La «privatizzazione delle ferrovie non è il nostro progetto». Così dichiara l’ad e dg di Ferrovie dello stato, Stefano Donnarumma alla presentazione del Piano industriale del gruppo. Ma è solo una scelta linguistica. «La nostra idea – ha spiegato l’ad -, prevede un modello di finanziamento in logica Rab per la messa in sicurezza degli investimenti attraverso l’autofinanziamento con eventuale apertura al capitale di terzi e la riduzione del fabbisogno di finanziamenti pubblici».
Tuttavia spetterà al ministero dell’Economia e a quello dei Trasporti decidere il modello da adottare. Donnarumma aveva fatto l’esempio di Cassa Depositi e Prestiti salvo poi specificare che «può anche esserci anche la decisione dello Stato di creare un fondo pubblico, la cosa importante è che non devono avere la natura di un investimento pubblico».
Per il resto il piano prevede investimenti di circa 100 miliardi in 5 anni, il rafforzamento della «resilienza della rete», il miglioramento della qualità del servizio, della mobilità sostenibile e della puntualità dei treni. Altri obiettivi: l’estensione delle linee ferroviarie ad Alta Velocità, l’espansione internazionale e la riduzione del 5% dei costi operativi.
Durante la presentazione Salvini è tornato sull’ipotesi di separare Anas da Fs. L’opposizione ha contestato la scelta di annunciare alla stampa il piano senza condividerlo con il Parlamento. «Salvini non ama il confronto e insegue solo palcoscenici», ha detto il dem Casu mentre la senatrice di Iv, Paita ha chiesto all’ad e al vicepremier di riferire alla Camere. Anche per la Filt Cgil un piano industriale tanto «ambizioso» deve «essere oggetto di confronto con i sindacati».
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