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“Ecco perché serve una proroga di due mesi sul CIN” — idealista/news #finsubito finanziamenti e gestione bed & breakfast


Il CIN (Codice Identificativo Nazionale) è una delle principali novità del 2024 per il settore degli affitti brevi, che permette di identificare facilmente gli alloggi legali e, nelle intenzioni del Ministero del Turismo, dovrebbe migliorare l’esperienza dei turisti. Tuttavia, Aigab (Associazione Italiana Gestori Affitti Brevi) sta richiedendo a gran voce una proroga di due mesi per far fronte alle difficoltà di molti proprietari e gestori di case vacanza.

Problemi per ottenere il CIN

Rispetto all’adozione del CIN, fa sapere Aigab, che a fronte di 358.220 CIN rilasciati, ad oggi circa il 34% delle strutture non ha ancora effettuato o non è riuscito ad effettuare la registrazione. In tanti, inoltre, lamentano di aver inviato richieste di supporto e di chiarimento agli uffici comunali e regionali senza ricevere risposte.

I principali problemi

La maggior parte dei proprietari e dei property manager in possesso di un CIR sono stati in grado di convertirlo in CIN abbastanza agevolmente ma restano ancora molteplici problemi:

  • spesso i proprietari non trovano il proprio immobile associato ad alcun CIN nonostante l’accesso con SPID personale;
  • quando la società è una persona giuridica in molte situazioni, soprattutto nella Regione Toscana, risulta quasi sempre impossibile, pur avendo il CIR, ottenere il CIN nella BDSR;
  • in presenza di cointestatari l’appartamento è spesso associato a solo uno di essi oppure a nessuno dei due;
  • ci sono situazioni in cui la Regione Lombardia, così come l’Emilia Romagna, aveva concesso ai property manager un unico CIR a fronte di più unità immobiliari gestite; in questo caso non sono pervenute linee guida che consentano ai legittimi detentori del CIR di ottenere un CIN per ogni unità;
  • le Regioni Sicilia e Campania hanno introdotto il CIR solo nel 2023/2024 e quindi l’adozione del CIN è di fatto una prima adozione, più complessa che in altre Regioni.

Al mancato successo nel tentativo di associare il CIN ad un CIR esistente, si aggiunge il fatto che gli uffici di Comuni e Regioni sono ingolfati dal recupero del pregresso e quindi molto spesso non prendono in carico le nuove richieste di ottenimento del CIR, pur in presenza dei legittimi requisiti, facendo incorrere proprietari e property manager in situazioni di impossibilità di messa a reddito dei propri immobili, dopo aver effettuato investimenti. 

Oltre ad incorrere nella possibilità di avere sanzioni dal 2 gennaio del 2025 (perché in queste situazioni non si sarà in grado di avere né il CIN sulle OTA, né la loro esposizione sui portoni d’ingresso), i proprietari che avevano un CIR che non riescono a convertire in un CIN potranno incorrere anche in una situazione di lucro cessante in quanto le piattaforme in base al decreto legge del 18 ottobre 2023 n. 145 art. 13 ter bloccheranno gli annunci sprovvisti di CIN non consentendo più di prendere prenotazioni a chi ne aveva diritto, con il rischio di causare danni anche agli ospiti che hanno confermato e pagato prenotazioni il cui check in sarà nel 2025.

Per queste ragioni Aigab ha chiesto al Ministero del Turismo di convocare un tavolo con le Regioni per sollecitare la soluzione delle problematiche esposte e di emanare nel frattempo una proroga di almeno due mesi rispetto alla scadenza attuale.

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