La manovra si avvia al rush finale e non risparmia colpi di scena alla commissione Bilancio della Camera che auspica di chiudere i lavori nel weekend. Nelle ultime, concitate giornate prima dell’ok dell’Aula atteso la prossima settimana, spunta una modifica che farebbe salire lo stipendio dei ministri non parlamentari, equiparandolo a quello dei colleghi che hanno anche un seggio in Parlamento. Un trattamento che sarebbe esteso a sottosegretari e viceministri. E sempre in tema stipendi degli onorevoli, ritorna la cosiddetta norma anti-Renzi, ma più rigida di quella inizialmente prevista da un emendamento di FdI: invece di un tetto ai maxi-compensi dei politici percepiti all’estero, arriva proprio un divieto tout court di incarichi retribuiti fuori dall’Ue.
Dopo la prima parte di emendamenti dei relatori che hanno portato, tra le altre cose, ad uno sconto sulle multe per le quote latte, proseguono le modifiche messe a punto anche dal governo. Tra le novità, la norma che porta allo stesso livello gli stipendi di ministri, viceministri e sottosegretari non parlamentari, con quelli dei colleghi eletti. Un bel boost per i primi, visto che finora percepivano ‘solo’ lo stipendio base di circa 5mila euro, più circa 3.500 euro per le spese forfettarie che saltano se si resta fuori Roma più di 15 giorni al mese. Un vincolo che invece i parlamentari non hanno e che ora verrà esteso ai rappresentanti del governo. Inoltre, si vedranno attribuire anche le stesse agevolazioni sui viaggi.
In un altro emendamento arriva invece il divieto di incarichi retribuiti fuori dall’Ue per i componenti di governo e i parlamentari, europarlamentari e governatori. Una previsione che comporta, in caso di inosservanza, il versamento delle somme percepite all’Erario e, in caso questo non avvenga, una multa di pari importo. Protesta Italia Viva: «L’emendamento proposto contro Matteo Renzi, dal vago sapore sovietico, dà il segno della aggressione ad personam che addirittura il presidente del Senato consigliava di evitare», fanno sapere fonti del partito dell’ex premier.
Mentre la manovra cambia, arrivano i dati del concordato biennale preventivo che si è chiuso ieri. Non più così attesi, però, visto che il gettito non servirà a finanziare la riduzione dell’Irpef per le classi medie, come deciso dai leader della maggioranza. In ogni caso le risorse non sarebbero bastate: il bilancio, tracciato dai commercialisti, parla di «meno di 750.000 adesioni» complessive che lo fanno definire senza mezzi termini «un flop» dal presidente dell’Unione dei giovani commercialisti ed esperti contabili, Francesco Cataldi.
Il gettito definitivo non sarà, infatti, molto superiore alla stima di 1,3 miliardi circolata al termine della prima scadenza, a fine ottobre, quando avevano aderito in 522mila. Tra le novità in arrivo nella manovra, il sottosegretario al Mef, Federico Freni, conferma il prelievo sulle scommesse online che potrebbe destinare fondi alle infrastrutture sportive, ad esempio per ristrutturare gli stadi. C’è l’attesa semplificazione dell’utilizzo dei fondi di Transizione 5.0, una modifica che ha già l’ok della Ue, e la proroga dell’operatività del fondo di garanzia per le Pmi dal primo gennaio 2025, con criteri più ampi per definire le “small mid cap” che finora erano escluse dalle agevolazioni.
Sale di 50 centesimi, a partire da aprile 2025, l’addizionale comunale sui diritti di imbarco dei passeggeri per voli extra-Ue. Una misura che riguarda i sei scali italiani con un traffico superiore a 10 milioni di passeggeri l’anno e che vedrebbe un incremento di gettito stimato in 5,33 milioni per il 2025 e 8 milioni per il 2026. I fondi verranno destinati dai Comuni per opere di sviluppo ed edilizia urbana e infrastrutture. Cambia infine, come annunciato, la garanzia del Fondo mutui per chi compra la prima casa: è concessa «esclusivamente» e non più «prioritariamente» alle giovani coppie o ai nuclei familiari monogenitoriali con figli minori, o a chi vive nelle case popolari, o ai giovani sotto i 36 anni.
(Unioneonline)
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