I giornalisti del Guardian Media Group (GMG), editore di testate storiche come The Guardian e The Observer, hanno intrapreso il primo sciopero in oltre 50 anni, per protestare contro la possibile vendita dell’Observer.
Il giornale, fondato nel 1791 e noto come il più antico domenicale al mondo, rischia di essere ceduto a Tortoise Media, una piattaforma digitale guidata da James Harding, ex direttore del Times, e dall’ex ambasciatore USA Matthew Barzun.
La vendita, annunciata a settembre, è stata giustificata con la necessità di riorganizzazione interna per fronteggiare la crisi dei media tradizionali.
Il GMG sta considerando di vendere l’Observer, ma i giornalisti si oppongono fermamente perché temono che ciò comprometta l’indipendenza editoriale e i valori del gruppo.
Il sindacato National Union of Journalists, considera la cessione un “tradimento” dell’impegno dello Scott Trust, l’organizzazione che tutela l’indipendenza editoriale del gruppo.
La protesta evidenzia il rischio di cambiamenti radicali per una testata storica, sia nel modello di accesso ai contenuti che nella sua missione giornalistica.
Il piano di Tortoise prevederebbe un investimento di 25 milioni di sterline in cinque anni, ma introdurrebbe un paywall per i contenuti online dell’Observer, rompendo con la tradizione di accesso gratuito condivisa con il Guardian.
Nonostante lo sciopero, i vertici del GMG intendono proseguire le trattative e garantiscono la pubblicazione sia in formato cartaceo che digitale.
L’iniziativa ha ricevuto il sostegno di oltre 70 personalità di spicco che in una lettera aperta esortano il Scott Trust a rifiutare l’offerta. Definiscono la vendita “disastrosa” per l’Observer, il Guardian e il giornalismo liberal, sottolineando il rischio di perdere l’identità storica e i valori progressisti delle testate.
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