Negli ultimi anni i titoli tecnologici hanno fatto registrare ottime performance e anche chi ha deciso di cavalcare questo trend solo di recente sta accumulando interessanti plusvalenze. “La nostra strategia di investimento nell’innovazione – spiega Matthew Moberg, portfolio manager di Franklin Equity Group – è stata lanciata nel 1968. I principi su cui si basa sono semplici e sono gli stessi sin dalla sua fondazione e cioè investire in tecnologie dinamiche per sovraperformare il mercato nel lungo termine. Oggi utilizziamo l’indice S&P 500 come proxy per il mercato e per lungo termine intendiamo un orizzonte di tempo decennale. Quando la strategia è stata fondata alla fine degli anni ‘60, il concetto di investire nell’innovazione nei mercati quotati era sconosciuto; la Silicon Valley non era ancora chiamata Silicon Valley e l’industria del venture capital come la conosciamo oggi non esisteva”.
Gli indici settoriali sulla tecnologia sono stati introdotti solo verso la fine degli anni Novanta. Pur andando nella stessa direzione intrapresa da Franklin Templeton, i fondi settoriali hanno un approccio diverso rispetto a quello della casa d’investimento Usa. “La nostra strategia – precisa Moberg – ha molti punti in comune con i fondatori di aziende orientate all’innovazione e che hanno dovuto combattere contro quello che era considerato l’inattaccabile buon senso del professionista trincerato dietro le sue convinzioni. Senza eccezioni hanno trovato il successo non evitando di essere fraintesi, ma piuttosto comprendendo che il rifiuto, la critica e, anche in seguito, l’appropriazione contribuiscono a un importante ciclo di feedback che culmina nel successo. Nella quasi totalità dei casi, questi ‘successi improvvisi’ sono avvenuti dopo anni di perseveranza e duro lavoro”.
La fedeltà alla propria filosofia di investimento non significa che Franklin Templeton non abbia apportato modifiche ai propri processi. Negli ultimi anni ha per esempio articolato le sue view su cinque piattaforme in continua evoluzione: disruption nel commercio, progressi della genomica, macchine intelligenti, nuova finanza e dati esponenziali. Alla base di questa suddivisione c’è la convinzione che l’innovazione sia pervasiva e che quella tecnologica abbia rimodellato il modo di operare di imprese, governi e istituzioni. La crescente capacità di utilizzare la potenza di calcolo e le reti è stata sfruttata per automatizzare le interazioni commerciali, supportare la creazione di proprietà intellettuale, accedere e analizzare le informazioni, elaborare le transazioni, facilitare la comunicazione e promuovere l’intrattenimento. Tutti obiettivi rimasti invariati nei quattro cicli di innovazione della tecnologia commerciale – automazione, digitalizzazione, virtualizzazione e decentralizzazione; a cambiare è stato solo il grado di sofisticazione delle tecnologie non solo non era precursore dei tempi, ma utilizzate per raggiungerli.
Anche sul fronte degli strumenti Franklin Templeton è stato spesso all’avanguardia. Negli Stati Uniti ha già un fondo tokenizzato il Franklin OnChain Us Government Money Fund, il primo fondo registrato negli Usa a sfruttare la blockchain pubblica per l’elaborazione delle transazioni e la registrazione della proprietà azionaria. In Europa ha invece di recente ottenuto l’approvazione della Cssf, l’autorità di Borsa del Lussemburgo, per lanciare il primo fondo Ucits completamente tokenizzato. Le quote sono rappresentate da token digitali registrati su una blockchain pubblica: una soluzione che renderà il fondo accessibile a un’ampia base di investitori, facilitando la distribuzione e riducendo i costi di intermediazione.
“Crediamo – conclude il gestore di Franklin Templeton – che le nostre possibilità di successo aumentino quando ci concentriamo e semplifichiamo. Questa attenzione ci consente di operare esattamente come riteniamo opportuno per servire i nostri clienti nel miglior modo possibile. La nostra speranza è di continuare ad attrarre una base di clienti le cui opinioni siano in linea con le nostre. La prima cosa che ogni investitore deve decidere è se è disposto a lottare per rendimenti superiori alla media. Per essere sopra la media, è necessario rischiare di essere sotto la media; questi due aspetti sono inseparabili. Tuttavia, se si decide di essere al di sopra della media, possiamo dire che è importante avere un’unica convinzione in cui perseverare. La nostra è rimasta la stessa per oltre mezzo secolo e crediamo che continuerà ad esserlo: investire in innovazione per sovraperformare il mercato nel lungo periodo”.
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