Se in assoluto la sponda comasca continua a macinare numeri più alti, l’exploit della crescita per flussi e spesa turistica (più 17%) spetta alla riva lecchese del Lario. La riscoperta dei luoghi dei Promessi Sposi
Borghi, castelli, ville, le montagne che si specchiano nell’acqua: in pochi minuti dai 1.300 metri dei Piani d’Erna, tra boschi e sentieri, a tuffi e tintarella nei lidi attrezzati. D’inverno si scia a Bobbio e Artavaggio, l’estate vive di sport all’aria aperta, con il trekking lungo il Sentiero del viandante. La riscoperta di quel ramo del lago descritto da Alessandro Manzoni. Se in assoluto la sponda comasca continua a macinare numeri più alti, l’exploit della crescita per flussi e spesa turistica (più 17%) spetta alla riva lecchese del Lario. Nei primi otto mesi dell’anno le due province hanno superato i quattro milioni di visitatori, più 6,22% per il paesaggio manzoniano. I punti di forza, tranquillità e natura. Pochi vip, molte famiglie.
Una giornata nel capoluogo, in questi giorni illuminato dalle proiezioni natalizie sui palazzi del centro, include: passeggiata sul lungolago, visita alle mostre al Palazzo delle Paure o alla Torre viscontea, la salita al campanile di San Nicolò, Pescarenico e i luoghi dei Promessi Sposi, in attesa che riapra la villa dello scrittore interessata da un intervento di restauro. E per una vista mozzafiato d’obbligo prendere la funivia che porta ai piedi del Resegone. «Siamo riusciti a destagionalizzare le proposte con un calendario di eventi anche in autunno e inverno. Perché venire a Lecco? Facile da raggiungere e il panorama è unico. Del resto se recentemente una giovane australiana che aveva trascorso un periodo di studio sul lago ha deciso di chiamare il figlio con il nome della città un motivo ci sarà», gongola l’assessore all’Attrattività territoriale, Giovanni Cattaneo, forte degli ultimi dati che indicano un aumento degli arrivi del 20%.
È la rivalsa della «sorella» povera in quel gioco affidato ai social che vede contrapposte Lecco e Como. Anche se il Lario è uno e si dimostra, nella sua interezza, un’attrazione mondiale. Non a caso i punti di maggior richiamo si affacciano sull’acqua. Villa Monastero a Varenna fa meglio della Pinacoteca Ambrosiana e delle ville Carlotta e Balbianello: 260 mila presenze lo scorso anno. Ma è nel borgo accanto che si trova l’attrazione con il gradimento più alto della Lombardia, seconda solo al Vittoriale di Gardone Riviera.
L’Orrido di Bellano è una gola naturale creata 15 milioni di anni fa dall’erosione del torrente Pioverna: gigantesche marmitte, tetri anfratti e suggestive spelonche. «Fino al 13 gennaio sarà impreziosito da colori e luci di Natale, a cui si aggiunge una proiezione all’interno della Ca’ del diavol — spiega il sindaco, Antonio Rusconi —. Quest’anno siamo già a oltre 75 mila visitatori, il 50% stranieri. Il risvolto della medaglia? Mancano i parcheggi». In generale, sono poche le strutture per l’accoglienza (qualcuno si è ingegnato trasformando in b&b, in alcuni casi abusivi, le imbarcazioni) e l’overtourism ha toccato anche il ramo lecchese. Virali sui social gli scatti che immortalano centinaia di turisti seduti sui binari della stazione di Varenna.
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