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al via il vertice Mercosur, attese novità sull’accordo con l’Unione europea #finsubito prestito immediato


Si è aperto a Montevideo il vertice dei capi di Stato del Mercosur, l’area di integrazione commerciale che comprende l’Uruguay, che chiude la presidenza di turno, l’Argentina, il Brasile, il Paraguay e la Bolivia. L’appuntamento, durante il quale Panama farà il suo ingresso ufficiale come Stato associato, è divenuto oggetto di particolare attenzione anche da parte europea: sbarcata con relativa sorpresa a Montevideo, la presidente della Commissione europea, Ursula Von der Leyen, ha infatti detto che il trattato di libero scambio tra Mercosur e Unione europea, le cui trattative sono iniziate nell’ormai lontano 1999, “è in vista”. “Abbiamo la possibilità di creare un mercato di 700 milioni di persone, il più grande partenariato commerciale e di investimento che il mondo abbia mai visto”, ha scritto von der Leyen in un messaggio pubblicato sul proprio profilo X. Iniziativa che promette di aprire però un fronte critico tra Bruxelles e Parigi: il presidente francese Emmanuel Macron, fa sapere l’Eliseo, ha infatti ribadito a von der Leyen che l’accordo è “inaccettabile”.

Negli ultimi giorni, le voci di una possibile stretta sull’accordo erano rimbalzate in diversi media latinoamericani, forti di indiscrezioni arrivate dalle ultime riunioni tecniche tenute tra le parti a Brasilia. Ipotesi che hanno avuto eco soprattutto in Brasile, Paese con un forte potenziale di esportazione agroalimentare e il cui presidente Luiz Inacio Lula da Silva aveva sperato di portare le parti alla firma tanto nel vertice Mercosur tenuto a Rio de Janeiro a fine 2023, quanto nel vertice del G20, sempre nella stessa città. Secondo fonti diplomatiche citate dalla testata online “Poder360”, nei giorni del vertice di Montevideo si potrebbe annunciare la conclusione dei negoziati, anche se il testo finale dovrebbe essere definito per l’inizio del 2025. Il percorso per una chiusura definitiva dell’accordo, che dovrà poi essere avviato al complesso iter di ratifica dei soci, non è però così scontato. Perché se è vero che von der Leyen, come ha sottolineato da ultimo la ministra degli degli Esteri della Germania Annalena Baerbock, ha i pieni poteri per firmare l’intesa, il fronte europeo è tutt’altro che compatto.

Von der Leyen, che ha deciso di effettuare proprio in America latina il primo viaggio all’estero del suo secondo mandato, deve affrontare l’opposizione all’accordo di diversi Paesi membri dell’Ue. Gli agricoltori europei hanno ripetutamente protestato contro l’intesa, affermando che porterà a importazioni a basso costo di prodotti sudamericani, in particolare di carne bovina, che non è soggetta agli stessi standard di sostenibilità e di sicurezza alimentare dell’Unione europea. La Francia è il Paese più apertamente critico dell’accordo proposto, ma versa in una profonda crisi politica dopo la caduta governo del primo ministro francese Michel Barnier certificata ieri dall’approvazione di una mozione di sfiducia sostenuta dalle opposizioni. Tuttavia, altri membri dell’Ue, come la Germania, insistono sul fatto che l’accordo con il Mercosur è vitale per il blocco comunitario, che sta cercando di diversificare i rapporti commerciali dopo la pressoché completa chiusura del mercato russo e i problemi legati alla dipendenza di materie prime provenienti dalla Cina.

Le trattative tenute a Brasilia negli ultimi giorni – scrive il quotidiano “O Globo” – avrebbero sciolto almeno un parte altri temi visti con diffidenza dagli europei, in particolare grazie alla promessa di Lula di concedere alle imprese dell’Ue e del Mercosur pari condizioni di accesso alle gare pubbliche. L’accordo, stando alle linee generali, libererebbe dai dazi commerciali circa il 90 per cento dei prodotti in entrata e uscita dai due blocchi. Un processo che si realizzerebbe in modo progressivo nell’arco di dieci anni, eccezion fatta per settori delicati – come quello delle automobili – che verrebbe liberalizzato almeno parzialmente, entro 15 anni. Secondo uno studio della London School of Economics, l’accordo potrebbe aumentare dello 0,1 per cento il pil dell’Europa da qui al 2032, (dello 0,3 per cento per i Paesi del Mercosur). Un trattato da cui potrebbe nascere un mercato in grado di generare un quarto del pil mondiale.

Il vertice di Montevideo coincide inoltre con l’avvio della presidenza semestrale dell’Argentina, la prima dell’era di Milei. Il leader liberale, scrivono i media argentini e non solo, potrebbe tornare a mettere in discussione una regola interna del blocco, quella che impegna i Paesi membri a non stringere accordi commerciali senza il consenso degli altri soci. La questione è stata a lungo in cima all’agenda del presidente uscente dell’Uruguay, il conservatore Luis Lacalle Pou, che non è mai riuscito ad avere il via libera per chiudere un importante accordo commerciale con la Cina. Il suo successore, il presidente eletto Yamandù Orsi, ha fatto sapere ai partner che non intende muoversi in solitaria, privando di fatto l’Argentina di un possibile alleato nella battaglia per la riforma della regola.

Nel mirino di Milei, oltre alla necessità di rendere più dinamica un’intesa che sinora non è stata capace di consolidare grandi partenariati economici, ci sarebbe l’idea di procedere in solitaria a un accordo commerciale con gli Stati Uniti. Idea che il presidente argentino avrebbe discusso con il presidente eletto Donald Trump, nell’incontro tenuto di recente a Mar-a-Lago, e di cui ha parlato di recente il ministro degli Esteri, Gerardo Werthein. Il titolare della diplomazia argentina aveva infatti detto che Buenos Aires segue con attenzione l’iter parlamentare della “Americas Act”, una legge di iniziativa bipartisan che permetterebbe a un Paese terzo di aderire in automatico agli accordi commerciali degli Stati Uniti, adeguandosi però alla lettera del trattato senza poter negoziare condizioni speciali.

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Un provvedimento che i parlamentari Usa hanno proposto, apparentemente con il sostegno del presidente eletto Donald Trump, per consolidare le catene del valore continentali a fronte delle incursioni produttive e commerciali soprattutto della Cina. A giugno, nel corso del quarto incontro dello US-Argentina Council on Trade and Investment (Tifa), le parti avevano celebrato l’intenzione di portare Buenos Aires nella Americas Partnership for Economic Prosperity (Apep), uno strumento pensato per aumentare l’integrazione regionale. Il governo argentino, ha chiarito di recente il portavoce della presidenza, Manuel Adorni, intende lavorare a favore di qualsiasi accordo commerciale il Mercosur decida di stringere, “vuoi quello con l’Unione europea o con gli Stati Uniti”, tenendo conto delle “difficoltà legali e strutturali del blocco”. Buenos Aires non sarebbe in questo senso orientata a clamorose uscite dal blocco regionale, specie se questo dovesse riuscire ad aprirsi ai mercati europei.

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