di Giovanni M.
Milano, A.D. 2024.
Segreta, avvolta nella leggera nebbiolina invernale di questi periodi, la città meneghina è pronta all’ulteriore cementata che in 140 “illuminati” (per fortuna) stanno cercando di fermare. Il fulcro di quest’ulteriore ménage à trois è colui che presidia Palazzo Marino dal 2016: un personaggio che con la sua “istituzionalità” e savoir faire, volteggiava dalla Commissione “Expo” a trazione Moratti fino all’entrata, subito dopo la stessa esposizione internazionale, nella stanza dei bottoni della città “traino” (?) prima come “indipendente” di csx, poi con i Verdi e poi ancora come indipendente.
Forse marchiarsi dei “verdi” è stata un’iperbole per lui: definirsi tale, era proprio uno scollamento dalla realtà troppo evidente.
Tralasciando i continui laterizi che continuano no-stop a invadere la città, è curioso come le varie giunte abbiano sempre gestito la città come se fossimo nel Medioevo: per loro, al di fuori della cerchia dei Navigli, non esiste nulla.
Come ogni società pre-illuminista che si rispetti, bisogna, pur in questo caso essendo l’attuale gestione di centro-sinistra, dividere la città, diversamente dalle altre metropoli simili in Nord Europa, in strati: Centro, le nuove “periferie” a cui – cambiandole il nome – fanno lievitare i prezzi su ogni fronte – pur non cambiando le condizioni sociali e architettoniche – e le periferie estreme (insomma, re – clero/nobiltà – terzo e Quarto Oggiaro o stato).
L’interno di quello che rimane delle porte della città è sempre stato presidiato dalle élite a cui, al solo pensiero di raggiungere il tratto Piazza della Repubblica a Piazza Cavour – in linea d’aria – 1 km, le articolazioni s’infiammano (motivo per cui, molte volte, serve l’auto). Sono quelli che, come diceva Frankie – Hi Nrg – MC, “Benpensano”. Quelli che “cane non mangia cane” e anziché prendere decisioni che vadano a migliorare la qualità dell’aria o attivare politiche ambientali proattive, trovano sempre inghippi o raggiri “ad interim” lasciando trapelare come sempre che non è il colore politico che fa la differenza, ma i fatti.
Sono quelli che etichettano “Isola”, una zona che fino a qualche anno prima viveva tra prostituzione e case di ringhiera fatiscenti e che ora, con l’arrivo di questa nuova nomea, è stata dedicata a qualche fondo arabo facendo nettamente esplodere i costi delle case nelle zone circostanti.
Stessa cosa che è successa alla zona adiacente a Via Padova e Turro trasformata in “NoLo” (acronimo di North of Loreto) solo per far lievitare i prezzi delle case in una zona dove non è consigliabile camminarci da soli di sera.
Quelli che per non volere queste imponenti costruzioni a casa loro, pensano bene a farle in periferia dove, nel nulla, si ergono queste nuove zone residenziali nate con buoni propositi e che poi, non si sa come, diventano delle sòle pazzesche. Un esempio è il nuovo quartiere “Merlata”: nato come “quartiere a piedi” (la prima fermata della metropolitana è circa 1 km e mezzo), vanta un centro commerciale che – durante l’inaugurazione e a seguire – ha fatto sì che coloro che hanno comprato lì un immobile già stava pensando a rivenderlo tanta era la gente che ha letteralmente invaso il tranquillo quartiere. In men che non si dica, Merlata ha cambiato già il suo “concept”…
Tutto questo avviene mentre le vecchie periferie sprofondano sempre più nel baratro come Quarto Oggiaro, Baggio o Quartiere Comasina o le vie adiacenti a via Paravia (zona San Siro) che sono sempre più emarginate, mal messe. Eppure qualche giornalista diceva che c’è sempre una sorta di avversione verso Milano perché è “la prima della classe”: siete ancora sicuri di questo?
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