poi la similitudine giusta a inquadrare lo scenario —. Sul piano economico, commerciale e della reputazione. La verità è che il sistema ha dovuto remare controcorrente in un mare tempestoso: succede, quando la burocrazia non si pone il tema del corretto rispetto delle regole ma del loro eccesso e diventa azione discriminatoria».
Tanto da innescare le legittime contestazioni degli allevatori, sfociate in quella simbolica sfilata di cartelli appesi a dire ‘noi siamo qui e ci siamo’. Comunque.
«C’è stata incertezza sino all’ultimo istante — rivendica il Comitato Allevatori — eppure non abbiamo rinunciato al ring e a numerosi eventi, organizzati in pochi giorni e ovviamente con gli animali. Pensiamo alla gara di giudizio per gli istituti agrari e al corso di tosatura, alla gara di conduzione e al workshop di valutazione morfologica. Questa è la nostra fiera: prepariamo gli animali tutto l’anno e non potevamo mancare».
Ci sono stati: «Senza vessilli e con l’unica volontà di rappresentare l’eccellenza del mondo zootecnico sempre presente a Cremona».
E così, archiviata con orgoglio la 79ª edizione, le Zootecniche sono già pronte a salire l’80º gradino della loro storia gloriosa. Stanotte si è fatto festa, ma da domani sarà il tempo di rimettersi al lavoro per pianificare: domani è adesso e l’orizzonte non troppo distante. Già lo fissa, la zootecnia che non si ferma.
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