La società condivide anche lo sfogo dell’allenatore dopo la partita contro l’Atalanta. Ma ora il tecnico ha l’obbligo di riscattarsi, a partire dalla Stella Rossa
Aggrappato alla Champions. Quella in corso, dove l’obiettivo è fare più strada possibile e conquistare gli ottavi senza passare dai playoff, e quella della prossima stagione, da centrare arrivando in campionato tra le prime quattro (o cinque, se l’Italia avrà un posto in più in base al ranking per nazioni dell’Uefa). Con i sogni scudetto spazzati via dalla mancanza di continuità di rendimento, Paulo Fonseca spera che la sua squadra finalmente si sblocchi e infili una serie di risultati che permetta ai tifosi rossoneri di pensare con fiducia al progetto varato la scorsa estate. L’attuale settimo posto in classifica (a pari merito con il Bologna) è deludente, su questo in via Aldo Rossi niente da eccepire, ma la fiducia nel tecnico portoghese è intatta. L’obiettivo è quello di andare avanti con lui almeno fino al termine della stagione perché la convinzione è che riuscirà a trovare la quadra. Ciò premesso, per il club centrare la qualificazione alla Champions 2025-26 è l’obiettivo minimo e non raggiungerlo renderebbe inevitabile il cambio del tecnico. Perché retrocedere dalla Champions all’Europa League o alla Conference League sarebbe una mazzata terribile per i ricavi e farebbe tornare il Diavolo all’era pre Pioli. Inaccettabile per le ambizioni della proprietà.
errori continui
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Rispetto alle prime giornate Hernandez e compagni sono cresciuti e hanno metabolizzato almeno in parte il calcio di Fonseca. Alcuni problemi, però, rimangono. Soprattutto quelli difensivi. Contro la Juventus e l’Empoli Maignan ha mantenuto la sua porta imbattuta, ma a Bergamo sono arrivate altre due reti al passivo. Soprattutto fuori casa i rossoneri imbarcano acqua da ogni parte: in cinque delle sette trasferte (contro Parma, Lazio, Fiorentina, Cagliari e Atalanta) la squadra ha incassato due o più gol. Per un totale di dodici sui sedici complessivi. Troppi non solo per sognare lo scudetto, ma anche per ambire a uno dei primi quattro posti finali. La media punti a incontro è un altro dato da tenere presente: quella del Milan è pari a 1,57, mentre nel 2023-24 l’Atalanta è arrivata quarta tenendo una media di 1,81. Fonseca ha trovato la coppia giusta di difensori centrali (Gabbia e Thiaw), ma dalla fasce arrivano troppi pericoli perché Emerson fatica in chiusura e Hernandez non è più lui. E poi ci sono i gol su calcio piazzato: la lacuna, evidente lo scorso anno, è tornata fuori a Cagliari e con l’Atalanta. Al netto delle proteste per l’1-0 di De Ketelaere che costeranno a Paulo il deferimento.
procedimento e telefono
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Le bordate di Fonseca contro l’arbitro La Penna non sono passate inosservate alla Procura federale che ieri ha provveduto ad acquisire i video delle varie interviste e domani mattina con ogni probabilità aprirà un procedimento. L’allenatore rischia una multa o una giornata di squalifica. La società è dalla sua parte e glielo ha ribadito anche ieri attraverso una telefonata. Paulo a caldo ha sottolineato il fallo a suo avviso commesso da CDK, saltato sulle spalle di Hernandez, ma è andato oltre spiegando che era stata l’intera direzione a condizionare il risultato. E’ stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso della sua pazienza visto che l’ex Lilla non era rimasto soddisfatto dell’arbitraggio neppure contro il Napoli, l’Udinese e l’Empoli. Fonseca non è alla ricerca di un alibi, ma è convinto che il Milan a Bergamo abbia disputato una buona gara e che avrebbe meritato il pareggio. Da qui la sua frustrazione, ieri ancora presente.
esami
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Resta il fatto che il Diavolo, partito con l’ambizione dichiarata di lottare per lo scudetto, è già a quota quattro sconfitte in quattordici giornate, addirittura sei contando il girone di Champions. Atalanta, Napoli e Inter sono lontanissime, ma anche la Lazio e la Fiorentina sono avanti. Rallenteranno? E’ la speranza di Fonseca per accorciare il passo, anche se tutto passa da un filotto di successi rossoneri. Finora non è stata superata quota tre affermazioni perché i ko di Firenze, il pareggio di Cagliari e la sconfitta di Bergamo hanno smorzato gli entusiasmi e tolto punti pesanti almeno quanto quelli lasciati a inizio torneo a Torino e Parma. La rosa ha qualche lacuna ed è troppo dipendente dalla vena di alcuni giocatori (Leao, tornato da un mese su buoni livelli, Theo, ancora in letargo, e Pulisic, il cui infortunio ha decretato il calo contro la Dea). Il lavoro fatto sul campo non è bastato e il Milan non è ancora una grande squadra. Senza una svolta anche la qualificazione alla prossima Champions e il futuro di Fonseca sono a rischio.
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