Dal 1 gennaio 2025 la Naspi, o assegno di disoccupazione, verrà esteso anche a chi si dimette volontariamente dal posto di lavoro. Un emendamento alla manovra depositato ieri dai relatori introduce una nuova casistica tra quelle di accesso alla Naspi, ovvero chi ha presentato dimissioni volontarie dal proprio posto di lavoro a tempo indeterminato. Deve però avere almeno 13 settimane di contribuzione. Un altro emendamento depositato equipara il personale medico dell’Inail a quello del Servizio sanitario nazionale, autorizzando una spesa di 960mila euro annui a partire dal 2025.
La manovra continua a cambiare con gli emendamenti dei relatori e del governo che accolgono parte dei rilievi arrivati negli ultimi mesi, e riscrivono completamente alcune delle norme tra cui quella sui revisori del Mef nelle società che accedono a contributi statali, che escono del tutto di scena.
L’approdo in Aula, previsto per lunedì, è quindi slittato a mercoledì 18: il presidente della commissione Bilancio della Camera, Giuseppe Mangialavori, ha comunicato al termine della riunione della commissione di ieri che i lavori riprenderanno all’inizio della prossima settimana. Il vicepremier Tajani ha garantito che “la manovra finanziaria sarà approvata nei tempi previsti” e che “è normale che ci sia un dibattito articolato in Parlamento. Ed è giusto che sia così”.
Sulla web tax vincono i dubbi delle piccole imprese sul pagare una tassa che, come sostenevano, le avrebbe penalizzate molto rispetto alle aziende non digitali o più grandi. Con la modifica del governo, si applicherà solo alle grandi realtà, con ricavi sopra i 750 milioni di euro.
Cambia definizione anche la tassa sulle plusvalenze realizzate dalla vendita di criptovalute, che scende al 26% nel 2025 (nella manovra era al 42%), e poi salirà al 33% dal 2026. Sparisce però la soglia di 2.000 euro, ovvero si applicherà a tutte le transazioni, anche piccole.
Sempre in tema di tasse, cala l’Ires per alcune imprese. Il governo ha proposto di abbattere l’aliquota di 4 punti percentuali per chi accantona in una riserva almeno l’80% degli utili e ne reinveste il 30% per acquistare beni strumentali nuovi, destinati a strutture produttive in Italia. Gli investimenti non dovranno essere inferiori a 20.000 euro e bisogna rispettare anche dei paletti occupazionali, tra cui l’assunzione a tempo indeterminato dell’1% di lavoratori in più.
Per favorire le imprese, soprattutto al Sud, viene anche aumentato, da 1,6 a 2,2 miliardi, il credito d’imposta per investimenti nella Zona economica speciale (Zes) del Mezzogiorno.
Sempre per spingere il lavoro c’è anche la mini-decontribuzione per il Sud, con sgravi fino al 25%, il fondo da 70 milioni di euro per il finanziamento delle partecipazioni dei lavoratori alla gestione e ai risultati di impresa, la flat tax per gli straordinari degli infermieri. E non ci sarà la riduzione del turn over per le forze di polizia e i vigili del fuoco, i ricercatori universitari, oltre al rinvio di un anno della riduzione del personale amministrativo della scuola.
Novità anche sul fronte famiglie, soprattutto le più svantaggiate: un ‘Fondo dote famiglia’ da 30 milioni di euro rimborserà le spese per lo sport o le attività extra scolastiche per i figli tra i 6 e 14 anni dei nuclei con Isee sotto i 15mila euro. Un bonus da 100 euro, doppio per chi ha redditi sotto i 20 mila euro, aiuterà invece nell’acquisto di elettrodomestici.
Tra le misure pensate per fare cassa, c’è il nuovo contributo richiesto alle banche attraverso la riduzione ulteriore (dal 65% al 54%) della quota di deduzione delle svalutazioni e perdite su crediti. In sostanza, si allarga la base imponibile degli istituti di credito e dunque aumenta il gettito per lo Stato. Dovrebbe portare ad entrate aggiuntive tra i 400 e i 500 milioni di euro.
C’è poi l’aumento delle tasse su giochi e scommesse: 25.5% sui giochi di carte o bingo a distanza, 20.5% per le scommesse sportive dal vivo, 24.5% online.
E l’aumento delle tasse d’imbarco che salgono di 50 centesimi per i voli extra Ue.
Cambia infine anche una norma che aveva da subito sollevato un’ondata di critiche e dubbi: quella sui controllori del Mef nelle società che ricevono contributi statali. La modifica in arrivo esclude la presenza di rappresentanti del ministero dell’Economia nel collegio dei revisori dei conti, ma vara una stretta sui controlli per quelle che percepiscono contributi statali oltre il 50% del fatturato.
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