Il pronto soccorso del Moscati è al collasso e la situazione non fa che peggiorare. Pazienti ammassati nelle sale e nei corridoi. I letti finiscono presto e al loro posto vengono utilizzate sedie di plastica o quelle a rotelle. A chi va meglio viene concessa una barella.
E i malati ci restano, in attesa di ricevere la prima visita oppure un posto in reparto, per giorni. Sono soprattutto fragili e anziani quelli che aspettano, mentre le condizioni diventano sempre più precarie e allarmanti. Alle 14 di martedì, accatastati alla peggio, nella struttura diretta da Antonino Maffei, di pazienti ce n’erano 70. Ieri, alla stessa ora, di bisognosi di cure se ne contavano 60.
Gravi e gravissimi in maggioranza: 8 in codice rosso e 27 in arancione (poi 17 in azzurro, 6 in verde e 2 in bianco). Ma questa volta il cronico sovraffollamento dell’Emergenza di Contrada Amoretta si è fatto ancora più preoccupante. Non soltanto per i numeri da carnaio, che sono ormai costanti (e dopo i 30 accessi il reparto già inizia a boccheggiare).
Ad aggravare il quadro è infatti la condizione clinica di chi resta in stallo al piano terra della città ospedaliera. Sono tantissimi, cioè, i fratturati. Anziani soprattutto, che con le ossa rotte stazionano nell’Urgenza per intere giornate.
Il blocco dei ricoveri nel reparto di Ortopedia, come riportato da Il Mattino domenica scorsa, è tuttora in atto. Intanto nelle stanze il colpo d’occhio si fa angosciante. Tanto che alcuni parenti hanno deciso di immortalare la scena, per denunciare le condizioni in cui versano i loro cari. L’immagine ritrae uno stanzone pieno zeppo, dove i letti sono stati disposti su una doppia fila. La norma prevede che lì ne vengano accolti 11, invece ce ne sono stati messi 23. Uno attaccato all’altro, mischiati per genere e per codice di gravità, senza nemmeno i separé. Medici, infermieri e operatori sanitari, dunque, sono sul fronte. Ma le armi a loro disposizione non bastano.
«Sto pregando che si liberi un letto», dice una donna dagli occhi sconvolti. È all’ingresso, mentre suo padre è dentro da più di 70 ore. Ha 84 anni e deve essere operato allo stomaco. Vicino a lei altri sguardi tutti uguali. I sindacati lanciano perciò l’allarme. «Le sale mediche del pronto soccorso del Moscati sembrano essersi trasformate in dei mega reparti da campo, dove la promiscuità tra i pazienti regna sovrana», denunciano, con una nota congiunta, la Fials e il Nursind. «A farne le spese sono gli operatori sanitari e gli stessi utenti, che si trovano quotidianamente a vivere sulla loro pelle i disagi relativi a criticità organizzative, che hanno molteplici cause».
La Federazione autonoma lavoratori Sanità e il sindacato degli infermieri puntano il dito contro il governatore di Palazzo Santa Lucia. «La carenza di posti letto per pazienti acuti, la medicina territoriale totalmente depotenziata, i piani aziendali di gestione del sovraffollamento inesistenti, i fenomeni di preoccupante mobilità passiva all’interno della stessa Regione – elencano – rappresentano gravi problematiche, irrisolte e sottovalutate dal presidente Vincenzo De Luca, che ha la delega alla Sanità». Ma non salvano i vertici dell’Azienda avellinese. «A ciò vanno aggiunte – proseguono infatti – le criticità organizzative e strutturali ataviche del pronto soccorso della città ospedaliera, che risulta avere, ad esempio, degli spazi non più adeguati per la mole di pazienti che vi accedono».
Quindi l’appello: «Chiediamo con forza ai vertici aziendali di adottare tutte le misure organizzative possibili, soprattutto in previsione del picco influenzale che si verificherà a breve. In assenza di interventi a gennaio si rischierà di non poter garantire la tenuta dei servizi sanitari all’interno del dipartimento d’Emergenza».
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