Il gip ha emesso un’ordinanza di imputazione coatta nei confronti delle due sanitarie. Il travaglio durato 30 ore prima del trasferimento in ospedale
Potrebbero finire a processo le due ostetriche che nel novembre 2022 nel Riminese hanno curaro un parto casalingo programmato concluso con il decesso del neonato. Il gip del tribunale di Rimini competente per la vicenda, Vinicio Cantarini, ha emesso un’ordinanza di imputazione coatta nei confronti delle due ostetriche coinvolte, una 46enne residente a Faenza nel Ravennate e una 27enne di Rimini. Il provvedimento formalizza il rigetto della richiesta di archiviazione che la procura della città romagnola aveva presentato nelle passate settimane, ritendendo non vi fosse collegamento tra il comportamento delle due sanitarie e la morte del bimbo. La famiglia dello scomparso aveva impugnato la domanda, tramite i propri avvocati, e il gip ha dato loro ragione.
La scelta del parto in casa
La vicenda, raccontata anche in una recente puntata de “Le Iene”, prende il via il 4 novembre 2022, quando una donna residente in provincia di Rimini ha le prime contrazioni significative e si prepara a partorire in casa. Una scelta voluta dalla famiglia, che aveva deciso di affidarsi a due ostetriche private, la 46enne faentina e la 27enne riminese, per affiancare la futura mamma. Dopo quasi 30 ore di travaglio la madre decide di recarsi all’ospedale di Rimini, temendo per le possibili complicazioni. Nella struttura sanitaria il parto viene completato, il bimbo nasce però già morto, privo di funzioni vitali.
L’apertura di un fascicolo
Come da prassi in casi simili, la procura territoriale apre un fascicolo e le due ostetriche finiscono sotto indagine. Il lavoro investigativo e le perizie medico-legali non producono prove che i pm ritengano significative; al termine delle indagini la procura sceglie di presentare una domanda di archiviazione per le due professioniste sanitarie. I genitori impugnano la richiesta. Il gip, dopo aver studiato le carte, decide per l’ordinanza di imputazione coatta ai danni delle due ostetriche, spiegando nelle proprie motivazioni come possa esistere un nesso concreto tra la morte del neonato e le azioni delle due indagate. Non si tratta ancora di un rinvio a giudizio. Dopo questo provvedimento, il pm dovrà formulare un’imputazione, la questione passerà poi a un gup, e sarà il giudice dell’udienza preliminare a sancire o meno il rinvio a giudizio per le due sanitarie.
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