La persona al centro di tutto, per costruire una vita migliore anche dopo una caduta. È il senso dell’incontro organizzato dall’Ambito sociale XIX di Fermo con la Caritas, ‘La parola ai detenuti’, per raccontare le iniziative editoriali organizzate all’interno delle case di reclusione delle Marche, con il supporto dell’Ordine dei giornalisti e della Regione.
All’auditorium San Filippo sono arrivati gli studenti dell’istituto Montani e del liceo delle scienze umane, con i docenti Giacomo Maroni e Marina D’Aprile, per l’istituto Tarantelli di Sant’Elpidio a Mare la docente Domitilla Nucci, legati al carcere di Fermo da progetti di legalità e di conoscenza, proprio per combattere lo stigma e il pregiudizio che accompagna chi ha vissuto un’esperienza di carcerazione.
La direttrice della casa circondariale di Fermo, Serena Stoico, ha spiegato: “Non è la prima volta che parlo con gli studenti, anche grazie al giornale gestito in carcere dai detenuti, è un dialogo essenziale per ragionare su un percorso che deve essere sì di contenimento ma anche di recupero. Non è un caso se praticamente tutti i suicidi che avvengono in detenzione si registrano all’inizio o alla fine del percorso, quando si perde la speranza. Il compito nostro è di costruire un’alternativa, una possibile vita diversa che fa bene anche a noi che siamo fuori e che, come recita la nostra bellissima e limpida Costituzione, abbiamo il dovere di provare a recuperare”.
In prossimità delle feste di Natale il carcere sta mettendo a punto una serie di appuntamenti che serviranno per rendere meno difficili i giorni di festa per chi è lontano dai propri cari, una testimonianza forte l’hanno offerta Angelo, uscito da 5 mesi, e Jamal che è ancora detenuto: “In questi giorni staremmo già pensando ai giorni di festa, per capire cosa cucinare, cosa condividere, anche tra persone di religione diversa. Riprendere in mano la propria vita è difficile, ritrovare il filo dell’esistenza, il lavoro, l’abitudine ad un letto morbido, a quella cosa preziosa e fragile che è la libertà è qualcosa di complicato e alla fine bellissimo”.
Giorgio Magnanelli, del giornale del carcere di Fossombrone Mondo a Quadretti, ha sottolineato: “L’incontro con le scuole è fondamentale per far capire ai ragazzi quanto i pensieri legati al carcere siano spesso frutto di pregiudizio. Nei miei anni di lavoro con i detenuti ho incontrato poeti veri, talenti fortissimi, ho avuto poesie e pensieri che hanno fatto bene anche a noi che li abbiamo raccolti”.
Per L’Eco del Marino, nel carcere di Ascoli, ha portato la sua testimonianza Paola Pieragostini, il vescovo emerito Monsignor Armando Trasarti ha ricordato a tutti che ci vuole uno sguardo carico di umanità, per persone che hanno sbagliato ma che hanno il diritto ad una seconda possibilità: “Le pagine di un giornale sono fondamentali per dire le cose come stanno, per andare alla radice dei problemi, per far capire che a volte chi diventa cattivo lo fa perché non ha mai conosciuto la tenerezza”.
Edgardo Bisceglie, vice direttore della Caritas di Molfetta, ha portato la testimonianza dei progetti che nel suo territorio si portano avanti, per provare a recuperare i giovani tentati dalla mafia e dalle scorciatoie. Le conclusioni al prefetto Edoardo D’Alascio che ha ribadito l’importanza della dignità di ogni persona, di provare a cambiare il percorso di chi sbaglia e che ha sempre tempo per voltare pagina.
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