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Cosa sta succedendo con le Keybox e perché la questione interessa parecchio sia Venezia, sia Trieste #finsubito prestito immediato


Sembravano la soluzione ideale per i gestori dei bed and breakfast, ma la scure del Viminale si è abbattuta (con un fragore inizialmente passato sottotraccia) sulle cosiddette keybox, o lockbox. Ossia, quelle scatolette che, dalla scorsa estate in maniera più impattante, sono quasi diventate un nuovo marker delle città italiane più affollate di turismo. Diciamo che per il Ministero dell’Interno, “la gestione automatizzata del check in e dell’ingresso nella struttura, senza identificazione de visu degli ospiti, si configura quale procedura che rischia di disattendere la previsione normativa sulla pubblica sicurezza” e quindi “i gestori di strutture ricettive di ogni genere o tipologia sono tenuti a verificare l’identità” degli alloggiati di persona, avverte una circolare del Ministero dell’Interno dello scorso 18 novembre, passata come detto abbastanza inosservata.

Partiamo dalla fine, per poi tornare alla casella di partenza: questa sotto è la circolare del Viminale secondo la quale la pratica del “fai da te” scavalca le norme del Testo unico che prevedono l’identificazione degli ospiti. Se volete potete leggerla per interno, noi riprendiamo il filo del discorso qui sotto. 

Ps per aprire il documento in una nuova finestra, cliccate sul simbolo in alto a destra, quello della freccia inserita dentro a un quadrato.

La circolare che frena il self check-in

Un passo indietro

Non è difficile riannodare i fili, in questo caso. Siamo nel campo turistico, innanzitutto. E in quel settore delle vacanze brevi, dei weekend lunghi, delle gite mordi e fuggi. Una, due notti. A volte anche più a lungo. Ma non in albergo, “in struttura”. L’overtourism è l’affollamento di tanti in pochi posti, a voler semplificare. Una massa sempre più imponente di persone prende d’assalto gli stessi posti, più o meno negli stessi periodi.

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Questo mette alle corde le città oggetto dell’assalto, ma richiede anche una capacità di accoglienza spesso sottodimensionata se guardiamo ai soli posti letto alberghieri. Da anni, e il punto è questo, l’offerta si è ampliata con l’esplosione del fenomeno dei bed and breakfast, che non sono esattamente le pensioncine di una volta, ma spesso appartamenti e interi palazzi riconvertiti al business. Un fenomeno “magnificato” da Airbnb ma che ha assunto molte altre sfaccettature, nel corso degli anni. 

Ci sono famiglie che liberano la stanza del figlio “che studia fuori” e si improvvisano gestori di struttura. Ci sono alloggi completamente sconosciuti al Fisco, ma che troneggiano sui motori di ricerca: per cui è capitato di assistere a “brillanti operazioni” consistite nel fare ricerche in rete e scoprire che molti degli appartamenti in affitto non erano registrati come tali, e ovviamente incassavano in nero.

La chiusura del cerchio

Silvano Trieste 2024-08-10 I lucchettoni portachiavi ph. Massimo Silvano

Silvano Trieste 2024-08-10 I lucchettoni portachiavi ph. Massimo Silvano

Nell’incrocio tra offerta e domanda, se anche voi avete alloggiato in una di queste strutture vi sarete resi conto che il check-in (e a volte anche il check-out) può rivelarsi una pratica abbastanza frustrante. Mentre in albero arrivate quando volete, e al limite avvisate se ciò accadrà molto tardi, nei B&B spesso viene richiesto di presentarsi entro una certa ora (a volte le 18, a volte le 20) perché i proprietari o il personale incaricato del disbrigo pratiche non vive in quel posto.

Ci sono proprietari molto felici di conoscere e incontrare nuove persone, vivendo nello stesso luogo. Altri che fanno la spola tra casa propria e il B&B che gestiscono. Altri ancora che delegano un po’ tutto, dal ricevimento alle colazioni sino alla pulizia, e possono essere meccanismi efficienti o tremendamente caotici: le recensioni aiutano a districarsi. Ecco perché le Keybox sono risultate una soluzione strepitosa. A prima vista…

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Silvano Trieste 2024-08-10 I lucchettoni portachiavi ph. Massimo Silvano

Le keybox, dicevamo

Come funzionano, è presto detto. Al cliente che prenota vengono fornite le istruzioni di rito, che comprendono la modalità di self check-in usando un lucchetto a combinazione; meglio, una scatoletta che contiene la chiave per la struttura. Con l’esplosione dell’overtourism – qui un nostro sondaggio sul Nord Est – sono esplosi anche gli affitti brevi e con essi le scatolette sono spuntate come funghi. Da Roma a Firenze, da Venezia a Trieste, sono diventate il simbolo plastico di un nuovo fenomeno, che ora sembra scappato di mano.

I primi segnali di insofferenza si sono registrati a Milano e Firenze. Ovviamente, ci sono tanti aspetti, uno dentro l’altro. C’è il decoro urbano delle città d’arte, guai a trascurarlo. Ma guai a sottovalutare l’irritazione sociale dei proprietari non affittuari che non sopportano il via vai continuo in palazzi prima molto più tranquilli e “intimi”. C’è il tema del valore immobiliare e del rapporto tra domanda e offerta. Perché se ogni appartamento libero, invece di finire sul mercato, diventa una locazione turistica, la situazione si complica parecchio e chi cerca un affitto duraturo non sa più che pesci pigliare.

Case sottrate al mercato

A Milano, il nuovo regolamento della polizia locale portato all’approvazione dal Consiglio comunale, ipotizza addirittur di bandire i Lockbox dagli spazi pubblici. Il che significa cancellate, ringhiere dehors, strade e parcheggi. A Firenze, la sindaca Sara Funaro vorrebbe fare lo stesso. Mentre la ministra del Turismo Daniela Santanchè, intervenuta a margine  del G7 Turismo che si è aperto proprio a Firenze, ha puntellato la posizione della sindaca: «Onestamente sono d’accordo su quello che ha detto il sindaco Funaro – ha sottolineato la ministra -. Intanto sono veramente brutte da un punto di vista estetico perché vengono messe su questi palazzi meravigliosi, ma soprattutto io mi interrogo anche sul tema di sicurezza».

Qui Venezia

A Venezia, il tema delle locazioni turistiche domina la scena da anni. La Soprintendenza prima e il nuovo regolamento del comune di Venezia, poi, avevano in qualche modo anticipato il Viminale, sul tema. Il documento firmato dal capo della polizia Vittorio Pisani, e inviato a tutte le Prefetture d’Italia e di rimbalzo alle associazioni di categoria sul territorio, muove i suoi passi dalla constatazione della crescita esponenziale del fenomeno delle locazioni brevi, legato anche a eventi internazionali del calibro del Giubileo che porterà a Roma decine di milioni di turisti provenienti da tutto il mondo nell’arco del 2025, buona parte dei quali si riverserà anche su altre mete turistiche come Firenze e, appunto, Venezia.

In sostanza, per il capo della polizia la gestione automatizzata del check-in da remoto, senza quindi l’identificazione de visu degli ospiti, si configura come una procedura che «rischia di disattendere la ratio della norma, non potendosi escludere che dopo l’invio dei documenti in via informativa la struttura possa essere occupata da uno o più soggetti le cui generalità restano ignote alla Questura competente, comportando un potenziale pericolo per la sicurezza della collettività (…) in relazione all’eventuale alloggiamento di persone pericolose o legate a organizzazioni criminali o terroristiche». Insomma, bisogna sempre e comunque verificare di persona che chi effettui una prenotazione corrisponda a chi arriva in città per dormire nell’appartamento affittato.

Quanto al nuovo regolamento comunale della Serenissima, all’articolo 5 (Obbligo di accoglienza degli ospiti e adempimenti informativi) della proposta di “Regolamento per lo svolgimento di attività di locazione esclusivamente per finalità turistiche per un periodo superiore a 120 giorni anche non consecutivi ad anno solare” si legge infatti che «l’accoglienza degli ospiti deve avvenire esclusivamente di persona»:

I primi vandalismi

Il problema delle key box a Venezia è datato e, da tempo, è al centro di polemiche roventi. Il recente regolamento comunale voluto dall’amministrazione Brugnaro per regolamentare il fenomeno, oltre ad obbligare chi decide di affittare oltre i 120 giorni a iscriversi a un registro comunale e al rispetto di alcune norme come, prescrive anche l’accoglienza in presenza dei turisti, con l’eliminazione delle key box che deturpano portoni e ingressi di troppi palazzi.

Il problema si era già posto un anno fa quando era stato lo stesso Soprintendente, Fabrizio Magani, a spiegare in una risposta ad un’interrogazione depositata dal consigliere di opposizione Giovanni Andrea Martini (Tutta la Città Insieme) che le “key box” erano nient’altro che abusive perché prive di autorizzazione paesaggistica.

Il problema dei lucchetti, del resto, non tocca solo questioni di decoro. In questi ultimi mesi, infatti, non erano mancati episodi di vandalismo ai danni delle cassette da parte di persone che, una volta forzata la combinazione, si erano piazzate all’interno degli appartamenti. Abusivamente. Un problema di sicurezza non da poco, soprattutto se si considera che molti degli appartamenti destinati al mercato delle locazioni turistiche sono inseriti in condomini abitati da residenti, ormai abituati al via vai giornaliero di trolley. 

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Qui Trieste

I lucchetti hanno invaso da tempo anche il centro di Trieste. Si notano agganciati ovunque, non solo ai portoni d’ingresso e alle inferriate dei palazzi che ospitano gli alloggi turistici, ma anche a beni pubblici. Da Cavana a Largo Barriera, da San Vito a viale XX Settembre: tutte le zone dove privati cittadini hanno convertito abitazioni residenziali in appartamenti per affitti brevi, sono punteggiate da queste mini-casseforti.

Noncuranti del decoro urbano, i gestori degli appartamenti turistici hanno ad esempio agganciato abusivamente questi dispositivi (lock box o key box) alla ringhiera che delimita il giardino pubblico De Tommasini, a quella delle aiuole di passaggio Sant’Andrea, ai paletti di protezione degli attraversamenti pedonali anche nella centrale via Cassa di Risparmio, in piazza Venezia, alla ringhiera di una scuola di via Pascoli. C’è pure chi, in Cavana, li ha murati alla facciata di un palazzo.

Il sistema del check-in in autonomia non è cosa nuova. Tanto che alcune società hanno aperto punti di deposito delle chiavi, ma in qual caso, quantomeno, le cassette porta chiavi non sono appese ai beni pubblici e sono gestite diversamente. A Trieste già questa estate l’assessore alle Politiche della sicurezza Caterina de Gavardo aveva precisato: «Non è consentito appendere nulla ai beni pubblici così come non si possono agganciare le biciclette ai pali o alle ringhiere pubbliche». Il regolamento di Polizia urbana «risale al 2017 e non contempla questo fenomeno, che è recente. Se la situazione dovesse raggiungere profili di degrado urbano, andrà fatta una riflessione sul tema anche in termini di regolamento».

(hanno collaborato Eugenio Pendolini e Laura Tonero. Foto Trieste di Massimo Silvano)



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