L’assegno di invalidità è a rischio per tantissime famiglie, cambiano o criteri di assegnazione
Con la Circolare n. 1 del 2 gennaio 2024, l’INPS ha aggiornato gli importi delle prestazioni di invalidità civile, ciechi civili e sordomuti, introducendo incrementi legati alla rivalutazione del costo della vita. Dal 1° gennaio 2024, le pensioni e gli assegni di invalidità beneficeranno di una perequazione del +5,4%, calcolata sulla base dell’andamento inflazionistico definitivo del 2023.
Una novità significativa riguarda la proroga del requisito anagrafico di 67 anni per la trasformazione delle pensioni di invalidità civile in assegno sociale, confermata fino al 31 dicembre 2024. L’assegno sociale, che sostituisce le pensioni di invalidità al compimento di questa età, è stato anch’esso rivalutato, passando da 507,03€ a 534,41€. Tuttavia, in assenza di dati aggiornati sui redditi, l’importo sarà calcolato senza aumenti.
L’obiettivo è garantire maggiore equità economica per i beneficiari, tenendo conto dell’inflazione e dei cambiamenti demografici. Questi aggiornamenti testimoniano l’impegno dell’INPS nel garantire un sostegno economico adeguato a chi vive condizioni di fragilità. Al compimento dei 67 anni, le prestazioni economiche di invalidità civile – l’assegno e la pensione di invalidità – si trasformano automaticamente in assegno sociale sostitutivo, come previsto dall’art. 19 della L. n. 118/1971.
Questo processo non richiede alcuna azione da parte del beneficiario e garantisce continuità nel sostegno economico, purché siano rispettati i requisiti reddituali necessari per accedere all’assegno sociale. Tuttavia, è importante chiarire che, con il raggiungimento dell’età pensionabile, l’invalidità civile continua ad essere riconosciuta senza alcun limite d’età, ma il criterio di valutazione cambia: non si considera più la capacità lavorativa, bensì la capacità di svolgere le attività proprie dell’età.
Pensioni: importo aggiuntivo di dicembre 2024
Nel mese di dicembre 2024, oltre 400 mila pensionati con redditi bassi riceveranno un pagamento aggiuntivo di 154,94€, accreditato insieme alla rata della pensione. Questo beneficio, introdotto dalla legge n. 388/2000, è totalmente esentasse e viene erogato automaticamente dall’Inps sulla base delle pensioni attuali e dei redditi più recenti registrati, non antecedenti al 2020. Inoltre, circa 200 mila pensionati che hanno raggiunto l’età di 64 anni tra agosto e dicembre 2024 riceveranno una somma aggiuntiva con la stessa mensilità.
Il pagamento è destinato ai titolari di trattamenti pensionistici diretti o indiretti erogati dall’Inps o dalle Casse professionali di previdenza, come quelle degli avvocati, medici, ingegneri, e altri professionisti iscritti a enti specifici. Tuttavia, sono escluse prestazioni diverse dalle pensioni, come assegni di esodo, indennità di invalidità civile, pensioni sociali e ape sociale. Non possono beneficiarne nemmeno coloro che percepiscono pensioni di vecchiaia erogate in cumulo progressivo, almeno finché la prestazione non è completa.
Benefici economici e agevolazioni dopo i 67 anni
Tornando agli invalidi civili, dopo i 67 anni, possono ancora beneficiare di agevolazioni come l’esenzione dal ticket sanitario. Tuttavia, le prestazioni economiche di invalidità civile cessano, salvo l’indennità di accompagnamento, che resta l’unico sostegno economico possibile. Quest’ultima è riconosciuta agli invalidi totali che non possono deambulare autonomamente o che sono incapaci di compiere gli atti quotidiani della vita senza assistenza. Per ottenere tale indennità, è necessario che una Commissione medica accerti la condizione di non autosufficienza, confermando la persistenza delle difficoltà funzionali legate all’età e alle patologie.
Questi cambiamenti riflettono l’intento del legislatore di bilanciare il sostegno economico con le specificità delle condizioni di vita degli invalidi, garantendo continuità di tutela attraverso strumenti adeguati alla fase della vita successiva alla pensione. Nel 2024 l’importo della pensione di invalidità civile è stato pari a 333,33 euro per poi diventare pari a 342,33 euro per l’incremento extra del 2,7% come per le minime. Nel 2025 invece si passa allo 0,8% di incremento sui 333,33 euro al mese e poi al 2,2% di extra rivalutazione per le minime.
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