La mostra sui costumi antichi a Sassari.
Ottimi i risultati delle tre giornate culturali: l’associazione culturale folkloristica “Santu Bèrtulu” in collaborazione con l’Archivio di Stato di Sassari e col patrocinio dell’ International Inner Wheel Club di Sassari ha organizzato, dal 28 al 30 novembre 2024, l’8^ mostra “Modas, Abbigliamento tradizionale di Sardegna”con un’edizione speciale “Sentèntzias”, curata dal presidente Antonio Mannu e che, a nome dell’associazione, ringrazia i quasi duecento visitatori che hanno onorato con la loro partecipazione e visita.
L’esposizione inedita di parti di procedimenti penali, tra la fine dell’800 e l’inizio del ‘900,riguardanti la descrizione dei costumi di Ossi, Osilo , Ittiri, Sennori, Thiesi, Pattada, Monti e Orgosolo tra avvenimenti di banditismo, di omicidi e femminicidi hanno attirato un pubblico variegato: oltre ad appassionati, studiosi e ricercatori, non sono mancati storici dell’arte, avvocati, criminologi e varie rappresentanze delle forze armate, che hanno gradito il connubio tra la sezione etnografica e quella cartacea.
A rendere viva la documentazione sono stati gli abiti sardi, maschili e femminili, dei paesi di Ossi (con la medesima associazione), Pattada (con Salvatore Virdis e Claudia Solinas), Dorgali (a cura dell’associazione per le tradizioni popolari “Tiscali”) e Settimo San Pietro (curato dall’Associazione culturale “San Giovanni Battista”); ciascuno, ha dato voce a uno spaccato della propria storia vestimentaria e orafa.
Modas, per l’ottava volta, ha riconfermato la finalità dell’evento: la cura nell’esposizione e la scelta di manufatti antichi o di recente fattura ma che rispecchino, il più fedelmente possibile, i capi originali. Inoltre, il “Santu Bèrtulu” è orgoglioso di far capire quanto sia importante far ricerca e che la documentazione cartacea riporta molto spesso delle informazioni utili per confermare o ricostruire il passato dell’abbigliamento tradizionale.
L’associazione ossese ha voluto esporre al pubblico una variante del vestiario femminile di Ossi molto nota nel panorama folklorico isolano, caratterizzata da una lunga gonna interamente realizzata in velluto di seta operato, chiamato terziopelo. Tale capo poteva essere abbellito da passamanerie o applicazioni in seta o di perline vitree e paillettes nero su nero o bianche. Questo genere di “punnedda” stava ad indicare già dal primo ventennio del 900 uno stato sociale elevato.
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