L’ultima innovazione della finanza per il clima passa dall’isola caraibica di Barbados. Famosa per le sue favolose spiagge bianche, Barbados ha un serio problema di acqua: quella disponibile, come ha ricordato lo scorso anno intervenendo alle Nazioni Unite il ministro dei Trasporti dell’isola, ammonta a circa 306 metri cubi all’anno per abitante. Pochissima. L’80% viene da una sottile falda acquifera costiera che galleggia sopra acqua salata. Con il riscaldamento climatico l’acqua a disposizione rischia di diventare anche meno: le piogge diminuiscono, il livello del mare si alza e senza interventi le stime del governo dicono che Barbados nel 2050 avrà a disposizione meno di 100 metri cubi di acqua all’anno per abitante. Una quantità che renderebbe impraticabile, per esempio, qualsiasi attività agricola.
Servono investimenti sul sistema idrico e sulla gestione delle acque reflue, in modo da permettere alla popolazione di usare al meglio le poche risorse a disposizione. In particolare la scorsa estate è stato avviato un progetto per la realizzazione di un grande impianto per il trattamento delle acque che prevede anche una condotta lunga venticinque chilometri per trasportare l’acqua depurata verso le aree coltivate, in modo che possa essere utilizzata per irrigare i campi. Questo sistema, calcola il governo, attenuerà gli effetti del cambiamento climatico sulla disponibilità idrica del Paese, riportando a circa 240 metri cubi all’anno la quantità disponibile per abitante nel 2050.
Ma gli impianti costano e per un Paese che ha un Pil di 6,4 miliardi di euro (inferiore al fatturato di una grande azienda italiana) trovare i fondi non è facile. È qui che può aiutare l’innovazione finanziaria. Lunedì il governo di Barbados ha annunciato un accordo con la filiale locale della banca canadese Cibc per uno scambio “debt-for-climate resilence” che è il primo nel suo genere: lo Stato ripagherà parte del suo vecchio debito emettendo nuovi titoli a condizioni migliori che permetteranno un risparmio di 125 milioni di dollari. Questa cifra risparmiata dovrà però essere investita sul miglioramento della rete idrica dell’isola. Le garanzie per questa operazione, 300 milioni di dollari totali, sono equamente divise tra l’Inter-American Development Bank (Idb) e la Banca europea degli investimenti (Bei). La stessa Idb e il Green Climate-Fund metteranno a disposizione 110 milioni di dollari di finanziamento per il progetto.
Dal punto di vista tecnico, la conversione del vecchio debito in debito “climatico” è stata strutturata con un prestito le cui condizioni sono legate a obiettivi di sostenibilità, con parametri che cambiano in base alla qualità e alla quantità dell’acqua bonificata generata dagli impianti finanziati. Se gli obiettivi non saranno raggiunti, il governo dovrà pagare delle penalità che renderanno il prestito più costoso. Anche in questo caso, però, non si toglieranno risorse alla tutela dell’ambiente: l’intero ammontare di queste penali andrebbe versato in un fondo che dovrà investire sulla tutela della natura dell’isola.
«Di fronte alla crisi climatica, questa transazione innovativa funge da modello per Stati vulnerabili, offrendo rapidi vantaggi di adattamento per le Barbados» ha detto Mia Mottley, primo ministro di Barbados. Nadia Calviño, presidente della Bei, ha confermato che questa prima operazione di conversione “debito per resilienza climatica” può essere un modello replicabile nel prossimo futuro.
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