Nella città dei 100 mila studenti l’offerta è cresciuta nello stesso periodo del 10%. Il summit degli agenti immobiliari: «Servono incentivi fiscali per i proprietari. troppi scelgono l’affitto breve o lasciare la casa vuota»
Tempi duri per gli studenti fuorisede e per le loro famiglie: i prezzi medi degli affitti nelle principali città sede di ateneo sono in continua salita, nonostante le proteste degli universitari rimaste di fatto inascoltate. Per una stanza singola a Torino si arriva a pagare in media 433 euro. Il valore del canone di locazione è schizzato nel giro di un’anno del 31%, quasi 10 punti percentuali in più rispetto alla crescita nazionale. Questa è la fotografia scattata dal centro studi di SoloAffitti in collaborazione con la FIAIP – Federazione Italiana Agenti Immobiliari Professionali – presentata ieri mattina alla Camera.
L’industria degli studenti
Ma cosa succede agli affitti per gli universitari? Perché aumentano così tanto? È colpa della crisi, o meglio del cambiamento del mercato immobiliare. In una città come Torino, che ogni anno ospita 100 mila studenti, investire in una casa da reddito per gli studenti è diventato un vero affare ad alto rendimento.
Il mercato residenziale resta sostanzialmente un mercato di scambio. Chi vende in genere lo fa per comprare un nuovo appartamento. Le locazioni business, affitti a trasfertisti, ci sono ma non così numerose. L’investimento da reddito pertanto si orienta ormai su due categorie: affitti brevi turistici e quello degli studenti. Inoltre continua ad aumentare la domanda — del circa 30% in un anno – mentre è lievemente diminuita l’offerta — del 10%.
case vuote.
Le possibili soluzioni
Nel corso della conferenza, oltre alla presentazione dell’indagine è emersa la necessità di rafforzare le infrastrutture per facilitare la mobilità fuori sede e l’opportunità di valorizzare dipartimenti distaccati e atenei universitari ubicati in centri urbani più vivibili e sicuri. Ma sono state presentate due proposte a livello normativo orientate ad introdurre una fiscalità di vantaggio sia per i proprietari che per gli studenti al fine di favorire l’aumento dell’offerta abitativa e nel contempo rendere più sostenibile il pagamento dell’affitto.
E quindi: l’esenzione dell’Imu a favore dei proprietari che affittano a studenti universitari fuorisede tramite la stipula di contratti di natura transitoria (da 6 a 36 mesi); o la leva fiscale si vuole incentivare ad affittare a studenti fuori sede, riferendosi a quei proprietari che, ad oggi, scelgono altre tipologie di locazione o, addirittura, preferiscono lasciare le case vuote.
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