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Bioenergie in Italia, un potenziale di 11,2 Mtep per la decarbonizzazione sostenibile #finsubito richiedi prestito immediato


Le bioenergie rappresentano un’importante opportunità per supportare il processo di decarbonizzazione in Italia, ma il loro contributo può risultare davvero efficace solo se impiegate in modo sostenibile e mirato nei settori dove mancano alternative valide. Questo è il messaggio centrale emerso dal report “Il ruolo delle bioenergie nella strategia di decarbonizzazione nazionale”, realizzato da Greenhouse Gas Management Institute Italia (Ghgmi-I) per il Wwf Italia.

L’analisi del Wwf sul ruolo delle bioenergie

Lo studio offre un’analisi approfondita del ruolo che le bioenergie possono giocare nelle strategie di decarbonizzazione italiane, esaminando le principali filiere tecnologiche coinvolte e le materie prime previste per la loro produzione. Le bioenergie, che comprendono tecnologie capaci di trasformare biomasse (organismi viventi come piante o animali) in energia o in vettori energetici (come combustibili e carburanti), vengono considerate dagli organismi internazionali, tra cui Ipcc, Iea e Irena, una risorsa chiave per raggiungere l’obiettivo di emissioni nette pari a zero entro il 2050.

Nonostante il loro potenziale, il rapporto sottolinea che le bioenergie comportano anche rischi significativi se non vengono gestite con attenzione. Tra questi, la concorrenza con l’agricoltura per l’uso dei terreni, l’aumento del consumo di risorse idriche, e gli impatti negativi su ecosistemi e cambiamenti nell’uso del suolo. Secondo l’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura, il rischio cresce ulteriormente con la produzione su scala industriale, che potrebbe incentivare la diffusione di monocolture dedicate, con conseguenti problemi di deforestazione ed erosione del suolo.

L’importanza di un uso mirato delle bioenergie

Il report mette in evidenza che le bioenergie devono essere utilizzate in modo selettivo per ottenere il massimo beneficio ambientale ed economico. Biogas e biometano, ad esempio, possono rappresentare una soluzione valida per le attività difficili da decarbonizzare con altre tecnologie, come quelle legate alla produzione di cemento, acciaio, ceramica e altri settori energivori. Al contrario, l’utilizzo massiccio di biocarburanti liquidi nei trasporti presenta criticità: molti di essi, infatti, offrono un vantaggio limitato o nullo in termini di riduzione delle emissioni rispetto ai carburanti fossili tradizionali.

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L’utilizzo delle bioenergie in Italia è cresciuto costantemente negli ultimi decenni, raggiungendo i 11,2 Mtep nel 2021. Tuttavia, per valorizzare questo trend, è necessario garantire che le filiere siano trasparenti, certificate e realmente sostenibili. In particolare, il report invita a concentrare gli sforzi sulle biomasse residue provenienti da agricoltura, allevamenti e industria agroalimentare, evitando l’uso di colture dedicate che potrebbero compromettere risorse naturali e territori.

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Un aspetto fondamentale per lo sviluppo delle bioenergie in Italia è rappresentato dal ruolo delle istituzioni. Il report sottolinea l’urgenza di una governance coordinata, che includa Ministero dell’Ambiente (Mase), Ministero dell’Agricoltura (Masaf), Ispra, Crea e Istat, per raccogliere dati affidabili e sviluppare strategie coerenti. Inoltre, è necessaria una revisione degli attuali sistemi di incentivi, che oggi favoriscono prevalentemente l’uso del biometano nei trasporti, mentre sarebbe più utile destinarli ai settori più difficili da elettrificare.

Le bioenergie, un alleato per la transizione energetica, ma con attenzione ai rischi ambientali

Le bioenergie rappresentano una risorsa cruciale per il futuro del sistema energetico globale, grazie alla loro capacità di produrre energia o vettori energetici, come combustibili e carburanti, a partire dalle biomasse. Le biomasse comprendono organismi viventi, come piante e animali, che possono essere trasformati in energia attraverso tecnologie dedicate. Questa possibilità ha attirato l’attenzione delle principali organizzazioni internazionali che si occupano di clima ed energia, tra cui l’Ipcc, l’Iea e l’Irena, che riconoscono nelle bioenergie un ruolo essenziale per raggiungere l’obiettivo di emissioni nette pari a zero entro il 2050.

Le strategie per la decarbonizzazione promosse dall’Unione europea puntano significativamente sull’impiego delle bioenergie. Questo orientamento riflette la volontà di ridurre l’impronta ecologica dei sistemi energetici e di favorire una transizione verso modelli sostenibili. Tuttavia, un uso non controllato e poco pianificato delle bioenergie potrebbe comportare gravi rischi ambientali e sociali, compromettendo i benefici attesi.

I rischi di un uso indiscriminato

Uno dei principali problemi riguarda la competizione per l’uso del suolo tra la produzione di biomasse energetiche e la produzione alimentare o la silvicoltura. Questa competizione può limitare l’accesso alle risorse necessarie per garantire la sicurezza alimentare globale e mettere sotto pressione i sistemi naturali. Inoltre, un incremento della produzione di biomasse su larga scala rischia di comportare un maggiore sfruttamento delle risorse idriche, con effetti negativi sugli ecosistemi locali e globali.

Secondo l’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (Iucn), il problema diventa ancora più evidente quando la produzione di biomasse è destinata a scopi industriali. In questo scenario, si osserva un aumento delle monocolture dedicate su larga scala, che contribuiscono alla perdita di biodiversità, all’erosione del suolo e a cambiamenti significativi nell’uso del suolo. Questi effetti sono aggravati dal rischio di deforestazione, un problema già critico per molti ecosistemi globali.

Biocarburanti, un’alternativa limitata per la transizione energetica nei trasporti

I biocarburanti liquidi sono spesso considerati una possibile soluzione per ridurre l’uso dei combustibili fossili, ma il loro impatto ambientale e geopolitico solleva importanti dubbi. Ecco i principali limiti emersi:

  • I biocarburanti liquidi non possono essere considerati una soluzione completa per sostituire i combustibili fossili nel settore dei trasporti;
  • L’analisi del ciclo di vita dimostra che la maggior parte dei biocarburanti oggi disponibili sul mercato europeo, derivati da colture agricole, offre benefici marginali o nulli sul bilancio delle emissioni di gas serra, rispetto a benzina e diesel;
  • L’aumento dei consumi di biocarburanti sta accrescendo la dipendenza dell’Unione europea da paesi extra-Ue, in particolare dalla Cina, per la fornitura di materie prime;
  • I biocarburanti non risolvono i problemi legati alla sovranità energetica, rappresentando una scelta geopoliticamente rischiosa.

Decarbonizzazione e biogas, opportunità e sfide per l’Italia

La transizione energetica necessita di strategie diversificate e mirate, con un focus sui veicoli elettrici e sull’uso sostenibile del biogas. Ecco i principali punti emersi nel report del Wwf:

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  • Trasporto su strada: i veicoli elettrici a batteria rappresentano l’unica soluzione realistica per una profonda decarbonizzazione entro i tempi stabiliti dagli obiettivi di Parigi;
  • Biogas e biometano: questi combustibili sono fondamentali per le attività industriali difficili da decarbonizzare, come quelle legate a chimica, cemento, acciaio, carta, ceramica e vetro, dove la riduzione delle emissioni di gas serra è più complessa;
  • Produzione nazionale: in Italia, l’uso di biomasse, biogas e bioliquidi è aumentato costantemente, raggiungendo 11,2 Mtep nel 2021;
  • Proiezioni al 2030: si prevede che la produzione di biometano da biomasse residue possa arrivare a 3 miliardi di m³, senza avere impatti negativi significativi sull’ambiente o sull’uso del suolo;
  • Preoccupazioni ambientali: l’utilizzo di colture a rotazione o dedicate potrebbe influire negativamente sulla disponibilità di acqua, causare erosione del suolo e deteriorare i territori.

Biomasse e decarbonizzazione, il ruolo strategico delle istituzioni

Per garantire che le biomasse possano efficacemente contribuire alla decarbonizzazione, è essenziale un impegno istituzionale e una pianificazione mirata. Prima di tutto, è fondamentale raccogliere dati e statistiche sull’uso energetico delle biomasse, poiché queste informazioni sono cruciali per l’attuazione della direttiva Ets e del regolamento Effort Sharing. Inoltre, sono necessarie per la predisposizione dei piani integrati per l’energia e il clima, come previsto dal regolamento sulla governance energetica.

Lo sforzo per ottenere questi dati, spiega il Wwf, dovrebbe coinvolgere vari organismi, tra cui il Ministero dell’Ambiente (Mase), il Ministero per l’Agricoltura (Masaf), l’Ispra, il Crea e l’Istat.

Inoltre, è necessaria una revisione del sistema di incentivi esistente, che attualmente favorisce il blending del biometano con il gas naturale e il suo utilizzo prevalente nel settore dei trasporti. Una riforma in questo ambito è cruciale per indirizzare correttamente gli incentivi verso usi più strategici e sostenibili.

Le sfide della transizione energetica, la gestione delle bioenergie

Mariagrazia Midulla, responsabile Clima ed Energia del Wwf Italia, sottolinea che i principali ostacoli alla transizione energetica giusta sono la mancanza di governance e l’incapacità di sviluppare una visione generale per sottrarsi agli interessi particolari. Le bioenergie possono essere sostenibili, ma la loro quantità è molto inferiore a quanto spesso si sostiene, e non sono una soluzione per usare massicciamente la mobilità su ruote o per sostituire il metano negli edifici e nei servizi. Attualmente, le bioenergie sono sprecate, o meglio, utilizzate per ritardare l’elettrificazione dei trasporti e l’uso del gas domestico.

È necessario pianificare l’utilizzo delle bioenergie per settori energivori e per il trasporto marittimo e aereo. Se si continuano a perseguire obiettivi irrealistici, oltre a danneggiare la biodiversità e le foreste, a rimetterci sarà anche l’economia del Paese, che rischia di restare indietro nella transizione energetica.

 



 

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