Intervista a un dirigente d’azienda che desidera rimanere anonimo sull’epidemia in Congo, Paese dove lavora.
Qual è la situazione attuale in Congo in relazione all’epidemia?
“La situazione sembra sotto controllo, almeno per quanto riguarda la sicurezza generale. Il governo congolese ha messo in sicurezza l’area colpita e sta lavorando per garantire che gli stranieri presenti nel Paese possano raggiungere la capitale Kinshasa in vista dell’imbarco per il rientro. Tuttavia, il contesto resta complesso, e ci sono ancora molte incognite”
Cosa si sa della malattia che ha colpito questa regione?
“Poco o nulla sul patogeno responsabile. Parliamo di un virus respiratorio che sembra causare gravi anemie, soprattutto tra bambini e ragazzi. Secondo le prime stime – e sottolineo che si tratta solo di stime – la mortalità si aggira intorno all’8% nella zona di diffusione. Ma è importante chiarire che la diagnosi non è ancora stata confermata, quindi è prematuro parlare con precisione di livelli di pericolosità. Lo apprendiamo da fonti locali”
Quali sono le difficoltà principali nel gestire questa emergenza sanitaria?
“La malattia si è diffusa in una delle aree più povere e isolate del Congo, la zona di Panzi, nella regione di Kwango. Gli abitanti locali soffrono di malnutrizione, sistemi immunitari compromessi e mancano di accesso a strutture sanitarie adeguate. Questo ovviamente aggrava l’impatto dell’epidemia. Inoltre, l’area è difficile da raggiungere, soprattutto nella stagione delle piogge, e c’è anche il rischio legato alla presenza di milizie armate attive nella regione, che vede pochi occidentali in loco che possano definire un quadro più preciso. Chi era nei pressi si è spostato nella capitale”
Quali sono i sintomi più comuni?
“Abbiamo appreso che i pazienti manifestano sintomi influenzali come febbre, mal di testa, tosse e difficoltà respiratorie, ma ciò che preoccupa di più è la grave anemia che accompagna il quadro clinico. Noi abbiamo lavorato negli ultimi 15 giorni da remoto e non ci siamo recati in ufficio.
Come stanno reagendo le autorità e la comunità internazionale?
“Il governo congolese ritiene che l’epidemia sia contenibile, vista la natura remota e scarsamente popolata dell’area interessata. Fanno comunicati ogni 5/6 ore. Tuttavia, l’Organizzazione mondiale della sanità è già sul campo con un team di esperti che sta collaborando con le autorità locali. Stanno distribuendo medicinali, kit diagnostici e raccogliendo campioni per determinare l’origine della malattia. Inoltre, sono in corso attività di sensibilizzazione della popolazione. Non ne sappiamo di più. Il kit è arrivato anche a noi”
Quali sono le sue preoccupazioni principali per il futuro?
“La mia principale preoccupazione è che, senza diagnosi certe e un sistema sanitario locale adeguato, il problema possa essere sottovalutato. Serve un intervento rapido per contenere l’epidemia e proteggere le fasce più vulnerabili della popolazione che sono la maggioranza. Inoltre, bisogna garantire la sicurezza di chi si trova sul territorio, sia locali che stranieri”.
Marco Pugliese
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