A partire dal prossimo anno, grazie al nuovo codice Ateco (una combinazione alfanumerica che classifica le attività economiche per ogni categoria), i creators potranno veder riconosciuta la loro professione ai fini contributivi e previdenziali. Dunque, come accade per tutti i lavori, pagheranno le tasse che, negli anni, serviranno anche a costruire la pensione.
Una pensione che questi lavoratori (spesso giovanissimi) inizieranno a pagare “sin dal primo giorno di attività”, spiega a Wired Antonio Pone, direttore generale vicario dell’Inps. Secondo lui, la norma “proporrà uno schema chiaro a cui i content creators potranno allinearsi progressivamente” in maniera autonoma o attraverso l’aiuto dei loro commercialisti.
Tra categorie previdenziali
In effetti, fino ad ora, non si sapeva bene dove collocare content creators e influencer nel mondo del lavoro. L’Inps ipotizza quindi l’inserimento di queste figure in tre categorie di inquadramento previdenziale: la cosiddetta gestione separata (quella che finanzia la pensione per i lavoratori autonomi e a partita iva) per chi svolge autonomamente la libera professione; la gestione commercianti (dedicata ai “titolari di un’impresa nel settore del commercio, terziario e turismo”) per gli influencer che svolgono attività d’impresa; oppure l’inquadramento nel regime destinato ai lavoratori dello spettacolo.
Come spiega a Wired l’influencer e vicepresidente di Aidcd Mauri Valente, la bozza rappresenta innanzitutto “un importante riconoscimento dell’influencer come lavoratore a tutti gli effetti, e aiuta a distinguere tra chi fa il content creator di professione e chi no”. Inoltre, risolve un’incertezza che per troppo tempo ha coinvolto anche i commercialisti: “prima, consigliavano a tutti di aprire la partita iva”. In questo modo, però, i nuovi lavoratori si trovavano con tanti codici Ateco diversi, assegnati in base alla “sensibilità” del commercialista stesso. Questa cosa impediva ai creatori di essere riconosciuti come una categoria ben definita.
La nuova bozza di circolare può servire anche ad aiutare le famiglie dei minorenni più famosi del web. “Troppi genitori non sanno cosa fare se il figlio adolescente diventa virale su Tiktok e si ritrova con le agenzie che gli propongono contratti”, dice Valente. In questo modo, le famiglie (che dovranno comunque continuare ad autorizzare eventuali proposte di remunerazione) sapranno che il ragazzo svolge un lavoro riconosciuto, per il quale pagherà le tasse.
Al momento non è stato reso noto l’intero contenuto della bozza. Stando a quanto dichiarato da Antonio Pone, però, “il documento sarà presto inviato al ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. Contiamo di pubblicare le nuove norme entro la fine dell’anno o, al massimo, entro il 6 gennaio 2025”. Il consiglio per content creator e commercialisti, dunque, è di tenere d’occhio i siti del ministero e dell’Inps a partire dalle vacanze di Natale.
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