Dalla scorsa estate hanno messo gli occhi sulla Sardegna. Le bande criminali specializzate nelle truffe dei finti carabinieri e avvocati agli anziani, con quartier generale in Campania, hanno messo a segno decine e decine di raggiri. Difficile invece risalire a numero dei colpi tentati ma falliti. Il bottino complessivo supera il milione di euro, anche se per fortuna in molti casi le forze dell’ordine sono riuscite non solo a individuare i responsabili (finiti in carcere o denunciati per estorsione) ma anche a recuperare soldi e gioielli. Ad agire sono giovani campani, inviati nell’Isola dai vertici delle organizzazioni criminali. E le truffe sono sparse nel territorio regionale: non solo a Cagliari ma anche Gallura, Nuoro e Oristano. In sei mesi sono state arrestate e indagate più di trenta persone. Ma le inchieste puntano ora al colpo grosso: cercare di risalire ai vertici di questi gruppi.
La tecnica oramai è nota ed è importante che i familiari degli anziani – soprattutto quelli che vivono da soli – cerchino di spiegare ai loro cari in cosa consiste il raggiro per evitare di cascarci e poter dare subito l’allarme. La trappola inizia con una telefonata (al numero fisso o al cellulare della vittima) da parte di un finto rappresentante delle forze dell’ordine (un maresciallo dei Carabinieri o un commissario della Polizia) per comunicare all’anziano che un figlio o un nipote ha causato un grave incidente stradale: la persona ferita rischia danni permanenti e dunque chi era alla guida finirà in carcere. Per evitare questo e fornire assistenza legale oppure per evitare l’arresto servono soldi. Solitamente scatta anche una seconda telefonata all’altra utenza libera (quella fissa o quella mobile) in modo da impedire all’anziano di chiedere assistenza a un familiare o a un conoscente. Così sotto choc, preoccupata, spiazzata e oramai in balia di quanto sta accadendo, la vittima cede. Quasi subito all’ingresso dell’abitazione si presenza quello che è un finto avvocato. Deve incassare i soldi che, nel raggiro, servirebbero per pagare cauzioni o evitare un arresto inesistente. Le modalità utilizzate dai truffatori indagati, come emerso dalle diverse operazioni portate a termine da Carabinieri e Polizia sotto il coordinamento delle Procure, sono tali da obbligare – secondo le accuse – le persone anziane a consegnare tutto quello di prezioso che hanno in casa. I gruppi criminali arrivano anche a far pesare oro e gioielli. E non esiste un tetto a quanto pretendono: i bottini sono stati di alcune migliaia di euro fino a centinaia di migliaia di euro.
A fine novembre i carabinieri della stazione di Villanova hanno incontrato una 94enne restituendole soldi ma soprattutto gioielli per oltre 300mila euro. «Se la persona al telefono, che si è finta comandante dei carabinieri per truffarmi dicendo che mia nipote rischiava l’arresto perché responsabile di un incidente, era molto malvagia, posso dire di essere stata fortunata a incontrare degli angeli: i carabinieri, quelli veri. Hanno risolto il caso, facendomi un regalo anticipato per il compleanno riportandomi soldi e i gioielli messi da parte in una vita». Queste le parole della pensionato che ha evidenziato anche un aspetto: «La ragazza che si è presentata a casa era dolce. Il malvagio era quello al telefono», ha spiegato ancora l’anziana. «Mi ha subito detto che mia nipote era in caserma: aveva provocato un incidente e la persona ferita rischiava di rimanere paralizzata per tutta la vita. Per questo, per evitare che mia nipote potesse finire in carcere, dovevo pagare. Subito dopo si è presentata davanti alla porta di casa una ragazza giovane, molto bella e dolce. Avrei dovuto darle 15mila euro che non avevo. Quello al telefono continuava a dire alla ragazza di prendere tutto, anche quello che avevo in cassaforte. Io ero in confusione. Poi mi hanno fatto sentire una voce al telefono: sembrava mia nipote e diceva “zia aiutami, non voglio andare in galera”. Sembrava davvero lei. Insomma ci ho creduto. Ma la ragazza mi è sembrata una vittima, forse era obbligata a fare quello che stava compiendo».
Dalla Questura e dal comando provinciale dei Carabinieri ribadiscono ancora una volta: «In caso di telefonate di questo tipo, chiudere subito e chiamare un parente oppure le forze dell’ordine. Nessun carabiniere o poliziotto comunicherebbe informazioni di presunti arresti, fermi o incidenti, né chiederebbe mai soldi o preziosi ad un cittadino per pagare un avvocato».
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