Roma, 9 dic. – “L’industria manifatturiera italiana vive uno dei momenti più complessi della sua storia recente e i dati del nostro Centro studi sul ricorso alla cassa integrazione parlano chiaro: il 20% l’ha usata in questi ultimi 6 mesi e il 26% intende usarla nel primo semestre 2025. Eppure, fuori delle aziende, sembra non preoccuparsene nessuno” Così Paolo Agnelli, industriale e presidente di Confimi Industria facendo il punto su una situazione critica che rischia di mettere in ginocchio uno dei settori chiave del sistema economico nazionale.
“Oggi fanno tanto rumore la crisi del comparto automotive e gli obiettivi del green deal, ma sono le immediate conseguenze di una politica industriale assente. L’Europa non è più un continente interessato all’industria, e non lo è da decenni ormai” fa presente il numero uno di Confimi Industria.
Agnelli rivolge quindi una serie di interrogativi: “E quindi perché premiare con bonus e incentivi l’ ex FIAT?” “Perché solo l’automotive?” “E tutti gli altri settori della manifattura in crisi?”
“Si dovrebbe parlare di prevenzione industriale e ascoltare chi fa questo mestiere da generazioni” ricorda Agnelli in riferimento a quelle criticità che Confimi Industria evidenzia da anni ma che sembrano interessare l’agenda politica solo a crisi avvenuta.
Un esempio? La bolla del caro-energia. Ma a soffocare la competitività delle imprese manifatturiere sono un insieme di fattori.
“I costi energetici rimangono insostenibili per le imprese. Non possiamo competere con i nostri concorrenti europei che godono di condizioni più favorevoli sia in termini di approvvigionamento che di agevolazioni fiscali sull’energia” sottolinea Agnelli.
Per non parlare della sicurezza informatica “circa il 64% delle pmi ha subito attacchi informatici negli ultimi tre anni, con eventi come il furto di dati e blocchi operativi” sottolinea amaramente Agnelli “La cybersecurity non può essere più solo un impegno aziendale”.
Problemi cui si aggiunge il peso della burocrazia anche in campo incentivi ricorda il presidente di Confimi Industria, “ogni imprenditore italiano deve fare i conti con procedure complesse e una macchina amministrativa lenta e inefficiente, che rallenta gli investimenti e limita le opportunità di sviluppo”.
“E poi ci sono le banche che preferiscono finanziare settori considerati a basso rischio, lasciando migliaia di aziende senza risorse. Rischiamo di perdere interi comparti produttivi” prosegue Agnelli “possibile che ci si è già dimenticati delle difficoltà delle catene di filiera post pandemia?”
“Non possiamo permettere che l’industria manifatturiera italiana sia schiacciata da problemi sistemici e dall’inerzia della politica europea”.
“Ci auguriamo che le consultazioni sul Libro Verde avviate dal MIMIT siano il primo reale passo verso la strutturazione di una visione strategica di lungo periodo e di un piano per rilanciare i settori che rappresentano l’eccellenza del Made in Italy. Serve un cambio di passo, e serve adesso.”
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