“Come sarà la Valsusa fra 30 anni”. È il titolo di una tavola rotonda a cui ho avuto la fortuna di partecipare nei giorni scorsi. Un titolo che potrebbe essere applicato a tutti gli altri territori del nostro Piemonte.
Come sarà fra 30 anni la Val Varaita? Il Monferrato? L’Ossola? E via dicendo…
Riflettere sul futuro e immaginare scenari economici, ambientali, urbanistici, climatici, sociologici, agricoli, naturalistici è sempre più importante.
Se lo avessimo fatto 30 anni fa, forse avremmo evitato la costruzione di orrendi condomini nelle nostre città, bloccato sconsiderati disboscamenti nelle nostre vallate, arginato uno spopolamento generale. Solo per citare alcuni esempi di mancate programmazioni.
Ogni giorno incontriamo le conseguenze del cambiamento climatico. Bombe d’acqua, grandinate come nevicate, allagamenti disastrosi. Laddove c’erano castagneti oggi ci sono uliveti. Torrenti in secca che d’improvviso diventano armi di distruzione.
Sotto gli occhi di tutti ci sono le differenti tipologie di turisti che visitano il Piemonte. Sempre meno torpedoni con grandi comitive che alloggiano in hotel, mentre crescono i piccoli gruppi che vanno in bed and breakfast, o affittano piccoli appartamenti.
È indispensabile fermarci a riflettere per programmare il nostro futuro.
Per tentare di lasciare un Piemonte migliore per i nostri figli.
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