‘Svendita totale’, ‘Cessata Attività’, ‘Cedesi attività’: questo, che sembra una litania, è il messaggio che ricorre sempre più spesso sulle vetrine dei negozi cremonesi, iniziata già da prima del covid ma che negli ultimi mesi ha preso un’accelerazione sempre maggiore, svelando una crisi del commercio che è iniziata nelle vie più esterne ma che mese dopo mese, in modo concentrico, si è insinuata sempre più nelle vie più centrali e più prestigiose dello shopping: da Corso Garibaldi (leggi qui)a Corso Campi (leggi qui)e Corso Mazzini (leggi qui), via san Tomaso e poi fin dentro via Mercatello.
Sulle cause di questa morìa si è detto molto, ma per capire meglio il fenomeno abbiamo deciso di parlare direttamente con i titolari delle attività per capire come mai si arriva alla decisione drastica di abbassare la saracinesca e mettere la parola fine alla loro attività, magari dopo decenni di duro lavoro.
Di sicuro la diffusione dei centri e delle gallerie commerciali non aiutano i negozi di prossimità, lo sappiamo da sempre e non serve certo fare grandi analisi. Piuttosto dovremmo chiederci perchè la gente preferisce spendere i proprio soldi nelle gallerie dei grandi supermercati piuttosto che in centro e così emergono tutta una serie di criticità che le piazze commerciali risolvono o superano.
Prezzi: molto probabilmente i prezzi dei negozi del centro sono più alti per tutta una serie di motivi. In primis le attività storiche non hanno alle spalle dei gruppi multinazionali che le sostengono, ma devono far fronte alle spese sempre più alte del personale e degli affitti con i proventi delle loro vendite e necessariamente ciò si ribalta sul prezzo al consumatore finale. Inoltre la qualità della merce molto spesso è superiore a quella delle catene dei centri commerciali, così come l’assistenza sia durante che dopo la vendita in caso di problemi: “se un cliente riscontra un problema, sa che tornando da me trova assistenza perchè faccio questo lavoro da anni e non ho mai mandato via un cliente che non fosse soddisfatto del servizio” o ancora “se serve stringere un pantalone o accorciare un orlo o sistemare una cerniera, noi facciamo naturalmente anche questo servizio”. C’è anche chi negli anni si è ingegnato a fare le consegne a domicilio: “molte clienti anziane mi chiedono se posso portargli la merce direttamente a casa e noi naturalmente le accontentiamo”.
Potere d’acquisto: direttamente legato al tema dei prezzi è quello del potere di acquisto e qui la voce è una per tutti: “non ci sono più soldi che girano, la gente è in difficoltà e sono sempre di più quelli che entrano e, dopo avere visto i prezzi, salutano e se ne vanno”.
Comodità: e qui si apre il capitolo dei parcheggi e della sicurezza. “In questo periodo le luci vengono accese alle 17.00, ma c’è già buio e la gente non esce. Già dopo le 16.00 non si vede quasi più nessuno in giro“, e a questo si aggiunge che “ci sono zone davvero buie, senza nemmeno una luminaria accesa”, anche nelle zone adiacenti al centro, dove tra gli altri problemi, il principale è che è praticamente impossibile trovare parcheggio e se si ha la fortuna di trovare un ‘buco’ dove lasciare l’auto, lo si paga a caro prezzo: “per esempio con l’ultimo cantiere in piazza Lodi si sono persi almeno 6 stalli e già non ce n’erano tantissimi. Gli altri sono tutti piuttosto distanti e cari. A Crema hanno ridotto gli orari di pagamento dei parcheggi nel periodo natalizio anche per favorire lo shopping”.
Aggregazione: i giovani in centro spesso latitano o si sentono poco al sicuro, quindi spesso si ritrovano nelle piazze dei centri commerciali dove trovano tutte le categorie merceologiche a disposizione, i cinema, le piazze del food dove passare i pomeriggi sia col caldo estivo che col freddo o la pioggia in inverno. Una sorta di paese dei balocchi luccicante che offre un forte richiamo per i più giovani.
Si apre poi il capitolo dell’online, che negli ultimi anni ha assestato un forte colpo al commercio di prossimità, vuoi perchè la varietà offerta è estremamente ampia, vuoi perchè a volte i prezzi possono essere più interessanti, ma soprattutto anche in questo caso, per la comodità di ricevere il pacco direttamente sulla porta di casa, senza doversi muovere. “E’ una concorrenza forte, è innegabile. In effetti ci abbiamo pensato anche noi di sfruttare questo canale, ma per farlo serve almeno un persona dedicata che lo segua e sarebbe comunque difficile da realizzare“; qualcun’altro invece si ingegna comunque con il digitale, “sfruttiamo per esempio whattsap e mandiamo foto e spiegazioni ai clienti che ci chiedono informazioni sui prodotti, ma restiamo sempre nella cerchia dei clienti fidelizzati”.
Qualcuno quindi, fatti due conti e le dovute valutazioni, si ritrova costretto a programmare la chiusura e predisporre vendite e sconti speciali per svuotare il negozio prima di abbassare la saracinesca: “dopo 60 anni ho deciso di dire stop sia perchè ormai è giunto il momento di riposarmi, sia perchè non è più conveniente andare avanti” o anche “negli ultimi anni l’attività non è andata come pensavamo, i tempi sono cambiati e quindi abbiamo deciso a malincuore di chiudere”.
Manca poi il sostegno all’imprenditorialità: c’è anche chi non vuole rassegnarsi a chiudere l’attività definitivamente e per questo espone il cartello ‘cedesi attività’: “mi spiacerebbe chiudere, non voglio arrivare lì, perciò vado avanti ancora finchè non trovo qualcuno disposto a subentrare e portare avanti il negozio. Spero di riuscirci. Purtoppo però il sistema non aiuta i giovani imprenditori a fare questo passo, anzi spesso li disincentiva. Quando ho iniziato io erano le banche che venivano a cercarti per proporti finanziamenti ed aiutarti a far crescere l’attività. Prova ora ad andare a chiedere un mutuo e vedi cosa ti chiedono in cambio”.
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