In arrivo una “glaciazione demografica” in Sardegna: nei prossimi vent’anni si perderanno 277mila cittadini in età lavorativa e quasi 80mila giovani sotto i 35 anni. È questo il quadro preoccupante emerso dal dossier presentato oggi a Cagliari durante l’assemblea Gìgenerale di Confartigianato Sardegna, dove è stato illustrato il rapporto “Giovani, imprese e lavoro. Le evidenze per la Sardegna”. I dati, forniti dall’Ufficio studi di Confartigianato imprese, rivelano una previsione di drastico calo demografico, che avrà pesanti ripercussioni sull’economia e sulla produzione dell’isola. L’analisi è stata presentata dal presidente nazionale dei Giovani
imprenditori di Confartigianato, Riccardo Porta, che ne ha discusso con il vicepresidente nazionale di Confartigianato Imprese, Fabio Mereu, e con il presidente regionale di Confartigianato Sardegna, Giacomo Meloni, di fronte a un’ampia platea di imprenditori artigiani provenienti da tutta l’Isola.
Calo della popolazione attiva e dei giovani: un allarme per l’economia sarda
Secondo lo studio, la popolazione in età lavorativa (20-64 anni) subirà una riduzione del 30%, passando dai 922mila residenti del 2024 ai 645mila del 2044, con una perdita di oltre 277mila persone. Ancora più drammatico è il calo previsto per i giovani tra i 15 e i 35 anni, destinati a diminuire di quasi 80mila unità, passando dagli attuali 288mila a poco più di 208mila nel 2044.
Il rischio di un crollo economico
Il calo della popolazione in età lavorativa è paragonabile all’85,6% degli attuali occupati in tutte le imprese della Sardegna e supera l’intera forza lavoro delle micro e piccole imprese. L’isola, secondo l’analisi, sarà la regione italiana maggiormente colpita da questo fenomeno, con un tasso di decrescita quasi doppio rispetto alla media nazionale.
Le difficoltà delle imprese giovanili
Durante il dibattito, è emerso anche il quadro delle imprese giovanili sarde, che ogni anno vedono la nascita di circa 1.000 nuove attività. Attualmente, si contano 13.700 imprese giovanili nell’isola, pari all’8% del totale delle aziende registrate, ma il passaggio generazionale rimane critico: solo il 7,7% delle attività ha visto un passaggio di gestione tra il 2016 e il 2022, e quasi esclusivamente all’interno delle famiglie. Anche il tasso di occupazione giovanile, sebbene in leggero aumento (+1,7% dal 2019), continua a essere tra i più bassi d’Italia.
L’importanza di investire sui giovani e sull’artigianato
Riccardo Porta, presidente nazionale dei Giovani imprenditori di Confartigianato, ha lanciato un appello a invertire la rotta: “Questi dati ci pongono di fronte a un bivio: accettare una catastrofe demografica o reagire puntando sui giovani e sul potenziale delle imprese artigiane. L’artigianato può essere un baluardo di identità culturale e coesione sociale, soprattutto nelle comunità più fragili”. Secondo Porta, per frenare l’emorragia demografica è necessario rendere l’artigianato più attrattivo per i giovani, promuovendo programmi di formazione, tirocini e apprendistati, e integrando l’innovazione tecnologica nelle attività tradizionali.
Un futuro demografico incerto
Senza interventi concreti e tempestivi, il rischio è che la Sardegna si trasformi in una “terra di opportunità perdute”, come sottolineato da Porta. Le proposte includono incentivi pubblici per il passaggio generazionale, agevolazioni fiscali e un maggiore sostegno al credito per i giovani imprenditori. Solo così si potrà garantire un futuro più stabile alle comunità locali e all’economia dell’isola.
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