Siamo preoccupati. Tutti i progetti depositati da gennaio in poi non potranno più beneficiare del Superbonus: così la ricostruzione post terremoto rischia di fermarsi. Inoltre, serve un provvedimento normativo che assicuri a tutti i progetti depositati entro il 2024 di poter continuare a beneficiare degli incentivi fiscali.
Categorie datoriali, ordini professionali, imprenditori, sindacati e sindaci della provincia lanciano un appello alle istituzioni affinché sostengano la ricostruzione nell’area del cratere del sisma 2016. Il decreto “Taglia crediti” prevede infatti che i 330 milioni per il 2024 non saranno modificati né integrati da un nuovo plafond per i progetti presentati da inizio 2025.
“La nostra preoccupazione è fondata, il tema dell’accollo è spinoso e c’è incertezza sui profili contrattuali delle imprese e dei committenti, che hanno delle obbligazioni – spiega Gianni Niccolò, direttore di Confindustria –; l’altra questione è quella dello sviluppo. Col sisma del 1997 concepimmo uno strumento, il patto territoriale, che garantì contributi per le imprese che investirono in aree come Tolentino, San Severino e Caldarola. Col sisma 2016 avevamo realizzato una zona economica speciale per l’intero cratere; una soluzione sperimentale, che attraesse investimenti. A distanza di tempo vediamo difficoltà; servono politiche di investimenti, agevolative, la cui mancanza accentua lo spopolamento. La cabina di regia – chiude Niccolò – individua misure sartoriali che coniugano incentivi sugli investimenti e un sistema autorizzativo semplificato”.
Enrico Crucianelli, presidente dell’Associazione costruttori edili di Macerata, sottolinea: “Siamo preoccupati per il futuro della ricostruzione, con uno scenario normativo che la rallenterà sensibilmente. Noi proponiamo che, con la fine del Superbonus, ci sia un intervento normativo che permetta un aumento del contributo parametrico per evitare gli accolli alla popolazione. Altrimenti si rischia di disincentivare la ricostruzione, specie tra i proprietari delle seconde case”. Confindustria scrive che “l’indispensabile e atteso aggiornamento di questi contributi appare distante dalle legittime aspettative, risultando significativamente inferiore al necessario”.
Maurizio Bravi, di Confartigianato, evidenzia “la necessità di regole certe sui termini e l’adeguamento dei costi parametrici”, mentre Ndricin Popa, per Cna, si dice “preoccupato per la mancanza di garanzie e per la chiusura delle imprese locali, con l’edilizia come unico volano. Un sostegno sarebbe necessario anche per gli artigiani, che portano avanti le ricostruzioni più complesse”. David Brachetti, vicepresidente dell’Ordine degli ingegneri ricorda che “ci sono ancora 60 milioni di plafond del 2024. Chiediamo a Castelli che limiti gli accolli. Un progetto, per essere presentato, ha bisogno di tre o quattro mesi”.
“La normativa deve essere strutturale, non emergenziale – ha rimarcato il sindacalista Filca Giuseppe Quinzi –. Il superbonus ha inflazionato la materia prima, le aziende si sono dovute adeguare. Chiediamo misure chiare e incentivi alle aziende”.
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