Intervento di Bruno Carrà, Responsabile Ufficio Anti discriminazioni CGIL Piacenza, in occasione della Giornata Internazionale dei diritti delle persone con disabilità promossa per il 3 dicembre dall’Onu
Il 3 dicembre è la giornata internazionale dei diritti delle persone con disabilità, voluta dall’Onu dal 1981 con lo scopo di promuovere e valorizzare i diritti e il benessere delle persone disabili nel lavoro, nella società, nel tempo libero e sport e nel diritto e accesso allo studio. La giornata mira ad aumentare proprio la consapevolezza verso la comprensione dei problemi connessi alla disabilità e l’impegno per garantire ed esercitare più facilmente la dignità, i diritti e il benessere delle persone disabili. Sono ancora numerosi gli ostacoli all’esercizio dei diritti fondamentali in ambito sociale, politico, lavorativo ed economico, va quindi cambiata la prospettiva con cui si guarda e ci si rapporta alla disabilità, dicendo anche basta verso le superficialità sulla sofferenza delle famiglie che si trovano spesso sempre più sole a dover combattere il fenomeno dell’esclusione sociale superando al contempo pregiudizi e stereotipi di cui milioni di italiani sono ancora vittime.
Nel nostro paese infatti sono le famiglie il perno più importante e principale sostegno delle persone con disabilità. Le persone affette da disabilità chiedono di poter vivere in modo indipendente, di andare a scuola, lavorare, divertirsi: semplicemente di poter vivere con dignità la loro esistenza. Ci sono troppe questioni irrisolte e mancano soluzioni reali, mentre abbondano gli annunci: in realtà ci vorrebbe più coerenza tra parole e fatti. Ai temi fondamentali rispetto a questa problematica sono destinate poche risorse, e parlo di pari opportunità, assistenza domiciliare, abbattimento delle barriere architettoniche sino ai servizi essenziali e il lavoro. Si deve essere consapevoli che tutto questo mette ancora troppe persone con disabilità nella condizione di essere costrette a vivere in una situazione di isolamento, esclusione, discriminazione, con la realtà che ne consegue e cioè il calpestamento di e di tanti diritti per queste persone.
La legge 68/99 sul collocamento mirato a categorie protette è un riferimento legislativo imprescindibile ed importante nel redigere azioni di bilancio rispetto al tema, ma tale Legge va supportata ormai da una visione che mette al centro le decisioni personali e volute dalle persone disabili, dove e nei casi in cui possono avvenire e manifestarsi. Il nostro ufficio fornisce anche a queste persone informazioni e assistenza laddove fosse necessario. Persone inoltre sulle cui potenzialità la società italiana dovrebbe investire di più perché le loro abilità, la loro resilienza, creatività e forza di volontà sono una indubbia risorsa, servono però politiche di e per lo sviluppo più incisive. Lo stesso decreto lavoro, convertito in legge il 3 luglio 2023, con le semplificazioni contenute per l’accesso al mercato del lavoro, rischia proprio di escludere da esso i più fragili.
I dati indicano che la popolazione con disabilità sta crescendo. Pertanto occorrono maggiori iniziative volte all’inclusione, attraverso il lavoro, come penso al prezioso lavoro degli insegnanti di sostegno, senza per questo deresponsabilizzare l’intero sistema scolastico. Per non parlare dell’ennesima sciocchezza della primavera scorsa, quando il Generale Vannacci arrivò a dire dell’utilità del ripristino per l’utilizzo delle classi separate, una storia intollerabile, ghettizzante e discriminatoria. Serve sostenere il modello di scuola inclusivo, se si vuole parlare ed difendere la scuola pubblica con gli investimenti economici adeguati allo scopo, oltre a tutte le misure per l’abbattimento di tutte le barriere scolastiche nella scuola e nella società (lavoro e vivere civile). La CGIL, senza tralasciare gli altri ambiti sopra citati, intende in questo impegno porre al centro come propria missione l’inclusione lavorativa per queste persone attraverso il rilancio di quelle politiche attive che possano favorire davvero e concretamente l’obiettivo primario, e cioè che le persone anche svantaggiate possano entrare a pieno titolo con le tutele dovute e necessarie, nel mondo del lavoro, potendo dare così il loro specifico contributo e costruendosi anche una loro vita autonoma che solo il lavoro, nelle giuste condizioni, può dare e fornire.
A partire da questi ragionamenti e considerazioni la CGIL di Piacenza rivendica il proprio impegno con la richiesta di erogazione di fondi statali congrui per politiche concrete ed efficaci per i servizi per l’impiego, per una adeguata formazione e inclusione lavorativa, soprattutto delle donne con disabilità, che risultano sul territorio italiano avere un tasso di disoccupazione e di inattività doppio rispetto agli uomini disabili.
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