Negli ultimi due anni l’imbarcazione umanitaria ha subito quattro sanzioni da parte delle autorità italiane, per un totale di 160 giorni in cui è stata sottoposta a fermo amministrativo
La nave di ricerca e soccorso di Medici senza frontiere Geo Barents, lascia il Mediterraneo centrale «per colpa di leggi assurde e insensate». Negli ultimi due anni l’imbarcazione umanitaria ha subito quattro sanzioni da parte delle autorità italiane, per un totale di 160 giorni in cui è stata sottoposta a fermo amministrativo «per aver semplicemente adempiuto al dovere di salvare vite in mare», fa sapere l’organizzazione non governativa. «La prassi di assegnare porti lontani, spesso al nord, per lo sbarco delle persone soccorse in mare – spiega Msf – ha ulteriormente minato la capacità della Geo Barents di soccorrere vite e di essere presente dove è più necessario». Dall’entrata in vigore del decreto Piantedosi del 2023 al suo inasprimento del dicembre di quest’anno, la nave ha infatti trascorso «metà dell’anno navigando da e verso porti lontani invece di assistere le persone in difficoltà».
Anche il “decreto Flussi”, voluto dal governo Meloni e approvato in via definita al Senato il 4 dicembre scorso, mira ad ostacolare il lavoro delle navi umanitarie nel Mediterraneo con sanzioni, lunghi fermi amministrativi e multe più salate, fino alla confisca dei mezzi. «Invece di utilizzare la capacità di soccorso, le autorità italiane ne hanno minato l’operatività. Le leggi e le politiche italiane esprimono un vero e proprio disprezzo per le vite delle persone», afferma Margot Bernard, coordinatrice del progetto di Msf. A giugno dello scorso anno, ad esempio, le autorità hanno ordinato alla Geo Barents, che può ospitare fino a 600 persone a bordo, di dirigersi a La Spezia, in Liguria, – a più di mille chilometri di distanza – per sbarcare 13 persone migranti, sopravvissute a un naufragio, nonostante la disponibilità di porti molto più vicini.
Le operazioni nel Mediterraneo
Da giugno del 2021 la nave umanitaria ha salvato 12.675 persone in 190 operazioni. La decisione di sospendere le operazioni in mare è però temporanea, assicura Msf. «Torneremo il prima possibile per salvare vite nel Mediterraneo centrale», dove oltre 31mila persone sono morte o disperse dal 2014. L’ultimo naufragio è avvenuto pochi giorni fa, a dieci miglia da Lampedusa, e che è costato la vita a 44 persone provenienti dalla Tunisia. L’unica sopravvissuta, Yasmine, una bambina di 11 anni della Sierra Leone, è stata salvata proprio da una nave umanitaria di una ong tedesca. «Torneremo per testimoniare e denunciare le violazioni commesse contro le persone migranti dall’Italia, gli stati membri dell’Unione europea a altri attori», conclude Juan Matias Gil, capomissione di Msf per la ricerca e il soccorso in mare.
Foto copertina: MEDICI SENZA FRONTIERE | Un salvataggio della Geo Barents nel Mediterraneo centrale
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