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Il gioielliere sequestrato e chiuso nel bagagliaio dell’auto #finsubito richiedi mutuo fino 100%


Sassari Sequestrato alle 23.20 nelle campagne di Sorso. Liberato dopo meno di due ore, o meglio, abbandonato dai tre banditi nel quartiere di Santa Maria di Pisa a Sassari. Giovanni Antonio Serra, 68 anni, gioielliere, benestante ma non certo ricco, era già diventato un peso insostenibile per i malviventi che avevano cercato di rapinarlo nella sua casa e poi, non riuscendo ad aprire la cassaforte, l’avevano portato via lasciando legati la moglie e il figlio. Le mani bloccate con un filo di nylon, le bocche tappate con lo scotch, la moglie Anna Antonia Camedda, 65 anni, e il figlio Damiano di 28 anni sono comunque riusciti a liberarsi e a dare l’allarme poco prima di mezzanotte. Era il 6 marzo 2012.

I due si sono messi a urlare attirando l’attenzione di un vicino che ha avvertito subito le forze dell’ordine. In quel momento Giovanni Antonio Serra, titolare fino a pochi mesi prima di un laboratorio orafo a Sassari in viale Porto Torres, non era molto lontano da dove era stato rapito, una villa a Li Buttangari, vicino alla chiesa campestre di San Michele e alla strada Buddi Buddi.

I tre banditi – armati di pistole, mascherati, «ben vestiti», secondo la descrizione dei Serra – si erano impossessati della Opel Vectra del gioielliere, lo avevano caricato su e si erano diretti verso Sassari. Alla fine, verso l’una, la decisione di liberarsi di Giovanni Antonio Serra per non incappare, in assenza di un vero piano di fuga, in uno dei tanti posti di blocco disposti dalle forze dell’ordine non appena era scattato l’allarme antisequestri disposto dalla Dda di Cagliari. Si sono fermati all’angolo tra via Paganini e via Donizetti, nel quartiere di Santa Maria di Pisa, hanno lasciato il gioielliere nel bagagliaio e sono fuggiti, non si sa se a piedi o a bordo dell’auto di un complice. Serra si è agitato, ha battuto i pugni, ha urlato, qualcuno l’ha sentito e ha chiamato la polizia. Una volante è arrivata, ha liberato Giovanni Antonio Serra e l’ha portato in questura per raccogliere subito da lui informazioni utili a individuare i banditi. Tre, tutti italiani, secondo quanto avevano raccontato la moglie e il figlio. 



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