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La trasformazione sociale dell’Umbria nel segno del welfare culturale #finsubito prestito immediato


UMBRIA, DATI ALLA MANO

Se si considera l’indicatore multidimensionale dell’innovazione, sviluppo e coesione sociale, il posizionamento della Regione è equivalente o di poco migliore rispetto alla media nazionale. I riferimenti sono riportati sul focus regionale dell’ISTAT. L’indicatore multidimensionale è la risultante di 53 fattori articolati in 8 aree di indagine: sistema economico produttivo; mercato del lavoro; ambiente; coesione sociale e sicurezza; istruzione e formazione; innovazione e ricerca; salute e sanità; conti pubblici territoriali. Con riferimento al periodo 2021-2023 l’indicatore, che può assumere valori da un minimo di 0 fino a un massimo di 1, per l’Umbria si è attestato poco sopra la media nazionale (pari a 0,5 nei tre anni): 0,52 nel 2021, 0,54 nel 2022 e di nuovo 0,52 nel 2023. Per avere un termine di paragone, gli estremi opposti sono rappresentati dalla Sicilia, a quota 0,2, e dal Trentino-Alto Adige che raggiunge lo 0,7.

Per quanto riguarda la povertà relativa si attesta al 10% nel 2022: è inferiore rispetto alla media nazionale del 10,9% ma superiore rispetto alla media delle regioni del Centro Italia pari al 6,5%. Si considera povera in senso relativo una persona o una famiglia il cui reddito (o consumo) disponibile è inferiore alla metà (o in certi casi al 60%) del reddito o consumo medio (o mediano) pro-capite.

Andando ad approfondire la lettura dei dati registrati dall’Agenzia Umbria Ricerche si rileva che il rischio di povertà è di circa 5 volte più elevato se la persona di riferimento è straniera invece che italiana (il 34,8% contro il 7,1%).

Influisce molto anche il titolo di studio: le famiglie dove la persona di riferimento ha la licenza secondaria di primo grado sono più esposte al malessere economico rispetto a quelle dove è presente un/a diplomato/a (12,7% contro 7,6%).

Interessante notare quanto pesi il lavoro povero, ciò emerge dal confronto fra l’incidenza della povertà per quanto riguarda i pensionati rispetto a quella dei lavoratori (il 5,7% contro il 11,1%).

UN BANDO APRIPISTA. LE CARATTERISTICHE DELLA MISURA

Con la finalità di coniugare arte, cultura ed inclusione sociale, nel 2022 è stato attivato – con fondi della L.R. 24/2003 – il bando “Musei e welfare culturale”, con cui la Regione Umbria ha sostenuto progetti legati alla promozione dei musei e dei luoghi della cultura per favorire la partecipazione di famiglie e soggetti svantaggiati o in situazione di vulnerabilità. Il bando aveva come obiettivo “attivare nuove responsabilità sociali degli operatori culturali nei confronti della comunità del territorio di riferimento; sviluppare, ampliare e consolidare il capitale relazionale delle organizzazioni culturali; sostenere lo sviluppo di reti fra strutture e operatori culturali oppure rafforzare quelle già esistenti.”

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Parallelamente a un bando dedicato alle imprese culturali e creative del settore spettacolo dal vivo, è stato anche pubblicato un bando per progetti di welfare culturale con una dotazione complessiva nella prima annualità di 225 mila euro, con contributi che sono stati assegnati nel mese di febbraio del 2023. Fra gli interventi ammissibili rientravano anche progetti e iniziative culturali innovativi e di sperimentazione artistica, senza limiti rispetto alle forme e ai linguaggi di espressione e produzione culturale, attraverso pratiche e processi di coinvolgimento attivo dei cittadini e delle comunità con presenza di soggetti svantaggiati. I progetti potevano ad esempio prevedere il coinvolgimento di case circondariali/istituti penitenziari; comunità terapeutiche; residenze protette; centri diurni per soggetti con disabilità fisica/cognitiva; case-famiglia; reparti ospedalieri anche attraverso associazioni che operano a sostegno di attività sociali e culturali connesse.

I progetti, inoltre, dovevano prevedere modalità partecipative di accessibilità e coinvolgimento attivo dei destinatari (con particolare riguardo a metodi e approcci non convenzionali) e favorire la diffusione di pratiche artistiche e culturali sul territorio rivolte specificatamente a soggetti svantaggiati o in situazione di vulnerabilità.

Di particolare interesse è la scelta di aver indicato prioritariamente come destinatari le micro, piccole e medie imprese culturali, in modo da stimolare la contaminazione transdisciplinare attraverso la costruzione di nuove alleanze in uno schema di collaborazione fortemente segnato da una corresponsabilità, dato che anche dal punto di vista finanziario era previsto un cofinanziamento minimo delle realtà beneficiarie pari al 20% a fronte di un contributo pubblico massimo del restante 80%.  Potevano inoltre partecipare anche soggetti aventi forma giuridica no profit (associazioni, fondazioni, ecc.), i cui scopi statutari contemplassero anche uno o entrambi i seguenti ambiti di attività: gestione, valorizzazione e promozione dei beni e delle attività culturali; attività artistiche in tutte le discipline, comprese le attività di Artiterapie.

I richiedenti erano tenuti ad avere sede legale in Umbria o avere in Umbria una sede operativa già attiva al momento della domanda. Nello staff del progetto era obbligatoria la presenza di uno o più operatori con attestata qualifica professionale in Artiterapie acquisita presso scuole accreditate dal MIUR, allo scopo di favorire la professionalizzazione delle organizzazioni e al contempo la qualificazione degli sbocchi lavorativi per le attività formative inerenti.

Il bando ha rappresentato una risposta alle criticità emerse nel periodo pandemico, che ha portato con sé l’inasprirsi di fragilità preesistenti e lo sgretolamento di alcune delle reti relazionali di supporto reciproco dentro le comunità locali. Allo stesso tempo, questa risposta alla parabola del Covid è stata anche una scommessa, un test per verificare con un esame di realtà se il tessuto imprenditoriale fosse pronto ad abbracciare gli approcci di cross-fertilization tipici del welfare culturale.

“Il dubbio che avevamo – commenta la Dottoressa Pinna – riguardava innanzitutto, se non l’interesse, la propensione a mettersi in gioco della platea a cui ci rivolgevamo. Attraverso questo bando abbiamo rovesciato le nostre logiche consuete scegliendo come destinatari non i musei ma le pmi o gli enti no profit in regime di impresa capaci di allearsi coi luoghi della cultura per individuare i bisogni speciali nelle comunità territoriali e diventare pivot di innovazione sociale a base culturale.”

In questo modo i fondi regionali sono serviti per ampliare la varietà delle attività di valorizzazione culturale, attivando nuovi mercati, e per diffondere le competenze esistenti attraverso il contatto e la coprogettazione fra i soggetti coinvolti, creando nuove connessioni interdisciplinari.

L’ESPERIENZA INSEGNA

Quanto appreso con questo primo esperimento è stato utile per tarare in modo originale la nuova programmazione europea. Ne è stato ricavato un bando per le imprese culturali e creative orientato solo al sostegno di attività di spettacolo dal vivo con una dotazione quasi doppia, di 400.000€.

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Anche in questo caso i destinatari erano le micro, piccole e medie imprese oltre che le associazioni ammissibili a finanziamento per gli aiuti alle imprese della linea del FESR 2020-2027.

Gli importi del progetto e del contributo finanziabile sono così saliti rispettivamente fino a 49.000€ e a 70.000€, prevedendo anche in questo caso un cofinanziamento minimo del 30%, cercando di stimolare in questo modo la crescita e la competitività di imprese e organizzazioni beneficiarie.

“Quello che si è verificato – prosegue la dott.ssa Pinna – è un processo di evoluzione della nostra capacità di ascolto e stimolo al tessuto delle imprese creative e culturali regionali. In un circuito virtuoso i bandi promossi hanno costruito nuove relazioni e aiutato le organizzazioni a raggiungere e ampliare i propri pubblici. Dando continuità alle iniziative di indirizzo ecosistemico, si è creata una richiesta che ha fatto leva sulle risorse disponibili. È così che a breve uscirà un altro bando, di nuovo con l’impiego di fondi europei per mezzo milione di euro. A giovarne persone con disturbi dello spettro autistico, immigrati, i servizi di avviamento al lavoro, minori, persone con disabilità psichiche, caregivers, ecc.”

FINANZIAMENTI INTERSETTORIALI PER UN WELFARE CULTURALE “MIMETICO”

Un tratto di grande interesse del modus operandi portato avanti negli anni recenti in Umbria è la capacità di proporre pratiche di welfare culturale in una accezione estesa, con una forte ibridazione fra gli approcci e di dialogo tra operatori degli ambiti culturali e sociosanitari. Infatti, anche quando i bandi promossi non avevano per oggetto la definizione di una cornice di senso etichettata esplicitamente come welfare culturale, nei fatti, attraverso l’introduzione di progettualità generative negli ambiti coinvolti, come lo spettacolo dal vivo, sono stati perseguiti e raggiunti obiettivi di coesione sociale, inclusione e promozione dell’impresa creativa e culturale, che hanno risposto alle fragilità emergenti e rinnovato l’offerta di valore esistente.

“Quando scrivemmo il documento per la programmazione europea attuale il welfare culturale era alla base di tutte le azioni legate alla cultura, prevedendo anche delle azioni parallele attraverso il fondo sociale per aumentare il capacity building di queste imprese. L’obiettivo è infatti aumentare le competenze sia specifiche che di tipo imprenditoriale affinché la specializzazione possa generare occupazione di buona qualità, PIL e così via. Purtroppo, non siamo ancora riusciti ad avviare le specifiche linee di azione, ma contiamo di farlo in una prossima fase di programmazione. In particolare, fra tali competenze, il fundraising per il settore culturale può creare dinamismo e potenziare l’efficacia progettuale dei soggetti coinvolti.”

Sebbene la prescrizione sociale non sia ancora stata sperimentata, una pratica esistente è quella del finanziamento delle attività di promozione della lettura nella prima infanzia in collaborazione con Nati per leggere e con la rete regionale dei pediatri di famiglia. Si tratta di un’attività totalmente finanziata dalla Regione attraverso risorse provenienti dall’ambito sanitario e destinate alla prevenzione per la salute, a riprova del fatto che la cultura, fin dai primi passi anzi soprattutto, è un importante determinante di salute.

UMBRIA CULTURE FOR FAMILY

Affine a questo tipo di intervento è anche l’iniziativa di un marchio regionale per rendere riconoscibili le attività family friendly. In particolare, l’adesione a questo circuito (e quindi il rispetto del protocollo che lo definisce) da parte delle attività culturali del territorio ha comportato, per costruzione, il miglioramento dell’accessibilità e inclusività dell’offerta e dei luoghi della cultura candidatisi.

Si tratta di un progetto sperimentale della Regione Umbria finanziato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento per le politiche della famiglia, che, a partire dal 2022, vuole rendere protagonista nel turismo family friendly il comparto della cultura, quindi “rendendo a misura di famiglie” sia i luoghi della cultura sia le varie manifestazioni culturali organizzate e promosse in Umbria.

Oltre a promuovere l’aumento di servizi e strutture dedicate alle famiglie nei luoghi della cultura e all’interno delle manifestazioni culturali, Umbria Culture for Family crea una rete di offerte family e kid-friendly, nella vita quotidiana, nel tempo libero e in vacanza.

Per rendere concreto questo progetto, è stato tracciato un percorso di qualità che si è avvalso delle competenze del Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università degli Studi di Perugia e di un Comitato tecnico scientifico, che ha portato alla realizzazione di un disciplinare per la concessione di un marchio attribuibile a enti e organizzazioni pubbliche e private che operano nel settore della cultura e dello spettacolo nello spirito family friendly.

Sono stati realizzati specifici moduli formativi per gli operatori del settore culturale e turistico, in modo da garantire servizi e offerte culturali in linea con le migliori esperienze nazionali e internazionali. Le buone prassi sperimentate col Progetto potranno essere trasferite anche in altri contesti, sulla base di un monitoraggio dell’andamento e dei risultati delle diverse fasi previste. I luoghi e gli eventi che aderiscono al progetto sono contraddistinti da uno specifico marchio di attenzione.

LA FESTA DEI BOSCHI

“In questa direzione va la manifestazione che si propone di far scoprire luoghi verdi inconsueti tramite passeggiate all’aria aperta e libri a tema, di partecipare a esplorazioni botaniche e fluviali con esperti del settore, e di contribuire a informare e rendere partecipi i cittadini di conoscenze importanti per il loro benessere e per quello della comunità. Per tali ragioni riteniamo che si inserisca a pieno titolo nella cornice del welfare culturale. Giunta alla IX edizione nel 2024, fra la primavera e l’autunno, attraverso 12 appuntamenti con una formula itinerante, sono stati messi in luce luoghi affascinanti e diversi, esperiti attraverso attività per tutte le età e pensate in particolare per le famiglie e i bambini”.

FATTORI DI POTENZIAMENTO

Come evidenzia la dott.ssa Pinna, uno degli elementi da rafforzare è l’adozione sistematica di una metodologia di valutazione dell’impatto prodotto dai processi e dalle progettualità finanziate. Anche se sono stati previsti dei momenti di restituzione e condivisione a fine percorso per permettere alle varie realtà di conoscersi e confrontarsi, manca al momento un impianto di rilevazione strutturato attraverso indicatori qualitativi e quantitativi, condizione per poter misurare i progressi raggiunti verso gli obiettivi strategici individuati dalle politiche regionali.

Rafforzare questa attenzione e far crescere le competenze che richiede costituisce anche un’opportunità in termini di emersione di buone pratiche locali, affermazione di leadership progettuali e possibilità di aggregare in cluster o consorzi le esperienze di maggiore interesse ed efficacia. Su tutti questi aspetti la riflessione è stata avviata.

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ABSTRACT

In Umbria, in recent years, through the activation of regional funds, the intervention of SMEs and non-profit organisations has been encouraged in favour of cultural venues and, in particular, in support of projects aimed at families and communities with the presence of disadvantaged people or those in a vulnerable situation. We interviewed Dr. Antonella Pinna (Director of the Cultural Resources, Museums, Archives and Libraries Service of the Umbria Region) within the framework of the dossier on cultural welfare, and we delved into the peculiar features of this case study. What emerged was not only the ability to effectively use public programming tools to foster the progressive adoption of cultural welfare practices, but also an attentive response on the part of the territory that has discovered or strengthened social ties under the banner of solidarity. The various initiatives supported with the co-participation of the public, private and third sectors have configured a territorial alliance that, in addition to shoring up local resilience, serves as an infrastructure for further bets of change. A path of agile innovation that starts from a correct intuition and becomes a valuable systemic resource.



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