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Doppia fila in Messico. Volkswagen valuta di delocalizzare la Golf a Puebla, dove già si produce il Maggiolino #finsubito prestito immediato


Doppia fila a Puebla, nel più grande stabilimento di Volkswagen in Messico. Sul tavolo della crisi aziendale le opzioni sono tante, e tra queste ce n’è una che segnerebbe un altro passaggio simbolico della triste storia recente della casa di Wolfsburg. Secondo quanto fatto trapelare al quotidiano finanziario tedesco Handelsblatt, infatti, VW sta valutando la possibilità di delocalizzare la produzione dell’auto forse più rappresentativa del suo marchio nella città di Puebla, in Messico. La notizia non è stata commentata dal management aziendale, al centro di una bufera dopo l’annuncio di un piano lacrime e sangue, fatto di tagli salariali e chiusura di almeno tre fabbriche nel territorio della Repubblica Federale. Ma il segnale che arriva non è certamente incoraggiante perché la Golf è sempre stata prodotta interamente nel sito principale, dove sorge il quartier generale, a Wolfsburg.  Nel più grande stabilimento nel Paese nordamericano la VW ha prodotto per quasi quarant’anni l’auto di culto, il Maggiolino e ora la Golf potrebbe presto seguirla. L’azienda non ha voluto commentare la notizia mentre un portavoce del consiglio di fabbrica ha dichiarato di non voler commentare le speculazioni, che sono ben lontane da uno stato conclusivo.

L’opzione comunque è sul tavolo e offre un’altra angolazione sulla crisi che sta attraversando Volkswagen, e con esso tutto il settore dell’automotive dell’Unione Europea, alle prese con una debole domanda di veicoli e alti costi di produzione che stanno facendo perdere, mese dopo mese, competitività rispetto ai produttori extra Ue, cinesi in particolare. Il cancelliere federale tedesco ha affermato di voler affrontare di petto la crisi dell’auto, anche se la sua operatività è comunque limitata dalla crisi di Governo. Proprio oggi Olaf Scholz chiede ufficialmente il voto di fiducia al Bundestag presentando la richiesta alla presidente Bärbel Bas e dando il via così al procedimento che porterà alle elezioni anticipate a febbraio. Secondo la Legge fondamentale (la Costituzione tedesca) tra la presentazione formale della mozione di fiducia e il voto effettivo devono trascorrere almeno 48 ore. In questo caso la regola delle 48 ore è chiaramente rispettata, poiché il voto non è previsto prima di lunedì 16 dicembre. Con ogni probabilità il Cancelliere perderà la maggioranza assoluta di 367 voti e quindi verrà sfiduciato. Successivamente potrà proporre al presidente federale Frank-Walter Steinmeier lo scioglimento del Parlamento. Steinmeier dovrà decidere entro 21 giorni. Se sarà d’accordo, entro 60 giorni dovranno essere fissate nuove elezioni per il Bundestag. La data delle elezioni era già stata fissata per il 23 febbraio.

Fino ad allora Scholz, che spera in una riconferma a cancelliere, al momento piuttosto improbabile visto il tracollo di consensi della coalizione semaforo inclusi i socialdemocratici, proverà a giocarsi tutte le carte, a partire da quella di avanzare proposte per dare sollievo all’industria e alle famiglie. Per queste ultime ha proposto di ridurre l’Iva sui prodotti alimentari al 5%. “Ciò aiuterebbe molte persone che guadagnano poco e non rappresenterebbe un onere eccessivo per il bilancio federale”, ha dichiarato durante un’intervista a Ard. Attualmente l’aliquota Iva al 7% si applica agli alimenti di base come frutta, verdure, latte e latticini e prodotti da forno. L’aliquota Iva per i beni di lusso come il cioccolato o le bevande alcoliche è del 19% , così come per i cibi nei ristoranti. “Penso che ora sia importante fare qualcosa di molto gestibile che tutti notino quando si tratta delle loro necessità quotidiane, e si tratta di quello che devi pagare alla cassa del supermercato”, ha spiegato Scholz.

Ma il cancelliere uscente ha lanciato anche l’idea, insolita per Germania, di un bonus europeo per l’acquisto di automobili. Mossa chiaramente interessata dalla crisi del comparto, che in Germania genera valore ed è assurto a simbolo della manifattura domestica e dell’affidabilità made in Germany, ma che stona molto con l’orientamento finora avuto da Berlino nella condivisione di risorse, debiti e crediti a livello comunitario. “Abbiamo bisogno di incentivi per l’acquisto di auto elettriche – sotto forma di un bonus europeo o di un sostegno diretto alle auto elettriche prodotte in Germania”, ha scritto Scholz sui social network dopo una visita alla fabbrica Ford di Colonia. La politica economica è al centro della campagna per le elezioni parlamentari anticipate del 23 febbraio, in una Germania alle prese con un’economia fiacca e una messa in discussione del suo modello industriale, di cui l’industria automobilistica è un pilastro. Nella sua ricerca di risparmi di bilancio, il governo di Olaf Scholz ha interrotto bruscamente gli incentivi per l’acquisto di veicoli elettrici un anno fa, provocando un crollo delle vendite nel Paese e sconvolgendo la maggior parte dei produttori europei.

Ora che si torna al voto, e a Scholz serve recuperare voti, per il leader dell’Spd gli incentivi possono tornare. Dopo che i produttori hanno investito miliardi nelle auto elettriche, il governo deve fare “ciò che riteniamo necessario in termini di sostegno” per consolidare la transizione verso questa mobilità, ha dichiarato Scholz ai lavoratori dello stabilimento.”Vogliamo anche che tutta l’Europa faccia uno sforzo”, ha detto Scholz. A suo avviso, un premio di acquisto europeo sarebbe “naturalmente” la soluzione migliore. Un’altra possibilità sarebbe l’aiuto del governo tedesco, previa approvazione delle autorità europee, “concentrandosi su ciò che viene prodotto qui”, ha proseguito.

La crisi d’altronde riguarda tutti, non solo Volkswagen. La Ford, la cui sede europea si trova in Germania, ha recentemente annunciato un piano per tagliare 2.900 posti di lavoro nel Paese entro il 2027. Ma oltre alle difficoltà industriali le case europee si preparano ad affrontare anche regolamenti comunitari che diventano sempre più stringenti. “Volkswagen sta pensando di spostare la produzione delle Golf in Messico. Vi chiedete perché sta accadendo?”, ha detto il ministro italiano per le Imprese Adolfo Urso, durante un’audizione presso le Commissioni Attività produttive della Camera e Industria del Senato. “C’è un passaggio fondamentale del regolamento sulla CO2 che scatta il primo gennaio del prossimo anno, per questo sta collassando tutto” il mercato dell’auto europeo. “È stata imposta tra la follia di garantire una proporzione sempre crescente tra auto elettriche e auto endotermiche vendute dalla stessa casa nel mercato europeo”, dice Urso. “Per questo mandano in cassa integrazione, per non produrre e per non vendere auto endotermiche”.

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Secondo quanto previsto dal regolamento Ue sulle emissioni di CO2 dei nuovi veicoli, infatti, già nel 2025 l’emissione media delle auto immatricolate non dovrà essere superiore ai 94 grammi per chilometro. Nel 2023 la media era di 106 grammi ma di questo passo, con il rallentamento delle vendite di auto elettriche a causa degli alti costi e della debole domanda, l’obiettivo europeo rischia di essere clamorosamente mancato. E per chi sfora sono previste pesanti sanzioni, che nel complesso potrebbero pesare per oltre 15 miliardi di euro su un settore già fiaccato dalla crisi.

Per questo da Acea, l’associazione europea di settore, si è levato il grido di allarme: “L’Ue si sta sparando sui piedi, con le multe non si risolvono i problemi”, è stato il senso del messaggio lanciato dal presidente e Ceo di Renault Luca De Meo. A raccogliere l’appello dei costruttori è stato il Partito Popolare Europeo che ha approvato il ‘piano per salvare l’industria dell’automotive’ per chiedere a Bruxelles di rivedere il sistema delle multe previste dal 2025 per le case automobilistiche che non centrano i target intermedi di tagli delle emissioni. Nel documento il Ppe chiede anche di garantire un approccio “tecnologicamente neutrale” al traguardo finale del 2035 (che prevede lo stop ai nuovi veicoli a benzina e diesel), per consentire l’uso un mix di tecnologie più ampio rispetto al solo elettrico e idrogeno, tra cui biocarburanti ed e-fuels. Gli eurodeputati del gruppo chiedono alla Commissione Ue di “presentare il prima possibile una proposta per garantire flessibilità” all’automotive.



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