TREVISO – Non solo Marco. Come lui ce ne sono tanti. Tante decine solo a Treviso. Marco Magrin, ritrovato sabato pomeriggio senza vita a 53 anni nel garage del condominio da cui era stato sfrattato, ha aperto il vaso di pandora. E adesso come Marco c’è anche un ragazzo di vent’anni, sempre della città, che da gennaio rischia di finire in strada. Un lavoro ce l’ha, eppure non gli basta. Proprio come Marco. Nonostante la buona paga, il 31 dicembre gli scade l’affitto e rischia di ritrovarsi in mezzo alla strada. «Non so come fare» ha confidato all’operatore di strada Fabio Tesser.
GLI ALTRI CASI
«Come Marco, questa sera tre persone mi hanno detto che cercano un posto -spiega Tesser- incluso questo ragazzo di vent’anni, per cui ora stiamo cercando di trovare una soluzione». «Oggi sono morte altre tre persone che vivevano per strada (in Italia, ndr), che i Servizi conoscevano -prosegue- A Treviso ne muoiono almeno 4 ogni anno. C’è tanta ipocrisia: le battaglie politiche non hanno un senso. In casi come questo, non c’è un colore che sia più attento e uno meno». Sulla questione è intervenuto anche don Giovanni Kirschner, che ha scritto: «Di fronte a una morte come quella di Marco Magrin, la prima domanda da farci non è cosa c’era di sbagliato nella sua vita, ma cosa c’è di sbagliato nella nostra». «Sembra che la colpa di Marco sia quella di non aver avvisato nessuno delle sue difficoltà -continua Tesser- A Treviso nessuno sa quante persone vivono per strada, ma se ne stimano molte decine. Nessuno si prende la briga di mapparle. Al momento ne stiamo seguendo un paio che hanno chiesto aiuto ai Servizi».
RETICENZA
E comunque segnalare la propria situazione non è sempre così facile: «Spesso queste persone vivono in un posto in cui non possono stare, come Marco, per questo è difficile che te lo vengano a dire -chiarisce Tesser- Perché uno dovrebbe rivolgersi ai Servizi, che o non gli danno alcuna risposta o magari lo fanno dormire per qualche notte in dormitorio e poi si ritrova di nuovo in mezzo alla strada, senza neanche più la roba che aveva prima?». «Ci sono esempi di cittadini che aiutano chi vedono essere in difficoltà -fa sapere l’operatore- Una coppia di senzatetto, con lei incinta, qualche settimana fa, è stata aiutata da una famiglia che ha pagato loro il bed & breakfast per la notte. Ma il problema, qui, è che non possono essere solo i cittadini a dare risposte. Ci vogliono alloggi popolari accessibili. La lista del dormitorio del Comune e di quello della Caritas sono lunghe. Bisogna lavorare su questa emergenza. Questo ragazzo di vent’anni che ora rischia di finire per strada, ad esempio, sta valutando altre strade. Di andarsene. Perché come fa uno ad essere performante su un lavoro impegnativo, come, ad esempio, quello edilizio, se non dorme?».
I DATI
«Ogni anno in Italia muoiono oltre 200 persone senza dimora. A Treviso finora, dall’inizio del 2024, sono state tre. Chissà perché a Treviso decidono di morire a Natale ogni anno? E noi siamo presi dal trovare le lucine che si abbinano alla tovaglia del cenone». «È necessaria una rivolta civile che restituisca volontà di chiedere aiuto a tutte e tutti coloro che vivono nella nostra città: nessuno deve sentire la propria condizione come non accettata -ha commentato Gigi Calesso, leader di Coalizione Civica- La morte in un garage di una persona che non voleva si conoscesse la sua condizione interpella la coscienza civile di ciascuno di noi e dell’intera città».
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link