Vale poco più di mezzo miliardo di euro il nuovo contributo che il governo si appresta a chiedere alle banche con la prossima manovra sui conti pubblici. Un emendamento dell’esecutivo presentato al ddl bilancio all’esame del Parlamento abbassa dal 65% al 54% la quota di deducibilità, oggi fissata all’80%, delle svalutazioni e perdite su crediti delle banche.
Secondo la relazione tecnica, l’abbassamento dall’80% al 65% di questo sgravio avrebbe comportato, per il 2025, un maggior gettito pari a 695 milioni, in virtù della base imponibile più ampia. Ne consegue che l’ulteriore riduzione di 11 punti, che farebbe calare l’abbattimento fiscale al 54%, genera un ulteriore incasso per lo Stato, in termini di Ires (imposta sulle società) pari a 510 milioni. Il contributo totale a carico del settore bancario, per il prossimo anno, sale, pertanto, a 1 miliardo e 205 milioni.
È quanto segnala il Centro studi di Unimpresa che ha realizzato prime stime e simulazioni sull’emendamento del governo alla legge di bilancio, in particolare per quanto riguarda la norma relativa alla fiscalità delle banche.
Più nel dettaglio, la misura che il governo intende modificare è il comma 5 dell’articolo 3 della “manovra”. In particolare, si stabilisce che, nella determinazione della base imponibile Ires (imposta sul reddito delle società) per il periodo d’imposta in corso al 31 dicembre 2025, le perdite fiscali pregresse (articolo 84 del Tuir, testo unico delle imposte sui redditi) e le eccedenze di Ace formatesi fino al periodo d’imposta in corso al 31 dicembre 2023 (articolo 1, comma 4, del decreto-legge n. 201 del 2011) possano essere scomputate nei limiti del 65% del maggior reddito imponibile determinato, per il medesimo periodo d’imposta, quale conseguenza dei differimenti introdotti.
«Accogliamo con favore la norma introdotta dal Governo che prevede un’Ires premiale per le imprese virtuose, finanziata attraverso un maggiore contributo fiscale delle banche. Si tratta di una misura che va nella giusta direzione, incentivando la crescita e la competitività delle aziende, soprattutto in un momento cruciale per il rilancio economico del nostro Paese. Questo intervento riconosce il ruolo strategico delle imprese nel creare occupazione e innovazione, premiando chi reinveste utili in sviluppo, digitalizzazione e sostenibilità. È una scelta che Unimpresa sostiene convintamente, in quanto mira a valorizzare il tessuto produttivo nazionale, favorendo chi punta sul futuro e sulla crescita di lungo periodo. Apprezziamo anche l’idea di finanziare questa misura attraverso un contributo maggiore da parte del settore bancario, che in questi anni ha beneficiato di un contesto favorevole grazie ai tassi di interesse elevati. È un segnale di equilibrio e di responsabilità, che permette di redistribuire risorse a beneficio del sistema produttivo senza penalizzare eccessivamente le imprese. Ribadiamo l’importanza di un dialogo costante tra istituzioni e parti sociali per calibrare al meglio queste misure, così da garantire il massimo impatto positivo sull’economia. Auspichiamo che questa norma possa rappresentare il primo passo di una strategia più ampia, volta a ridurre ulteriormente la pressione fiscale complessiva sulle imprese italiane, in particolare sulle piccole e medie, che costituiscono la spina dorsale del nostro sistema economico. Siamo pronti a collaborare col governo per monitorare l’applicazione di questa misura e proporre eventuali miglioramenti, con l’obiettivo di sostenere la competitività e il benessere del Paese» commenta il consigliere nazionale di Unimpresa, Manlio La Duca.
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