Il “check in” a distanza in generale ed in particolare le “key box” “non soddisfano gli adempimenti” che sono “previsti nel testo unico delle leggi di pubblica sicurezza”. La circolare che il capo della polizia Vittorio Pisani ha diramato nelle prefetture è chiara. Meno evidente è come, questo principio, dovrà essere tradotto nella pratica.
Cosa può fare il municipio
È il centro storico il territorio che, ovviamente, soffre maggiormente di quella che può configurarsi come una vera e propria invasione. La presenza delle key box, contenenti le chiavi per accedere agli appartamenti trasformati in “case vacanze”, è pervasiva. “Il quartiere più bersagliato da questo fenomeno? Direi sicuramente Trastevere – ha osservato Lorenza Bonaccorsi, minisindaca del municipio I – noi però non possiamo fare nulla per contrastare le key box. Potremmo chiedere l’intervento della polizia locale su edifici pubblici, ma quello degli affitti brevi è un tema che riguarda appartamenti privati. E poi, visto che il tema è quello dell’accertamento dell’identità degli ospiti, noi cosa potremmo fare?”.
L’invasione delle key box nel centro
La domanda non è peregrina, ma la circolare diramata alle prefetture, sta alimentando delle aspettative tra chi, ancora, abita nelle strade del centro storico. “Io vivo a Monti e posso confermare che non c’è stata che non sia interessata dal fenomeno degli affitti brevi. In via dei Ciancaleoni praticamente tutti gli edifici ne sono interessati e cosa analoga vale per via Baccina – ha spiegato Nicola Baroni, del comitato di quartiere Monti – Noi vediamo positivamente la decisione di mettere a bando le key box, che ormai troviamo ovunque, se sono un modo per limitare il fenomeno delle case vacanze. Auspichiamo quindi che la circolare venga messa in pratica”.
Le aspettative dei residenti
Da tempo comitati ed associazioni, come le 18 realtà che fanno parte della Rete attiva per una città vivibile (Racv), segnalano le criticità legate all’overturism. Lo hanno fatto anche in recenti occasioni, convocando assemblee cittadine a Campo de’ Fiori ed a Trastevere. Ma come s’immaginano i cittadini che questo “messa a bando” possa tradursi concretamente? L’azione provocatoria dei Robin Hood che, armati di crolla e tronchesi, hanno manomesso gli “smart locker”, non sembra replicabile su vasca scala.
“È anche difficile riuscire a sanzionare chi li ha messi perché è difficile stabilire a chi in effetti appartengano” hanno commentato gli attivisti del Racv. Anche il municipio, come ricordato dalla minisindaca, ha le mani legate. Ed allora come s’interviene per far rispettare la circolare del capo della polizia? “Gli amministratori di condominio dovrebbero assumersi la responsabilità di non far esporre queste box fuori dai condomini” ha suggerito il presidente del CdQ di Monti. Finora non lo hanno fatto e, nonostante la direttiva del Viminale, nelle strade dell’overturism niente è cambiato.
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