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Pnrr, politiche attive del lavoro e ritardi nell’attuazione #finsubito prestito immediato


Al 30 giugno scorso, solo il 3% dei fondi risultava speso e il 40% delle riforme era stato completato, secondo la relazione semestrale della Corte dei Conti

pnrrTra le riforme previste dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), quella dedicata alle politiche attive del lavoro si distingue per essere associata a un budget consistente di 5,5 miliardi di euro. Tuttavia, la sua realizzazione sembra essere tra le più in ritardo. Al 30 giugno scorso, solo il 3% dei fondi risultava speso e il 40% delle riforme era stato completato, secondo la relazione semestrale della Corte dei Conti. In termini numerici, questo si traduce in appena 165 milioni di euro utilizzati.

Cos’è il Piano Gol

Il cuore della missione è rappresentato dal Piano Gol (Garanzia per l’Occupabilità dei Lavoratori), inizialmente concepito prima del PNRR e successivamente integrato al suo interno. L’obiettivo principale di Gol è supportare i lavoratori più fragili, come disoccupati di lungo periodo, giovani Neet e donne, fornendo piani personalizzati di attivazione e formazione.

Ad oggi, quasi 2,6 milioni di persone sono state prese in carico attraverso colloqui e la sottoscrizione della Dichiarazione di Immediata Disponibilità (DID). L’obiettivo entro il 2025 è coinvolgere 3 milioni di individui, con almeno 800 mila inseriti in percorsi di formazione, di cui 300 mila focalizzati sulle competenze digitali.

Progressi e criticità

Nonostante alcune migliorie, il monitoraggio del Ministero del Lavoro rivela che solo il 46% dei partecipanti (1,2 milioni di persone) ha usufruito di almeno una politica attiva, come orientamento, formazione o tirocini. I tempi medi di attesa per accedere a questi servizi sono scesi drasticamente da 125 giorni a 12 giorni. Al 30 giugno, il 39% dei partecipanti (974 mila persone) risultava occupato, ma per una parte di loro il lavoro era già stato trovato prima dell’ingresso nel programma.

Gol classifica i beneficiari in quattro categorie in base alle necessità: reinserimento lavorativo (per i più facilmente collocabili), upskilling e reskilling (per aggiornare o acquisire nuove competenze), e lavoro e inclusione (per coloro che si trovano più lontani dal mercato del lavoro). La maggior parte dei partecipanti appartiene al primo gruppo, mentre solo il 3% si colloca nell’ultima fascia, che comprende individui con problematiche più complesse.

Le risorse e il loro utilizzo

I fondi del PNRR destinati a queste politiche attive sono suddivisi tra soggetti privati, come enti di formazione e agenzie per il lavoro, e centri per l’impiego pubblici, che ricevono risorse aggiuntive derivanti anche dai fondi inutilizzati del Reddito di cittadinanza. Al 30 giugno, la spesa complessiva per l’intera missione 5 del PNRR (che include Gol, i centri per l’impiego e il sistema duale formazione-lavoro) raggiungeva solo il 10% del totale disponibile, pari a 794 milioni di euro.

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Il motivo dei ritardi

Il sistema è complesso e coinvolge diversi attori. I fondi europei del PNRR, suddivisi dai governi italiani, devono essere gestiti a livello regionale, dove la formazione è materia di competenza esclusiva. Questo ha portato a una gestione frammentata, con ritardi nei bandi regionali e nella rendicontazione delle spese. Molti corsi di formazione, pur essendo stati completati, non risultano ancora pagati, rendicontati o inseriti nella piattaforma Regis del PNRR.

Il ruolo del Ministero del Lavoro e il divario regionale

Il Ministero del Lavoro ha il compito di coordinare le Regioni, ma non è chiaro quanto stia spingendo per accelerare l’attuazione di Gol. I dati mostrano significative disparità regionali: la Campania eccelle nell’organizzazione di corsi di formazione, probabilmente a causa dell’alto numero di beneficiari del Reddito di cittadinanza, mentre la Sicilia e la Sardegna sono tra le regioni più lente. Al contrario, regioni come Emilia-Romagna, Toscana e Lombardia risultano molto attive.

Prospettive future

Nonostante i ritardi, il 2025 rappresenta l’ultima opportunità per imprimere una svolta significativa. È fondamentale migliorare il coordinamento tra Stato e Regioni e accelerare la rendicontazione delle attività già svolte per sfruttare appieno le risorse disponibili e realizzare un impatto tangibile sul mercato del lavoro.



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